La paura del domani
Riflettiamo: se quello che facciamo è buono e giusto per tutti, abbiamo la sensazione che questo comportamento sia la conseguenza di un’angoscia insita nella natura umana: cosa ci riserva il futuro?
Perché , che lo si voglia o meno, e anche se questa visione può sembrare fatalista , il nostro domani, a prescindere dalla nascita e dall’intelligenza, i doni, le qualità, il valore che ci caratterizzano, è di morire.
Gli antichi avevano saputo coniugare l’angoscia della morte immaginando un aldilà, una vita dopo la morte, un viaggio oltre il tempo e il mondo visibile dai limiti ben definiti. Per loro, la vita dell’uomo sulla Terra non era che un momento di passaggio, una tappa da superare prima del grande viaggio verso la vera vita.
Ma dal giorno in cui l’essere umano ha deciso di misurare i limiti del suo mondo, di vedere in essi la manifestazione di un meccanismo universale in cui tutto è coerente e verificabile in ogni istante, in cui l’infinitamente piccolo si ricongiunge all’infinitamente grande, dove non c’è alcun mistero, perché a qualsiasi problema viene imposta sistematicamente una spiegazione logica o una soluzione razionale, si è confinato in un universo chiuso in seno al quale, senza volerlo riconoscere non ha più alcuna prospettiva o speranza.
Volendo vedere il mondo con occhio scientifico e razionale, l’uomo ha generato da sé il suo disincanto: non può più credere quel che vuole, sapendo che tutto ciò che immagina è illusione, non esiste.
Il solo vantaggio e beneficio che può trarre dalla sua immaginazione e l’abilità che gli conferisce di elaborare strumenti che gli rendano (almeno così crede) la vita più facile e più confortevole. Facilità, benessere, risparmio di tempo, distrazioni, non sono forse le parole chiave del mondo attuale anche se, contemporaneamente, l’orrore è entrato nelle nostre abitudini, fa parte della nostra vita quotidiana, pur se non ci colpisce direttamente? Così ci troviamo di fronte a uno strano paradosso.
Mai siamo stati tanto numerosi sulla Terra, almeno, potremmo dire, a memoria d’uomo storica; detto altrimenti, mai abbiamo avuto tanti mezzi per far durare la vita, per dare al maggior numero di persone la possibilità di vivere ( quanto poi a sopravvivere in condizioni decenti, ovvero semplicemente umane, a livello mondiale siamo ancora ben lontani dall’arrivarci. Ma al tempo stesso, mai siamo stati tanto disincantati) non credendo più a nulla, non nutrendo speranze più di tanto.
Allora possiamo dedurre che, malgrado tutt’e le nostre scoperte e tutto il sapere accumulato, ci ritroviamo di fronte agli stessi interrogativi: da dove vengo? Chi sono? Dove vado?
La nostra interpretazione razionale e utilitaristica del mondo non fa che rafforzare la nostra angoscia, la nostra paura del domani, eliminando tutto ciò che poteva aiutarci a scongiurarle, col pretesto che, visto che i mezzi impiegati dai nostri avi per riuscirci non erano verificabili e quindi affidabili, si dimostravano irrazionali……
Maura Luperto