Studi sull’autismo
Dal 2000 a oggi sono stati fatti grandi progressi nella ricerca ed è stato possibile distinguere le varianti di alcune catene genetiche coinvolte nella genesi dell’autismo, per cui esiste chiaramente una causa associata al neurosviluppo. Molti di questi geni sono coinvolti nella comunicazione fra i neuroni, e questo dà luogo ad alcune delle anomalie funzionali che riconosciamo nell’autismo.
Sebbene queste ricerche aiutino a comprendere alcune delle cause dell’autismo, occorre avere sempre chiaro che l’autismo non è determinato da un “difetto genetico”. Questo difetto, in qualche modo, predisporrebbe la persona, aumenterebbe il rischio, ma non sarebbe una condizione sufficiente allo sviluppo dell’autismo. D’altra parte, tutta questa multicasualità, apre la strada all’anomala sintomatologia che ritroviamo nelle persone affette da autismo.
Gli aspetti su cui è stata fatta luce sono:
- Sin da molto presto, intorno ai 12 mesi, il bambino rifiuta il contatto con gli altri, senza trarre beneficio dalle vie sensoriali uditive e tattili, così importanti per lo sviluppo socio-affettivo.
- Questa mancanza di stimolazione esterna, soprattutto quella relazionata alla comunicazione e all’interazione, fa sì che il bambino resti sempre più assorto nella sua autostimolazione, incapace di farsi guidare dai genitori o dai professori, e ne ritarda lo sviluppo.
- La spiegazione di tale rifiuto verso il contatto sociale e la preferenza per comportamenti auto-stimolatori è di natura neurologica, ma non è ancora stata individuata la causa esatta.
- Ricerche da diverse prospettive, da Kanner a Lovaas e Bijou et al., ci aiutano, tramite osservazione, a inferire differenze di base neurologica tra i vari bambini. Non sono uguali le “manifestazioni autistiche” di una bambina con il disturbo di Rett, rispetto a quelle di un’altra bambina con la sindrome di Asperguer.
- Occorre saper differenziare con chiarezza la diagnosi dell’autismo da altri disturbi che possono avere come base la mancanza di un interesse per la vita sociale: deficit uditivi, abitudini nervose, tic o assenza dei livelli minimi di stimolazione precoce.
L’autismo non è una disgrazia: diagnosticare e intervenire sull’autismo
Come professionisti, quando ci prepariamo a formulare una diagnosi, dobbiamo gestire molto bene le questioni etiche: fare attenzione all’impatto che avrà sui genitori, realizzare dei pronostici realistcici, rendere chiaro che le manifestazioni del disturbo non si plasmano in base a un modello fisso ed evitare la stigmatizzazione.
Come si diagnostica?
- Riconoscimento fisico, coinvolgimento dei sistemi sensoriali e dei sistemi di risposta, esplorazioni neurologiche.
- Colloquio coi genitori: chiedere delle informazioni sul corso della gravidanza, la salute del bambino e la relazione genitori-figli.
- Calibrare i deficit, soprattutto da un punto di vista sociale, di autonomia personale e di eccessi comportamentali, come i comportamenti auto-stimolatori.
- Non ha senso realizzare test di intelligenza in caso di autismo moderato poiché i risultati potrebbero confonderci.
Intervento in caso di autismo
La cosa fondamentale è intervenire su:
(1) La scarsa sensibilità verso la dimensione sociale: dobbiamo cercare di aumentare le interazioni sociali.
- Carezze, il nostro contatto può prevenire la comparsa di comportamenti auto-stimolatori, senza che questo significhi che dobbiamo trattare il bambino come un neonato.
- Parlare molto: abbandonare i pregiudizi e trattare il bambino come chiunque altro. Se parliamo molto, l’imitazione sarà più naturale e spontanea.
- Cercare qualcosa che gli piace, le loro stereotipie ci possono dare una mano a capirlo, a scoprire cosa attira la loro attenzione, per introdurli in un compito sociale in cui devono collaborare con gli altri bambini.
- Se ha una capacità speciale, inserirla nell’attività di gruppo: in questo modo alimenteremo la sua autostima. Se ha un buon dominio dei puzzle o giochi di costruzioni, fate sì che questa attività sia presente.
- La terapia con gli animali ha dato risultati molto positivi in questo senso: ippoterapia, terapia coi delfini, attività con cani docili, ecc.
(2) Alti livelli di autostimolazione: occorre ridurre i comportamenti auto-stimolatori e creare delle connessioni sociali, in modo da coinvolgerli nell’ambiente.
- Coinvolgere tutte le persone che possono incentivare o permettere in qualche modo i comportamenti auto-stimolatori e distruttivi per potenziarne altri. In questo senso dobbiamo fare attenzione, poiché le condotte stereotipate possono essere mantenute con l’obiettivo di attira l’attenzione o per ottenere una stimolazione piacevole che il bambino non ha ancora sperimentato nel rapporto con gli altri.
- Cambiare gli stati biologici, i ritmi alimentari o di riposo e gli orari, affinché le esigenze del bambino abbiano meno connotazioni ostili e siano più funzionali. Rafforzare le condotte che sono incompatibili con l’autostimolazione.
- Non perdere mai la calma e non utilizzare MAI alcun tipo di forza o punizione fisica, né per dissuaderli né per mettere fine a una condotta distruttiva.
Per concludere, qualsiasi intervento richiede una programmazione esaustiva, dove il bambino che soffre di autismo veda rafforzate le condotte che ci interessa che ripeta. D’altra parte, le istruzioni che gli diamo devono essere chiare e noi dobbiamo essere sistematici e pazienti.
Source: lamenteemeravigliosa.it