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L’Attribuzione Del Cognome Materno

Elemento costitutivo dell’identità personale e dell’appartenenza dell’individuo a un gruppo familiare, il nostro cognome è parte integrante del bagaglio socio-culturale con cui veniamo al mondo. Ognuno lo vive a modo suo: c’è chi lo ama, chi non ne sopporta il suono, chi ha deciso di cambiarlo oppure chi lo esibisce con orgoglio. Come accade anche per il proprio nome, non è dunque soltanto una parola, un suono che ci identifica, ma qualcosa di ben più significativo. Delle implicazioni sulla scelta del cognome materno per i propri figli,  ad esempio, ha parlato in un interessante articolo di qualche anno fa Molly Caro May, scrittrice e insegnante che ha pubblicato sul sito The Hairpin la sua esperienza in merito. Di comune accordo con il fidanzato, l’autrice ha raccontato di aver scelto di dare il proprio cognome alla figlia.

Avevo segretamente sperato che non ci fosse alcuna reazione, e che la nostra scelta fosse qualcosa di comune, come dire, “ho preso la senape al posto del ketchup”. Nessuna reazione dovrebbe significare che va bene, giusto? Che le donne in questo paese, per esempio, non sono più considerate proprietà degli uomini, anche per quanto riguarda il nome. Che i sistemi di un tempo stanno davvero crollando. Che possiamo riappropriarci di un linguaggio che in passato è stato usato per controllarci.

Le reazioni di amici e famigliari sono tra le più diverse e inaspettate: c’è chi li prende in giro, chi chiede a Chris (il fidanzato di Molly) se non si senta in qualche modo privato della sua mascolinità rinunciando a dare il cognome alla figlia, e chi invece fa spallucce, sostenendo che la questione è irrilevante. O forse no.

(…) il linguaggio non è mai qualcosa di irrilevante. La lingua dà forma al nostro modo di vedere le cose prima ancora di sapere che le stiamo guardando. Come chiamiamo qualcosa determina anche come la valutiamo. Se i cognomi delle donne sono costantemente assenti dalla storia, mai tramandati, allora dove è la loro, la nostra importanza?

Sul tema, Molly prova a confrontarsi con le amiche più strette e anche in questo caso, emergono diversi punti di vista: c’è chi ammette che avrebbe il desiderio di mantenere il proprio cognome ma non immagina neanche lontanamente di poterne parlare con il suo compagno, e chi si augura fortemente un cambiamento in questo senso, per garantire più equilibrio nella coppia:

Non sosterrei mai che tutti i bambini debbano avere il cognome della madre. Ma immaginate se il 50 per cento di loro lo avesse. Immaginate l’impatto sociale sul nostro inconscio collettivo. Sarebbe un’azione che non richiede soldi, o pressioni o grandi fatiche: è una scelta che chiunque e in qualsiasi contesto potrebbe fare, più difficile per alcuni, lo so. Ma il nostro sistema di denominazione sarebbe sorprendentemente diverso. Nessun sesso lo avrebbe occupato.

Insomma, sembrerebbe una questione lungi dall’essere risolta, che nasconde questioni sociali molto più complesse del semplice far apparire, o meno, un nome sui documenti. L’attribuzione del cognome è un tema che ci interroga sul peso della donna nella nostra società e sul patriarcato che regola ancora molti dei nostri sistemi. E ad oggi, com’è la situazione in Italia? Il percorso che vede la possibilità di dare il cognome materno è scandito da alcune tappe importanti (campagne di sensibilizzazione sul tema sono state promosse già nel 1979), ma se nel 2014 è stato sancito dalla Corte europea dei diritti umani, che l’attribuzione automatica del cognome del padre – con la conseguente cancellazione automatica della genealogia materna – è una discriminazione basata sul sesso, a oggi le cose sono cambiate di poco.

Fino al 2016, l’unico modo per ottenere il doppio cognome era quello di fare richiesta al Prefetto – secondo la stessa procedura che si utilizza quando si vuole cambiare il proprio cognome perché ridicolo o offensivo, o per via di un legame affettivo particolare. Oppure, per le coppie non sposate, l’alternativa era quella di far riconoscere il bambino prima alla madre e dopo qualche tempo al padre, in modo da avere due cognomi.

Poi, nel 2016, una sentenza ha aperto le porte alla possibilità di interrompere quell’automatismo secondo cui, nel matrimonio, ai figli può andare soltanto il cognome paterno e la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità della norma che prevede l’automatica attribuzione del cognome paterno, in presenza di una diversa volontà dei genitori. I genitori, se d’accordo, potranno dare il doppio cognome. Ma ancora si attende una legislazione specifica che possa regolamentare il processo di attribuzione del cognome e dare più possibilità all’inserimento di quello materno.

Source: freedamedia.it

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