Il 9 ottobre era la Giornata Internazionale della Salute Mentale, un tema purtroppo ancora non semplice da affrontare, non solo nel nostro Paese. In parte perché è allacciato a uno stigma vecchio di secoli, e in parte perché, non trattandosi di qualcosa di fisico, viene spesso confuso con un generico “lamentarsi”, “fare storie”, “essere strani”. In questi ultimi anni la consapevolezza è cresciuta, grazie anche a internet e a una nuova cultura pop più impegnata e attenta al reale, ma un rischio sussiste, e cioè quello di sdoganare un uso superficiale, quando non addirittura errato, della terminologia legata alla psicologia e alla salute mentale.
I professionisti del settore sono i primi a fare ammenda, e questo luglio 5 psicologi di 5 diverse università americane hanno stilato un compendio di ben 50 termini che spesso vengono utilizzati in modo improprio, o scambiati con altri termini erroneamente considerati sinonimi. Non solo psicopatologie specifiche, ma anche parole di uso quotidiano, apparentemente semplici. Riportarle tutte sarebbe impensabile (il testo completo è consultabile online), ma ecco quelle che personalmente trovo più interessanti, e che con un filo di attenzione in più potremmo utilizzare in modo più corretto e responsabile.
Nonostante siano spesso usate come sinonimi, ansia e paura sono condizioni diverse, elaborate nei due emisferi opposti del cervello (rispettivamente sinistro e destro). L’ansia si presenta in situazioni di minaccia ambigua, potenzialmente evitabile, che tende a durare anche una volta sparita la minaccia stessa. La paura, al contrario, si manifesta davanti a una minaccia evidente, non evitabile, e tende a sparire con essa.
Nel parlato raramente facciamo differenza tra i due termini, ma in psicologia l’invidia è quella tra 2 persone, la gelosia invece riguarda 3 o più persone. Un esempio fornito nel documento chiarifica tutto: se un nostro collega vince il Premio Nobel, lo invidiamo; se viene invitato fuori a cena da un vincitore del Premio Nobel, ne siamo gelosi. Un altro modo per dirlo è che l’invidia è qualcosa che proviamo verso i tratti di un’altra persone che vorremmo per noi (“vorrei avere l’intelligenza di mia sorella”), mentre la gelosia è la paura di perdere qualcosa a causa di quei tratti, come accade per esempio nelle relazioni (“mia sorella è più intelligente di me, mamma e papà la preferiranno a me e mi trascureranno”).
Entriamo nel campo delle psicopatologie. “Antisociale” non è un modo per dire “molto asociale”, sono due cose profondamente diverse. Il Disturbo Antisociale di Personalità è diagnosticato secondo criteri specifici dettati nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali e riguarda individui che agiscono contro gli altri, tenendo una condotta irresponsabile, pericolosa e/o illegale. Gli asociali, invece, evitano cronicamente il contatto con gli altri. Ecco perché, quando diamo per scontato che un individuo pericoloso debba essere per forza un solitario, ci sbagliamo.
In questo caso, la differenza è ben chiara ai professionisti, molto meno alla fiction, che confonde puntualmente le due cose. La Schizofrenia è una condizione in cui si verificano cambiamenti repentini netti delle funzioni cognitive, emotive, linguistiche, motivazionali e via dicendo. Al contrario, il Disturbo Dissociativo dell’Identità (termine più corretto per definire le “personalità multiple”) si verifica nel momento in cui la mente gestisce simultaneamente più “stati di personalità”.
La scrittrice che è in me odia fare la cosa dell’asterisco, ma in questo caso era d’obbligo.
Anche se ormai la differenza è ben nota tra le persone attente alle questioni sociali e di genere, per molte altre invece i due termini sono ancora equivalenti, quindi definiamoli nel modo più rapido e semplice possibile (per quanto sia difficile semplificare un argomento così vasto, come d’altronde erano anche gli altri menzionati). Una persona transgender si riconosce in un’identità di genere differente da quella del sesso biologico ricevuto alla nascita, e questo non cambia dalla sua decisione di sottoporsi o meno a operazioni di plastica genitale. I/le travestit*, invece, indossano abitualmente abiti solitamente associati all’appartenenza al sesso biologico opposto, senza che questo implichi per forza una disforia di genere. Il termine travestit*, comunque, è ora considerato negativo e sorpassato, e sta venendo soppiantato da cross-dresser.
Infine, due termini correlati tra loro, ma che non sono sinonimi. Sono definiti ossessivi i pensieri, i comportamenti e gli impulsi indesiderati e ripetuti, mentre sono compulsivi i pensieri, i comportamenti e gli impulsi che si generano in risposta all’ossessione, allo scopo di controllare o minimizzare l’ansia che ne deriva. La compulsione è spesso vissuta dalla persona come qualcosa di estraneo da sé, di inspiegabile o addirittura assurdo.
Source: freedamedia.it