L’ignorante non è mai consapevole della propria incompetenza. È sbruffone, si crede esperto e sopravvaluta le proprie capacità con scintillante orgoglio: crede di sapere tutto. Al contrario, le persone intelligenti indugiano di più, sono insicure, hanno uno sguardo più umile, comprendono che, in questo mondo, non si può dare niente per scontato.
Bertrand Russell una volta disse che il problema in questa vita è che gli stupidi sono sempre sicuri di loro stessi, mentre le persone brillanti sono piene di dubbi. In qualche modo, questo spiegherebbe perché non sono sempre i più preparati o i più intelligenti a riscuotere maggiore successo. Gran parte dei posti di maggiore responsabilità e importanza della nostra società sono, in media, occupati dai più inetti, da profili poco capaci, ma dotati di capacità manageriali.
“L’ignoranza genera fiducia più spesso della conoscenza.”
-Charles Darwin-
In un documentario prodotto dalla BBC, intitolato The problem with smart people (Il problema delle persone intelligenti) si metteva in evidenza un fatto sorprendente. Se la mediocrità caratterizza coloro che ottengono successo nella nostra società è perché questi confidano pienamente nella loro conoscenza limitata e sanno “venderla”. L’ignorante è un guru quando si tratta di farsi notare. Nel mondo imprenditoriale moderno siamo tutti obbligati, in qualche modo, a renderci promotori di noi stessi e, di fatto, basta dare un rapido sguardo ai curricula su LinkedIn per vedere in quanti profili appare la dicitura “Esperto di…”
Le persone più intelligenti, da parte loro, non si sentono a proprio agio a parlare di sé. Non si percepiscono come esperte, mancano della ferma determinazione dell’ignorante e si soffermano più su quello che non sanno che su quello che padroneggiano con abilità da vendere.
Nel 2012 McArthur Wheeler aveva pianificato il colpo della sua vita, che prevedeva la rapina della banca di Pittsburgh. Per riuscirci, aveva una formula magica: succo di limone. Quando giunse nell’edificio con la sua grande borsa, determinato a prendere tutto i soldi della cassaforte, qualcosa andò storto. Aveva la polizia alle calcagna. Il giovane Wheeler non riusciva a capacitarsene, era arrabbiato, quasi indignato. Ma com’è possibile se sono invisibile!, ripeteva a oltranza.
La storia di questo statunitense fece subito il giro del mondo. McArthur Wheeler aveva la ferma convinzione che, rovesciandosi addosso del succo di limone, sarebbe stato invisibile e, di conseguenza, avrebbe potuto concludere la sua impresa. Errol Morris, il giornalista che trattò la notizia e lo intervistò, non poté fare a meno di provare estrema ammirazione per la ferrea convinzione di quell’uomo. Oltre alla presenza di un qualche disturbo psicologico, ciò che caratterizzava quello sventurato ladro era la sua sicurezza personale, la sua fermezza.
La sua stupidità, diceva il giornalista, lo proteggeva dalla consapevolezza della sua stessa stupidità. Questa curiosa storia traccia il profilo del cosiddetto effetto Dunning-Kruger. Un tratto cognitivo per il quale alcune persone con scarsa abilità cognitiva mostrano di avere un senso di superiorità illusorio, considerandosi addirittura più intelligenti degli altri. Inoltre, nonostante traggano conclusioni erronee e prendano decisioni sfortunate, la loro incompetenza li priva della capacità metacognitiva di rendersene conto.
Le persone intelligenti indugiano di più, in qualsiasi cosa, in tutto ciò che le riguarda, che le circonda, in tutto ciò che accade, in ciò che gli altri dicono e persino in quello che pensano. Questa caratteristica che, inizialmente, può condurle ad acquisire conoscenze più solide è anche un grande svantaggio. Costerà loro molto di più prendere una decisione. E tutti sappiamo che viviamo in una realtà dove predomina la capacità di reagire, dove non si concede spazio al pensiero riflessivo, dove è necessario passare dall’analisi all’azione nel giro di un secondo.
Lo stesso Charles Darwin ne parlò nel suo libro L’origine dell’uomo e la selezione sessuale. Si lamentava del fatto che i suoi contemporanei pretendevano delle risposte rapide a tutte le domande sollevate dalle sue teorie. La conoscenza richiede tempo e minuziosità, diceva in sua difesa. La verità non si scopre in un giorno o due, a volte è necessaria una vita intera.
Tuttavia, e questo lo sappiamo bene, al giorno d’oggi non possiamo aspettare una vita intera per affermarci, per migliorare professionalmente; conosciamo tutti persone brillanti che non hanno ancora raggiunto le loro mete. Casi addirittura drammatici dove profili eccezionali si vedono relegati alle spalle di individui chiaramente inetti. Vediamo, pertanto, quali strategie o approcci dovrebbero adottare per avanzare.
Sappiamo che le persone intelligenti indugiano di più… ma allora: qual è la chiave giusta? Forse smettere di indugiare? Per niente, si tratta solo di rimettere a fuoco la propria percezione.
Per concludere, la perseveranza e la determinazione si ergono come migliori alleate di queste persone intelligenti che non hanno ancora trovato il loro spazio per crescere e realizzarsi. Aggiungiamo un pizzico di sagacia e avremo la combinazione perfetta per trionfare sulla mediocrità, per svettare su questo opportunismo carente di autentico talento.
Source: lamenteemeravigliosa.it
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