Narra la leggenda che quando ci si innamora si soffre di vari sintomi: palpitazioni, testa tra le nuvole, emotività accentuata, perdita dell’appetito… ma c’è del vero, a livello scientifico? Oppure è tutta una suggestione dovuta alla musica pop, e come sostiene il poeta Fernando Pessoa “l’umanità ama perché ha sentito parlare dell’amore”?
Se lo sono chiesto in molti, fin dall’antichità. La scrittrice Caroline Lawrence, che è anche studiosa di storia, ha spiegato nel blog The History Girls che la lovesickness (malattia amorosa) veniva già diagnosticata nella Roma antica. In particolare era l’amore non corrisposto a essere considerato comeuna malattia, col suo corredo di debolezza, stomaco chiuso, sudorazione e ronzio nelle orecchie. Alcuni medici prendevano il polso dei pazienti all’arrivo di un nuovo messaggio e in questo modo riuscivano non soltanto a individuare la causa dell’alterazione di salute, ma anche chi ne era l’oggetto. Oggi la modalità dei messaggi è cambiata, ma immagino che un medico potrebbe giungere alle stesse conclusioni.
Nel 1610 il medico francese Jacques Ferrand ha addirittura provato a curare i sintomi dell’amore, da lui definito “una malattia immaginaria”. Il suo Trattato sulla Malattia Amorosa fu pubblicato inizialmente con il titolo molto più lungo, ma decisamente illuminante, di: Sulla Malattia Amorosa o Malinconia Erotica: Un Discorso Scientifico che insegna a individuare l’essenza, le cause, i segnali e i rimedi a questa malattia immaginaria. Se soffrite di un innamoramento colossale e sareste disposte a tutto pur di farlo svanire nel nulla, potete leggere il testo integrale (in inglese) qui.
Arrivando a oggi, il tema continua a essere preso sul serio dalla comunità scientifica. Nel 2005 il ricercatore Frank Tallis ha consigliato a tutti i professionisti della salute mentale di prenderlo più seriamente quando si tratta di fare diagnosi. In certi casi, infatti, una lovesickness estrema può manifestarsi con gli stessi sintomi di quelli di alcuni disturbi mentali, come per esempio mania, depressione, comportamenti ossessivo compulsivi, rifiuto del cibo, disturbi psicosomatici e dolori cronici. Si tratta, però, di una teoria non ancora supportata da sufficienti studi, che a me ricorda più che altro la sigla della seconda stagione di Crazy Ex-Girlfriend:
I’m just a girl in love
I can’t be held responsible for my actions
I have no underlying issues to adress
I’m certifiably cute and adorably obsessed!
In compenso, avete presente una delle più usurate metafore della cultura pop, “tu per me sei come una droga”? Ebbene, uno studio condotto nel 2010 alla Rutgers University, nel New Jersey, ha dimostrato che c’è del vero. Quando ci innamoriamo, infatti, ci sentiamo euforici perché il nostro cervello rilascia dopamina, oxytocina, adrenalina e vasopressina, tutte risposte chimiche che avvengono anche nel caso dell’assunzione di droghe. In particolare, concorda l’Università di Birmingham, l’oxytocina ci rende meno ansiosi e inibiti, con un effetto che gli studiosi hanno paragonato a quello dell’alcol.
Insomma, secondo la scienza dovremmo essere un po’ più indulgenti con le persone innamorate.
Source: http://freedamedia.it
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