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La Polonia non vuole uno dei suoi a capo del Consiglio europeo

Polonia contro tutti a Bruxelles: dopo aver mantenuto la promessa e votato contro la riconferma del suo ex primo ministro Donald Tusk come presidente del Consiglio europeo per i prossimi due anni e mezzo, Varsavia ha deciso di andare allo scontro con gli altri 27 Paesi anche sugli altri argomenti sul tavolo del vertice.

L’avvertimento (inascoltato) della Polonia

La premier Beata Szydlo, del partito conservatore ed euroscettico Diritto e Giustizia presieduto da Jaroslaw Kaczyski aveva premesso, prima ancora che la riunione cominciasse, che non avrebbe accettato che si “scegliesse una persona contro la volontà di un Paese”, avvertendo che un simile comportamento da parte di alcuni Stati “porta alla destabilizzazione e al cattivo funzionamento dell’Ue”.

 

Tutti gli altri 27 leader, compresa la britannica Theresa May di cui si era invece detto che si sarebbe astenuta, hanno votato per la riconferma di Tusk. Il quale ha ribadito l’intenzione di lavorare con tutti i Paesi Ue “senza alcuna eccezione”, invitando il suo Paese a “non bruciarsi i ponti alle spalle”.

Ma la Polonia non ha incassato la sconfitta senza reagire: ha deciso di bloccare le conclusioni del Consiglio sugli altri temi all’ordine del giorno, a partire dall’immigrazione. Se un Paese non vota le conclusioni, queste non possono essere approvate come tali e vengono quindi trasformate in una “dichiarazione della presidenza”.

L’ombra della vendetta sul vertice di Roma

Ma se la Polonia continua la sua opposizione, (ha fatto un’eccezione solo per dare il suo sostegno all’Europa della Difesa), questa potrebbe estendersi alla messa a punto della “dichiarazione di Roma”, a cui i leader, nel formato a 27 senza Theresa May, si dedicheranno in vista della firma il 25 marzo a Roma, nel giorno del sessantesimo anniversario del Trattato. In particolare, Szydlo si è detta contraria all’ipotesi di un’Europa a più velocità che invece vede favorevoli i leader di Italia, Germania, Francia e Spagna.

“Non è” ha detto il premier Paolo Gentiloni, “un lavoro facile, ma penso che sarà interessante”. Gentiloni, che sarà a Strasburgo per illustrare i contenuti del documento all’Europarlamento, non vede ragioni perché la Polonia traferisca “una divergenza rispettabile ma molto nazionale e molto contingente” sul lavoro per delineare le prospettive dell’Unione.

Source: agi.it/estero

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