Il titolo è di quelli burocratici, gelidi, che non lasciano nemmeno intuire il travaglio – etico e religioso – che vi è dietro. “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento” è stata chiamata la proposta di legge sul testamento biologico che approda alla Camera per la discussione. Un passaggio importante per un tema da sempre oggetto di polemiche e scontri politici, una legge che potrebbe presto vedere la luce a quasi otto anni dalla morte di Eluana Englaro, il caso che divise il Paese e che, sull’onda emotiva di quegli ultimi drammatici giorni, portò il Parlamento a tentare una sintesi per varare una legge che regolasse la materia.
Legge che, dopo la morte della giovane di Lecco, non vide mai la luce. Ora i tempi sono cambiati, e la proposta di legge, prima firmataria la deputata Pd Donata Lenzi, si propone finalmente di regolamentare la questione del fine vita, in applicazione dell’articolo 32 della Costituzione.
Cosa dice l’articolo 32 della Costituzione
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
Questo è il tema cruciale: un cittadino ha diritto di rifiutare le cure, in qualsiasi momento e qualsiasi siano le conseguenze, anche letali. Ma cosa succede se quel cittadino non è in grado di esprimere esplicitamente questa volontà perché in stato di incoscienza o perché totalmente paralizzato? Su questo dilemma si incentrò il caso Englaro, risolto alla fine dall’intervento dei giudici che riconobbero, dopo anni di audizioni e di testimonianze, che Eluana inequivocabilmente quando era cosciente si era detta contraria a un trattamento sanitario che obbliga un paziente in un limbo senza fine, lo stesso in cui precipitò dopo l’incidente stradale che la ridusse in stato vegetativo.
Se avesse potuto parlare, ha sempre sostenuto papà Beppino Englaro, Eluana avrebbe chiesto di essere lasciata andare. Da qui la necessità di una legge che consenta a chiunque di lasciare scritto cosa vuole che sia fatto del suo corpo in caso di impossibilità a comunicare. Sulla scorta anche di una sentenza del 2016 della Consulta, che ha sancito una volta per tutte che “una normativa in tema di disposizioni di volontà relative ai trattamenti sanitari […] – al pari di quella che regola la donazione di organi e tessuti – necessita di uniformità di trattamento sul territorio nazionale, per ragioni imperative di eguaglianza”. Non bastano le sentenze, insomma, né le leggi regionali o comunali.
Ecco in sintesi cosa prevede la proposta di legge, frutto di un lungo lavoro in commissione che ha introdotto come elemento di sintesi il principio, affermato nel preambolo, che “la presente legge tutela la vita e la salute dell’individuo”:
Per approfondire:
Source: agi.it/politica
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