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Ipazia, la Grande Scienziata del Mondo Antico

Ad Alessandria c’era una donna chiamata Ipazia, figlia del filosofo Teone, che ottenne tali successi nella letteratura e nella scienza da superare di gran lunga tutti i filosofi del suo tempo. Provenendo dalla scuola di Platone e di Plotino, lei spiegò i principi della filosofia ai suoi uditori, molti dei quali venivano da lontano per ascoltare le sue lezioni.

Così comincia la storia di Ipazia secondo la testimonianza di Socrate Scolastico, avvocato di religione cristiana e teologo della Chiesa dell’impero romano d’occidente; e ancora, la sua figura viene menzionata nell’Antologia Palatina, da un poeta di nome Pallada, che scrive:

Quando ti vedo mi inchino a te e al tuo sapere, e guardo la casa astrale della Vergine; perché i tuoi atti si segnano in cielo, Ipazia venerata, perfezione di ogni discorso, stella purissima della filosofia.

C’è addirittura chi pensa che la misteriosa figura dai tratti femminili dell’affresco La Scuola Di Atene di Raffaello – dove vengono rappresentati i più importanti pensatori del mondo antico – raffiguri proprio lei, Ipazia, la matematica, astronoma e filosofa vissuta ad Alessandria attorno al 400 d.C. e ricordata dai suoi contemporanei e successori come una brillante insegnante, brutalmente uccisa nel 415 d.C. dai monaci cristiani detti parabolani, su ordine del vescovo Cirillo.

Nel 2009 è uscito un film, Agorà, che ne ha raccontato le vicende e di recente è uscita una biografia, Ipazia. La vera storia, che ne ricostruisce la vita, andando a cogliere la verità tra mito e leggenda. Ma chi è questa donna, considerata la più celebre matematica e filosofa dell’antichità?

La data di nascita di Ipazia non è certa, ma è probabile che nasca fra il 355 e il 370 d. C. ad Alessandria d’Egitto. È la figlia Teone d’Alessandria – anch’egli scienziato e filosofo – che la istruisce personalmente in modo da permetterle, un giorno, di succedergli alla cattedra della scuola neoplatonica di Alessandria. Ipazia è una giovane talentuosa e appassionata e non solo segue con interesse le lezioni del padre, ma secondo gli scritti di Filostorgio lo supera, ampliando notevolmente i suoi studi di astronomia e matematica.

Ella divenne migliore del maestro, particolarmente nell’astronomia e che, infine, sia stata ella stessa maestra di molti nelle scienze matematiche

Assume la direzione della scuola alessandrina, e nonostante i suoi scritti siano andati perduti – o incorporati alle pubblicazioni di altri autori – le fonti a lei contemporanee parlano dei suoi lavori in varie raccolte. Tra le opere più significative che le sono state attribuite compare un commento all’Aritmetica di Diofanto (il “padre dell’algebra”) e uno a Le coniche di Apollonio di Pergamo, a cui sembra abbia aggiunto un Corpus astronomico di sua compilazione (ovvero una raccolta di tavole astronomiche che mostrano gli studi sui moti dei corpi celesti). A lei sono attribuite anche alcune invenzioni: un areometro e un astrolabio piano.

In poco tempo, dunque, la sua fama si diffonde ben oltre i confini dell’Egitto, tanto che tra gli allievi di Ipazia, in molti giungono da paesi lontani, affrontando lunghi viaggi pur di assistere alle sue lezioni. E oltre al talento di scienziata, le fonti ci dicono che Ipazia era una donna indipendente, non sposata, bellissima e carismatica – tanto da rifiutare la corte degli allievi che, puntualmente, si invaghivano di lei.

Ipazia aveva anche grande ruolo nella vita politica di Alessandria. Veniva ascoltata da tutti coloro che avevano potere in città – dal prefetto romano ai membri dell’aristocrazia locale. La sua moderazione e tolleranza erano d’esempio per tutti: era abile nel trovare una mediazione, anche nei casi più difficili, mantenendosi sempre imparziale. Nelle sue argomentazioni era particolarmente diretta, senza però perdere in eleganza e compostezza – qualità che la rendevano rispettata da tutti.

Le cose cambiano, però, nel momento in cui Cirillo prende il potere come vescovo d’Alessandria; la sua politica invadente nei confronti del governo del prefetto porta a un forte conflitto tra gli abitanti della città e agli occhi degli estremisti cristiani Ipazia diventa il simbolo della scienza ellenistica e pagana. È probabile dunque che la giovane intellettuale sia stata motivo d’invidia da parte del vescovo, per il modo in cui in città si teneva in considerazione la sua opinione, libera dai pregiudizi e dai dogmi, e sempre pronta a mettere in discussione qualsiasi posizione in gioco. Per questo, Ipazia diventa un ostacolo alla politica di Cirillo, che nella primavera del 415 d.C. ne ordina l’assassinio – ricordato dalla maggior parte delle fonti come particolarmente brutale; Ipazia non viene solo lapidata, ma scorticata viva e fatta a pezzi. Damascio scrive:

Una massa enorme di uomini brutali, veramente malvagi […] uccise la filosofa […] e mentre ancora respirava appena, le cavarono gli occhi»

Dopo le testimonianze dei contemporanei e le citazioni che ne hanno fatto i colleghi scienziati, Ipazia viene riscoperta nell’Illuminismo, diventando una martire laica, vittima del fanatismo religioso. E anche in tempi recenti si è tornati a parlare della sua figura di intellettuale scomoda, della sua determinazione nel perseguire la conoscenza attraverso il dubbio e del suo perseguire la libertà a ogni costo. La sua storia ha ispirato scrittori, filosofi, scienziati e non solo: un astronomo russo ha dato il nome 238 Hypatia a un asteroide della fascia principale scoperto nel 1884, e sulla luna c’è un cratere che porta il suo nome. Per quanto la sua figura di intellettuale libera sia stata d’intralcio a uomini di potere intolleranti e crudeli, il nome di Ipazia non solo non è stato dimenticato, ma appartiene a quelle entità celesti che la filosofa amava, e che tante volte aveva scrutato per capire le leggi che governano il nostro mondo.

Source: freedamedia.it

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