Le Linee di Sajama coprono una superficie di circa 22mila chilometri quadrati intervallati da huacas ovvero santuari, chullpas (cimiteri) e villaggi e dovrebbero risalire a circa 3mila anni fa. Sono considerati da alcuni come percorsi fatti per pellegrinaggi sacri.
Il primo a parlare delle Linee di Sajama è stato Aimé Felix Tschiffely nei suoi appunti di viaggio, in seguito anche l’antropologo Alfred Metraux grazie al suo studio etnografico delle popolazioni Aymara della regione di Caranga, si è interessato al fenomeno che oggi è monitorato anche dall’Università della Pennsylvania.
Perché, paradossalmente non esiste un piano di protezione dell’area e quindi all’interno del mondo accademico è stato creato il progetto ‘Tierra Sajama’ che ha proprio il compito di mantenere un database con informazioni e interpretazioni su queste misteriose linee.
L’ipotesi più accreditata è che esse siano state disegnate dalle popolazioni indigene del Sudamerica che vivono vicino al ghiacciaio Sajama. Come le più note Linee di Nazca in Perù, lo scopo di rimane un mistero, soprattutto per il grande sforzo richiesto dalla loro realizzazione e la complessità dei calcoli.
La loro lunghezza è stimata grossolanamente attorno ai 16 mila chilometri, circa 3 volte la larghezza degli Stati Uniti d’America., per questo sono considerate come il sito archeologico più grande delle Ande. Dall’alto sono un vero spettacolo e la precisione è notevole.
Le linee furono create scavando e spostando la vegetazione, i materiali che ricoprono il suolo, e le rocce ossidate, esponendo la sottostante superficie più chiara.
Secondo gli studiosi della University of Pennsylvania:
“Sebbene molte di queste linee sacre si estendono per oltre 10 o 20 chilometri (e forse anche di più), sembrano essere state tracciate con una incredibile precisione, nonostante la topografia ostile e gli ostacoli naturali. Il numero totale di linee è difficile da percepire stando a livello del terreno, ma dall’aria o dalla sommità di una collina sono impressionanti”.
Source: greenme.it