L’espressione “soffitto di cristallo” (dall’inglese “glass ceiling“) è ormai entrata nel linguaggio comune per fare riferimento a quella barriera insormontabile – ma all’apparenza invisibile – fatta di discriminazioni e pregiudizi che limita il successo delle donne e l’avanzamento lavorativo, impedendo loro di arrivare alle stesse posizioni a cui può aspirare un uomo. Forse non tutti sanno che quest’espressione è stata inventata da una donna, Marilyn Loden, che l’ha coniata – un po’ per caso – quasi 40 anni fa (l’anniversario cade proprio il 24 maggio di quest’anno).
Marilyn non aveva idea che avrebbe fatto la storia quando – nel 1978 – parlò a una tavola rotonda della Women’s Exposition di New York. In realtà non avrebbe dovuto neanche essere lì quel giorno. All’epoca aveva 31 anni, ed era una giovane manager della New York Telephone Co.: le era stato chiesto di partecipare all’evento perché l’unica vicepresidente della sua azienda era impossibilitata ad andarci. Altre quattro donne erano presenti a quell’incontro dal titolo “Mirror, Mirror on the Wall” (ovvero la versione originale del nostro “Specchio, Specchio delle mie brame”): un nome adeguato dato che la discussione era incentrata su quanto le donne – e la loro immagine – fossero da colpevolizzare per lo scarso avanzamento lavorativo.
Mentre ascoltavo gli interventi, notavo che le partecipanti all’incontro si focalizzavano sulla scarsa tendenza a socializzare delle donne, sul loro autolesionismo lavorativo e sull’immagine debole, povera che molte hanno di loro stesse. Fu duro restare seduta in silenzio ad ascoltare quelle critiche.
Quando arrivò il suo turno, Marilyn affrontò il tema che le era stato affidato: analizzare come mai così tante donne della sua azienda non raggiungevano ruoli di potere. I dati che aveva raccolto le rendevano evidente che il problema in realtà non aveva molto a che fare con quello che le sue colleghe decidevano di indossare o sul loro modo di comportarsi: “Mi sembrava che esistesse una barriera invisibile ai progressi, una barriera che la gente neanche vedeva“, ha detto Loden. La definì, lì, proprio quel giorno, “soffitto di cristallo”.
Negli anni ’70 e negli anni ’80, negli Stati Uniti non c’erano leggi per proteggere le donne sul posto di lavoro, e anche nelle organizzazioni mancava quasi completamente la consapevolezza della gravità del problema. Marilyn Loden ha coniato questa espressione in un periodo in cui le donne stavano iniziando a cambiare le norme di genere che vigevano ancora indisturbate nelle scuole, in famiglia, negli uffici. Nel corso degli anni, l’espressione “tetto di cristallo” è diventata un riferimento universalmente riconosciuto per riferirsi a un problema complesso e contraddittorio, spesso fatto di barriere subdole, implicite. Alcune delle donne più famose del mondo – come Madeleine Albright, Aretha Franklin, Oprah Winfrey – hanno usato questa immagine nei loro discorsi per la sua forza e la precisione metaforica.
Hillary Clinton vi è ricorsa in due discorsi rimasti celebri: “Anche se questa volta non siamo riusciti a infrangere il soffitto di cristallo più alto e duro”, ha detto nel 2008, dopo la sconfitta alla primarie del Partito Democratico, “grazie a voi, ora ci sono circa 18 milioni di crepe in più, e attraverso di loro la luce splende come mai aveva fatto prima”. Poi, nel 2016, durante il suo discorso dopo la vittoria di Trump l’ha usata di nuovo: “Ora, lo so, so che non abbiamo ancora infranto il soffitto di vetro più alto e più duro, ma un giorno qualcuno lo farà”.
Loden, che da allora ha scritto tre libri, ha detto che sicuramente molto è cambiato da quando lavorava per un supervisore che le diceva di sorridere più spesso e per un altro che invece invitava tale John Molloy, autore di Dress for Success, per valutare l’abbigliamento delle impiegate e a spiegare perché alcune di loro non ce l’avrebbero mai fatta a far carriera. Ancora oggi, però, la stessa Loden dice che non ci sono non abbastanza donne – né persone di colore – che raggiungono ruoli di primo piano. Ci sono poi ancora troppi luoghi di lavoro che non prendono sul serio la questione delle molestie sessuali e dei comportamenti predatori: “Quando ho letto di #MeToo e ho visto il tipo di reazioni delle persone, mi è sembrato che ci sia ancora molta paura nello sfidare lo status quo”.
Il giorno del discorso in cui ha usato per la prima volta il soffitto di cristallo, Marilyn Loden non aveva preparato nessun un discorso. L’espressione le è venuta in mente mentre parlava: “Ad essere onesti non mi sembrava neanche un granché”, ha detto, “ma aveva senso per me in quel momento”. Quando ha finito di parlare, le donne presenti in sala le si sono avvicinate e le hanno raccontato che, nonostante avessero fatto tutto nel modo migliore, a livello lavorativo si trovavano ancora in un limbo, insoddisfatte. Fu quel sentimento, supportato anche dai dati che nel frattempo aveva raccolto, che Marilyn portò con sé nell’ambito di una riunione con i suoi supervisori maschi, organizzata per informarli del perché le donne non stavano avanzando nella compagnia. Non c’era alcuna prova, Marilyn disse loro, per sostenere l’idea che le donne non avessero le abilità adeguate o il temperamento necessario per far carriera. Questa sua conclusione la rese impopolare. Di lì a poco lasciò la compagnia: lo fece quando cercarono di obbligarla ad accettare un incarico che non voleva.
Da allora, Marilyn Loden ha lavorato per diverse compagnie – ma anche per organizzazioni militari e sindacali – occupandosi di questioni di genere, diversity e rispetto delle differenze.
Piuttosto che accettare il soffitto di cristallo come inevitabile, è tempo che le istituzioni riconoscano che i pregiudizi incorporati nella cultura che predispone molti uomini al successo professionale, mentre diminuisce i punti di forza, gli stili e le capacità della maggior parte delle donne di talento, devono essere sradicati. Mi riferisco ai pregiudizi che presuppongono che gli uomini siano dei “leader nati”, che il successo non possa essere l’obiettivo delle madri lavoratrici, che le donne siano troppo emotive, che le molestie sessuali non siano un problema, e che non ci possa essere spazio sul piano dei dirigenti per persone che parlano in modo più pacato, hanno un alto grado di intelligenza emotiva e favoriscono forme di leadership più aperte e dialoganti…
“Pensavo che avrei risolto la questione entro la fine della mia vita, ma non sarà così”, ha detto la donna. Ormai ha capito infatti che ci sarà bisogno del termine da lei inventato ancora per un po’ di tempo. “Spero che se mi dovesse sopravvivere, diventerà una frase antiquata, e che la gente arrivi a dire: ‘C’è stato un tempo in cui c’era un soffitto di cristallo’“.
Source: freedamedia.it