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L’Aquila 8 anni dopo

Soprannominata la “Regina degli Appennini”, nel 2009 L’Aquila aveva 72.988 residenti ma arrivava a contare una presenza giornaliera sul territorio di quasi 100.000 persone per studio, attività terziarie, lavoro e turismo.

Poi il 6 aprile 2009, alle 3.32 tutto è cambiato, dopo diversi mesi di scosse localizzate e percepite in tutta la zona dell’aquilano, L’Aquila è stata colpita da un terremoto di magnitudo 6.3 Mw, che ha portato la morte di 309 persone e danni ingenti.

A ormai 8 anni dal terremoto, negli alloggi post sisma (C.A.S.E.e M.A.P.) si trovano ancora poco più di 10mila sfollati e negli ultimi due anni circa il numero delle persone che ha lasciato il Progetto Case e i Map è sceso del 30%. Chi rimane in queste abitazioni per lo più è residente dei centri storici della città dell’Aquila e delle frazioni in attesa di poter tornare a casa propria; in molte frazioni infatti la ricostruzione non è neanche iniziata, nel 2016 a fronte di 120 contributi emessi i cantieri realmente partiti sono una decina. Così come ancora non parte la ricostruzione pubblica e quella delle scuole, mentre per la ricostruzione degli edifici privati sono stati richiesti 10,5 miliardi e ne sono stati erogati circa 4,4 miliardi.

Sono 3500 i bambini, soprattutto della scuola primaria e secondaria, che all’Aquila e frazioni seguono ad oggi le lezioni nei cosiddetti MUSP (Moduli ad Uso Scolastico Provvisori) realizzati tra il 2009 e il 2010. È la cosiddetta “Generazione T” (generazione terremoto) ribattezzata anche “Generazione container”: si tratta dei bambini nati dopo il 2008 che non hanno mai fatto lezione in un istituto in muratura, le scuole che frequentano sono in realtà moduli prefabbricati. Dopo il sisma del 6 aprile 2009, i diversi istituti scolastici sono stati infatti ospitati in questi “Moduli ad Uso Scolastico Provvisori”. Stando agli ultimi dati disponibili (2011), consultabili sul sito della protezione civile, sono 25 i Musp dislocati tra Aquila e frazioni, 22 ospitano asili nido, scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado, 3 scuole secondarie di secondo grado.

Le cose non vanno bene neanche per l’Università dell’Aquila, dove nell’anno accademico 2015-2016 si è registrato un calo del 72% delle immatricolazioni rispetto a quelle del 2008-2009.
Il terremoto ha poi prodotto 5mila nuovi poveri (dati Istat), persone che hanno perso il lavoro o che comunque non riescono a trovare un’adeguata collocazione occupazionale. I tempi lunghi della ricostruzione e la mancanza di una vera programmazione stanno portando molti residenti ad abbandonare la città e le sue frazioni.

 

Source: lanuovaecologia.it

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