Categories: Donne e Moda

La Storia Del Nastro Rosa

Li abbiamo visti dei colori più diversi, ma la forma è sempre la stessa: piccoli nastri di tessuto, piegati in modo da creare un occhiello. Vengono chiamati anche nastri della consapevolezza, e sono utilizzati per dichiarare il proprio sostegno a cause importanti e promuovere la sensibilizzazione riguardo specifiche tematiche. Ricordiamo senz’altro il nastro rosso legato alla lotta contro l’AIDS, ma c’è anche quello di colore blu relativo alle malattie come alopecia, artrite e utilizzato anche per simboleggiare l’impegno contro l’abuso infantile, oppure quello giallo, uno dei primi a nascere per ricordare i militari impegnati in guerra. Ognuno ha la sua storia, ma oggi, nel mese della prevenzione contro il cancro al seno, vogliamo raccontare la nascita di quel nastro rosa, che oramai ne è diventato il simbolo internazionale.

Molti collegano il celebre nastro rosa all’iniziativa degli anni ’90 di Estée Lauder (sostenuta dalla vice presidente dell’epoca Evelyn Lauder) e del magazine Self che decisero di promuovere a livello internazionale l’idea del nastro rosa come simbolo della lotta al tumore alla mammella. Ma poco prima di loro, nei primissimi anni ’90, una signora – all’epoca sessantottenne – aveva avviato la sua personale iniziativa per creare consapevolezza attorno al cancro al seno. Charlotte Haley aveva  infatti visto ammalarsi di questo tumore le donne della sua famiglia (tra cui la sorella e la figlia) e aveva così deciso di realizzare delle cartoline con cinque nastri di tessuto color rosa salmone (o rosa pesca, come vengono anche definiti) fatti rigorosamente a mano, nella sua sala da pranzo. Il cartoncino bianco con i fiocchi applicati riportava questa scritta:

Il bilancio annuale del National Cancer Institute è di 1,8 miliardi di dollari e solo il 5% viene utilizzato per la prevenzione del cancro. Aiutaci a risvegliare i nostri legislatori e l’America indossando questo nastro.

Una vera e propria chiamata all’azione. Charlotte cominciò a distribuire queste cartoline al supermercato della  sua città e a inviarle alle donne potenti del suo tempo (come le ex First Ladies), catturando così l’attenzione della rivista Self e del gigante dei cosmetici Estée Lauder – che avevano già organizzato, qualche tempo prima, delle campagne di sensibilizzazione sul tema (nel 1991 avevano creato, per il mese di Ottobre, un numero della rivista interamente dedicato alla prevenzione del cancro al seno). Quando appresero l’iniziativa di Charlotte, dunque, provarono a proporle una collaborazione ma la donna rifiutò, non volendo associare i suoi nastri a operazioni con fini commerciali. Estée Lauder e Self decisero di cambiare il colore e promuovere lo stesso quel nastro che stava riscuotendo così tanto successo nella sua versione rossa, a sostegno dell’AIDS. Il nastro rosa – considerato un colore rassicurante e femminile per eccellenza – venne dunque scelto per essere il nuovo simbolo della lotta al tumore alla mammella, oscurando l’idea originale di Charlotte.

L’impegno di queste donne ha sortito il suo effetto e senz’altro ha contribuito ad aumentare la consapevolezza attorno al cancro al seno. Qualsiasi colore vogliamo adottare per questo tipo di iniziative, una cosa sembra certa: un nastro può ricordarci di un battaglia importante e creare consapevolezza attorno a un tema ancora troppo poco affrontato nella nostra società, ma non può sostituire il nostro impegno nella cura di noi stessi e nel sostegno di queste iniziative. Il mese di ottobre è il mese della prevenzione, durante il quale è possibile sottoporsi a visite senologiche gratuite (promosse da moltissime associazioni), e raccogliere materiale informativo. Molte cose sono state fatte per sostenere la lotta al cancro al seno e molte sono ancora da fare. I simboli sono importanti, così come le nostre azioni.

Source: freedamedia.it

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