Source: lanuovaecologia.it
Legambiente ha lanciato un appello per sostenere l’affermazione in tutta Italia di un modello di sviluppo agricolo sostenibile. Il documento, sottoscritto da un nutrito gruppo di ricercatori e docenti universitari nonché da esperti e addetti ai lavori, è un modo per rispondere con la forza delle idee e del rigore scientifico a chi accusa l’agroecologia di inquinare più dell’agricoltura convenzionale – poiché farebbe uso di pesticidi e di rame – come ha fatto a più riprese la senatrice a vita e docente all’Università Statale di Milano Elena Cattaneo. Un tentativo denigratorio osteggiato, tra gli altri, da Giovanni Dinelli, professore ordinario all’Università degli studi di Bologna nel Dipartimento di scienze e tecnologie agro-alimentari.
Perché ha firmato l’appello di Legambiente?
Trovo le motivazioni di chi denigra il modello dell’agricoltura biologica e dell’agroecologia assurde. Il biologico è scientificamente riconosciuto come un metodo di produzione agricola con un impatto ambientale nettamente inferiore rispetto a quello convenzionale industriale. La produzione di derrate alimentari è un sistema che non può più reggere.
Perché?
È realistico credere in una conversione integrale dell’agricoltura al modello biologico?
Forse non tutta l’agricoltura potrà diventare biologica, ma la strada deve essere questa. Il biologico di certo non potrà mai registrare gli stessi livelli di produzione di quella convenzionale, ma la domanda che dobbiamo porci oggi è “quanta energia abbiamo e quanta ne possiamo spendere per produrre un prodotto agricolo?”. L’agricoltura biologico e l’agroecologia possono dare risposte sostenibili a questa domanda. Quella industriale no.
Articolo tratto dal mensile La Nuova Ecologia marzo 2019
Source: lanuovaecologia.it
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