Sarebbe ingenuo credere che le nuove tecnologie non alterino il cervello. I computer e tutti i cosiddetti “dispositivi intelligenti” sono, come indica il loro stesso nome, prolungamenti di diverse funzioni del cervello umano. Sono progettati proprio per facilitare il lavoro delle nostre funzioni cerebrali superiori.
Il nostro approccio massivo nei confronti delle nuove tecnologie ha cambiato il nostro modo di pensare quando realizziamo molte attività e, ovviamente, anche il modo in cui le eseguiamo. Come l’Homo sapiens sapiens imparò a usare le mani in nuovi modi e questo determinò dei cambiamenti nel suo cervello, al giorno d’oggi avviene lo stesso in funzione di come realizziamo i compiti.
Fino al momento attuale non esiste nessuno studio che evidenzi cambiamenti radicali. Si tratta solo di piccole modifiche che, tuttavia, sono state introdotte rapidamente e in grandi quantità. Dove ci porterà tutto questo? Non lo sappiamo ancora. Ciò che sappiamo è che abbiamo perso alcune doti e ne abbiamo sviluppate altre.
“La tecnologia è nulla. Quello che è davvero importante è l’avere fede nelle persone, che loro siano sostanzialmente capaci e intelligenti, e che se gli fornisci degli strumenti, loro saranno in grado di fare cose fantastiche”.
Dalla memoria alla ricerca: un effetto delle nuove tecnologie
Fino a prima della comparsa delle nuove tecnologie utilizzavamo molto di più la memoria poiché, nonostante avessimo la possibilità di scrivere, non avevamo accesso alle informazioni con la stessa facilità di oggi. Ci aiutavamo con gli appunti, le rubriche telefoniche o dei trucchetti tramite i quali memorizzare dati che avevamo bisogno di tenere a portata di mano.
Con l’irruzione delle nuove tecnologie, la memoria ha cominciato a perdere importanza. Per prima cosa, perché il volume di dati che circolano in rete è schiacciante. Non vi è memoria che sostenga l’esposizione a tanta informazione in modo continuativo, dunque è cambiata. Adesso selezioniamo in modo più rigido i dati da memorizzare. Per lo stesso motivo, la memoria umana non è più buona come prima o almeno non ci affidiamo molto a essa. In media ovviamente, vi sono sempre delle eccezioni.
In cambio, abbiamo sviluppato migliori capacità di ricerca delle informazioni. I primi incontri con le nuove tecnologie causavano sconcerto, molti non sapevano da dove cominciare a cercare le risposte alle domande che si facevano. Questa difficoltà è una cosa superata, adesso abbiamo molta più destrezza nella ricerca di dati e nel valutarne in fretta la validità.
I videogiochi e la visione periferica
Non sono poche le fonti che associano i videogiochi a comportamenti compulsivi, che affermano che apportano poco alla nostra persona e possono persino farci ammalare. Si dice anche che contribuiscano a far perdere la nozione della realtà e che servono solo ad alienarci.
Nonostante tutto ciò sia vero in situazioni estreme, lo è anche che i videogiochi possono essere un interessante esercizio per la nostra mente. Con essi, per esempio, soprattutto se di guerra, possiamo migliorare l’acutezza della nostra percezione visiva.
Il sistema visivo conta su un fuoco centrale, che permette di fissare lo sguardo su qualcosa ed esaminarne tutti i dettagli. Allo stesso tempo, vi è un’altra zona chiamata “periferica” che capta parzialmente alcuni dettagli dell’ambiente. Con i videogiochi di guerra o combattimento siamo obbligati ad avere un fuoco dell’attenzione molto più ampio, dato che i nemici possono sbucare da ogni angolo.
I dispositivi mobili e i social network
L’uso dei cellulari e degli smartphone è andato incontro a una crescita esponenziale in meno di dieci anni. Sono pochi coloro che attualmente non hanno trasformato questi dispositivi in un’estensione dei loro corpi. Tramite essi, si scambiano messaggi, dati e informazioni di qualsiasi tipo. Da quello che accade in tempo reale fino all’ultimo evento capitato in un remoto angolo del mondo.
Alcuni studiosi affermano che il cervello abbia cambiato il modo in cui gli utenti dei telefoni cellulari muovono la mano. Questo emerge soprattutto nei più giovani. In risposta a questa nuova forma di impiegare le dita, l‘area del cervello che muove i pollici si è ampliata significativamente.
In quanto ai social network, vi sono ancora molti enigmi. Nessuno può negare che abbiano trasformato il modo in cui ci relazioniamo e ci comportiamo davanti agli altri e questo, ovviamente, causa dei cambiamenti cerebrali. Tuttavia, fino ad oggi non è stato rilevato l’impatto reale di queste trasformazioni. Il modo di comunicare e di socializzare sta cambiando, ma non possiamo ancora neanche immaginare molte delle conseguenze di questo cambiamento.
Le nuove tecnologie hanno indubbiamente cambiato il nostro modo di essere e di agire. Come tutte le trasformazioni che sono state introdotte dalla civilizzazione, questo sembra irreversibile e ne conseguono profitti e perdite. Le nuove tecnologie rappresentano una nuova tappa nella storia del cervello umano, dunque bisogna esplorare e sfruttare al massimo il loro potenziale.
Source: lamenteemeravigliosa.it