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La superficialità o disprezzo della dignità

Ad oggi possiamo dire di aver abbattuto le barriere delle difficoltà, ma di essere passati ad una massificazione della superficialità. Gli esseri umani da sempre hanno bisogno di semplificare le cose per realizzare i propri obiettivi o progetti. La ruota, ad esempio, ha permesso di trasportare grandi carichi da un posto all’altro. Buona parte della storia dell’umanità si è basata sulla lotta per la semplificazione dei processi. L’aspetto negativo di questa lotta è che ha creato un esercito di faciloni.

Prima c’è stata la rivoluzione industriale, poi quella informatica. I due fenomeni hanno semplificato e velocizzato la vita quotidiana delle persone. In altre parole, hanno ridotto al minimo lo sforzo necessario a realizzare varie attività che richiederebbero più energia e più tempo. Ad esempio, l’informazione. Il passaparola è stato sostituito dalla stampa, ora l’informazione arriva in tempo reale grazie ad internet.

Varrebbe la pena chiedersi se tutto questa renda davvero più facile la nostra vita. Forse è più corretto dire che ora la nostra esistenza è più veloce e richiede meno energie dal punto di vista fisico, ma è diventata estremamente complicata al punto che anche l’incidenza delle malattie mentali sta aumentando. Allo stesso tempo, si è instaurata la superficialità o faciloneria come mezzo per affrontare questa complessità.

Dalla facilità alla superficialità

Lo scopo dell’industrializzazione e dell’informatica non è stato propriamente quello di facilitare la vita degli esseri umani. L’obiettivo era quello di velocizzare e semplificare la produzione, ma si è esteso anche alla vita di tutti i giorni. Buona parte di questi progressi trova la sua spiegazione nel concetto di denaro più che in quello di benessere.

Ad ogni modo, quel che è certo è che il principio per cui tutto debba funzionare in maniera più facile si è infiltrato dentro di noi in diversi modi. Il modo peggiore è quello che ci fa credere che “facile” e “veloce” siano aggettivi auspicabili. Al contrario, “lento” e “difficile” sono visti come difetti. La superficialità trova le sue fondamenta in questo modo di pensare.

Nella loro espressione più positiva, scienza e tecnologia ci hanno sollevato dal realizzare compiti meccanici o che richiedono forza bruta. Semplificare determinate attività, come fare il bucato velocemente o trasportare oggetti molto pesanti con maggiore comodità, vorrebbe dire avere più tempo libero per dedicarci alle cose che più ci piacciono e che ci soddisfano. Questo proposito, però, non  si è realizzato o, meglio, si è realizzato in parte e solo per pochi. Si è diffuso, piuttosto, un atteggiamento di disprezzo verso lo sforzo, verso la fatica.

Abbiamo a disposizione un numero sempre maggiore di apparecchi tecnologici che ci facilitano la vita, ma, allo stesso tempo, ci sentiamo persi di fronte all’abisso del tempo che si apre davanti a noi. Prima si lavorava per molte ore, oggi forse anche di più.

 

La faciloneria e la dignità

È stato costruito un falso ideale, quello di eliminare i problemi. Si è diffusa l’idea che non ci sia niente di positivo nei problemi e, peggio ancora, che esista davvero una vita priva di difficoltà, un mondo senza ostacoli.

Alcuni ci credono al punto da stressarsi perché non arriva mai il giorno in cui i problemi spariscono. Il paradosso è che mai, prima d’ora, abbiamo avuto la sensazione di dover affrontare così tanti problemi. Quasi tutto è diventato difficile. Mangiare poco o tanto. Avere o meno un lavoro. Avere un rapporto di coppia o meno. E la lista è lunghissima.

Dal punto di vista psicologico, la faciloneria può avere due facce. Da un lato, si tratta di una risposta difensiva a quello che si percepisce come un insieme di problematiche irrisolvibili. Dall’altro, potrebbe trattarsi di un atteggiamento infantile, dunque desideriamo rimanere in una condizione che non richieda compromessi, sforzi o responsabilità, proprio come quando si è bambini.

Assumere una posizione del genere significa non accettare che la realtà e le difficoltà vadano di pari passo. La verità, infatti, è che sono le difficoltà a permettere, a noi e all’umanità intera, di cercare, trovare, evolvere. Anche l’invenzione del fuoco è stata una risposta alla risoluzione di un problema. Una volta risolto, si sono create le basi per procedere nell’evoluzione con l’homo sapiens.

In generale, la tendenza a considerare tutto facile non fa altro che accentuare e aumentare i problemi. Ci priva della possibilità di metterci alla prova, di misurarci e di aumentare la fiducia nelle nostre capacità.

Un atteggiamento del genere ci impedisce di goderci una delle cose più belle della vita, ovvero l’orgoglio di essere chi siamo, di quello che abbiamo e di quello che siamo in grado di fare. Ci sono senz’altro difficoltà quasi impossibili da risolvere, come la fame nel mondo, ma molte altre sono risolvibili. Quello che manca è la fiducia in se stessi, l’amore proprio o entrambi.

 

Source: lamenteemeravigliosa.it

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