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Ipermemoria autobiografica: ecco perchè alcuni ricordano dettagli incredibili

Scoperto il segreto dell’ ipermemoria

Come funziona il cervello delle persone che ricordano dettagli incredibili delle giornate ordinarie

Quante volte vi sarà capitato di restare a bocca aperta mentre un vostro amico vi raccontava un dettaglio particolare di una giornata vissuta insieme?

Qualcosa che non avreste ricordato se non ci fosse stato qualcuno a riportarvelo alla memoria. Il vostro stupore è dovuto al fatto che normalmente siamo portati a dimenticare aspetti non rimarchevoli della nostra esistenza. Il cervello, del resto, funziona così: tende a scremare le cose ritenute non rilevanti.

Lo studio. Ma per i soggetti dotati di ipermemoria autobiografica le cose sono diverse. Sono davvero in grado di ricordare cose che ai più sfuggono.

Questa capacità è stata per la prima volta al centro di uno studio di risonanza magnetica funzionale, il cui obiettivo era quello di comprendere i meccanismi neurobiologici alla base di tale straordinario “potere” .

L’indagine, condotta in Italia presso la Fondazione Santa Lucia Irccs di Roma, e pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, ha coinvolto diversi centri di ricerca: l’Istituto Superiore di Sanità, l’Università di Roma La Sapienza, l’Università della California – Irvine, con il coordinamento dell’Università degli Studi di Perugia.

Esperimento. “Abbiamo monitorato otto persone con ipermemoria, scovate dal gruppo di ricerca nella popolazione italiana a partire dal 2015, e 21 soggetti di controllo con memoria normo-tipica”, ha spiegato Valerio Santangelo, prima firma dello studio, dell’ateneo di Perugia e collaboratore scientifico della Fondazione Santa Lucia Irccs.

“La cosa straordinaria – ha continuato – è che, oltre a ricordare il giorno della settimana di una data lontana nel tempo, sono anche in grado di dire come erano vestiti in quella giornata, che cosa hanno mangiato, quale film hanno visto, ecc.

Ancora più sorprendente ù la completa assenza di esitazione o di sforzi consapevoli quando tali soggetti devono richiamare alla memoria eventi che hanno vissuto anche decine di anni prima”.

Durante scansione, ai soggetti è stato chiesto di rievocare esperienze autobiografiche relativamente recenti (ad es., “L’ultima volta che hai preso un treno”) o remote (ad es., “La prima volta che hai baciato qualcuno”).

Nell’arco di 30 secondi, i soggetti dovevano premere un pulsante per indicare che avevano rintracciato quello specifico ricordo in memoria (fase di “accesso” al ricordo) e poi continuare a rivivere il ricordo quanto più possibile nel dettaglio (fase di “elaborazione” del ricordo).

Risultati. I soggetto dotati di ipermemoria autobiografica hanno rievocato i fatti con maggior nitidezza rispetto ai cosiddetti “soggetti di controllo”.

“Durante la fase di accesso, i soggetti ipermemori hanno mostrato un incremento di attivazione della corteccia prefrontale mediale e della sua connettività funzionale con l’ippocampo, soprattutto nel caso di ricordi remoti – ha spiegato Patrizia Campolongo, della Sapienza di Roma -.

Questi risultati sembrano mostrare che l’ipermemoria consiste principalmente nella capacità di accedere, tramite il circuito prefrontale-ippocampale, a tracce mnestiche non accessibili invece ai soggetti di controllo, spiegando così la maggiore capacità dei soggetti ipermemori di riportare alla luce dettagli infinitesimi del loro passato”.

Il risultato consentirà di aprire nuove frontiere di ricerca sulla memoria. “Comprendere i sistemi neurobiologici alla base dell’iper-funzionamento di memoria – ha concluso Simone Macrì, dell’Iss – fornisce di fatto importanti indicazioni su come intervenire (in termini di stimolazione cerebrale) per ripristinare un funzionamento adeguato dei sistemi di memoria in condizioni patologiche”.

Source: http://www.informarexresistere.fr

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