Le notizie virali sono quelle che raggiungono un ampio margine di diffusione su Internet. Quasi sempre circolano mediante i principali social network, come Facebook e Twitter. Si chiamano virali poiché si comportano in modo molto simile a come fa un virus: passano da un individuo all’altro, come in un contagio, e si estendono in fretta divenendo di massa.
Per iniziare, diciamo che ogni notizia di interesse generale o di sufficiente rilevanza dovrebbe diventare virale. Tuttavia, a volte le informazioni più importanti restano relegate in un angolo; mentre vi sono notizie molto meno significative che raggiungono un livello d’interesse e di diffusione inattesi. La cosa peggiore è che molte di queste informazioni sono false oppure corrispondono alle cosiddette “mezze verità”.
Al giorno d’oggi l’industria dell’informazione si avvale di algoritmi sofisticati per cercare di mettere alla portata di ogni persona ciò che è di suo interesse. Ogni volta che apriamo una sessione su un social network, stiamo apportando delle informazioni su chi siamo e cosa ci piace. Senza chiederlo, cominciamo a ricevere qualsiasi tipo di notizia, che sia perché qualcuno la condivide con no o perché compaiono nel nostro spazio virtuale.
In questo modo, finiamo col sapere che un cantante ha ricevuto un bacio appassionato da una fan, che un attore sta per divorziare, che un altro sta per sposarsi o che un calciatore ha cambiato pettinatura. Senza rendercene conto, ci ritroviamo avvolti in una rete informativa che è stata intelligente nel captare la nostra attenzione ma che, in fondo, ci offre un’informazione che non ci interessa molto, facendoci cliccare su un link contribuendo, così, ad aumentarne le visualizzazioni.
Tuttavia, come si raggiunge questo obiettivo, come si maschera un’informazione irrilevante affinché diventi irresistibile? Ve lo spieghiamo a seguire.
Diversi studi dimostrano che la maggior parte dei lettori presta particolare attenzione al titolo e al primo paragrafo delle notizie per determinare se siano o meno di suo interesse. I giornalisti lo sanno molto bene: sanno che un lettore leggerà o sorvolerà una notizia a seconda di quanto gli risulterà attraente il titolo. In questo modo non è dunque raro che la stessa notizia, con titoli diversi, abbia un numero di lettori molto diverso.
Una menzione speciale la meritano i titoli cosiddetti “clickbait” che si avvalgono di formule come “Non immaginerete mai ciò cosa è successo a quest’uomo quando ha aperto la porta di casa”. Invece di presentarci l’informazione, la nascondono. E quando abbocchiamo all’amo e decidiamo di leggere la notizia, scopriamo che l’uomo ha semplicemente trovato il gatto addormentato sul divano.
D’altra parte, una volta catturata la nostra attenzione e indottoci a chiederci cosa diavolo avrà trovato quell’uomo per averne fatto una notizia, ci renderemo conto che l’informazione che abbiamo cercato, questa per cui proviamo curiosità, non si trova all’inizio dell’articolo, ma solo alla fine. Prima troviamo tutto uno sviluppo che mira a mantenere o persino incrementare la nostra curiosità per farci continuare a leggere.
Il titolo delle notizie virali non riassumono il nocciole dell’informazione in una sola frase, vogliono solo colpirci, suscitare curiosità così da leggerle. Vogliono che si faccia “clic”. Ogni clic ha un valore monetario per loro. Regolarmente, dietro a questi titoli rimbombanti o enigmatici non vi è niente di speciale.
Le notizie virali sfruttano questo modo poco nobile di presentare l’informazione, è chiaro. Ma è anche vero che molti lettori prendono parte a questo piano. Per quanto intuiscano che dietro il titolo che stanno leggendo non vi è niente di sorprendente, non riescono a fare a meno di entrare nella pagina in questione. I pubblicitari lo sanno molto bene, ed è per questo che insistono nel proporre tale formula. Sanno che è probabile che il lettore si arrabbi non appena avrà la sensazione di “esser stato manipolato”, ma sanno anche che è probabile che gli passerà presto e che continuerà a cascare nel loro tranello.
Gonfiare e “ingannare” coi titoli non è l’unico meccanismo utilizzato nelle notizie virali. Chi sta dietro a questa industria studia minuziosamente il comportamento dei suoi consumatori; è stato scoperto che molte persone sono inclini ad abboccare ad un altro tipo di esca.
Una di queste è fare uso di disegni che provochino un grande impatto oppure utilizzare fotografie o video. Un filmato il modo in cui qualcuno toglie le interiora a un altro viene presentato come un plus informativo. Quest’industria cerca di risvegliare una morbosità nei lettori e, molto spesso, ci riesce. Sanno anche molti degli utenti sono cattivi lettori e che, dunque, non si preoccupano di ritrovare nel testo l’informazione corrispondente al titolo.
Pur di raggiungere i loro obiettivi, sono disposti anche a raccontare bugie. A volte si tratta di una vera e propria bugia, ad esempio che è morto un personaggio famoso senza averne la certezza. Altre volte non è una falsità diretta. In fine dei conti, vogliono che si acceda alla loro pagina.
Chi è incline a cascare nella rete di queste notizie virali potrebbe arrivare a creare un’idea molto falsata della realtà. Potrebbe anche aprire le saracinesche a un gusto per queste montature che impoverisce molto la sua vita e il suo intelletto. È così grande il successo delle industrie di notizie virali che anche i mezzi tradizionali hanno iniziato ad avvalersi di alcune delle sue risorse. Si tratta di una nuova forma di semi-schiavitù che stiamo contribuendo a consolidare.
Source: lamenteemeravigliosa.it
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