Tra qualche anno, probabilmente non parleremo più di IT ma di un unico grande comparto IoT che mette a sistema la potenza dei microprocessori e dei dispositivi di memoria, la potenza del cognitive computing e la potenza del networking. Oggetti intelligenti che dialogano tra loro, escludendo interventi umani o passaggi obbligati attraverso nodi di elaborazione. Questa è l’Internet delle cose ed è già una realtà
Ricercatori, analisti di mercato, università e aziende sono concordi: nel 2017, ci saranno più oggetti connessi che persone fisiche. Oltre otto miliardi, nel mondo. L’argomento può essere visto in modo apocalittico, evocando scenari da fine del mondo e avvento del regno delle macchine. In realtà, l’Internet delle cose (IoT), offre numerosi vantaggi, rendendo la vita quotidiana sempre più sicura. Gli esempi non mancano: semafori intelligenti in grado di decidere la frequenza di accensione e spegnimento delle luci in base al traffico e all’ora del giorno; treni che decidono autonomamente se fermarsi o meno a certe stazioni con tempi di sosta basati sul numero di passeggeri; cartelloni pubblicitari elettronici che scelgono quale messaggio mostrare in base al numero e alle identità dei passanti. In ufficio, sistemi per la stampa multifunzione che si accorgono quando le cartucce stanno per finire e le ordinano autonomamente. Tutte applicazioni già testate e implementate o in fase di implementazione, anche in Italia. Per IDC il mercato ICT tende a diventare IoT, tra qualche anno, probabilmente non parleremo neppure più di IT, ma di un unico grande comparto IoT che metterà a sistema la potenza dei microprocessori e dei dispositivi di memoria, l’intelligenza artificiale e la forza del networking. IDC definisce l’IoT come un’aggregazione di endpoint – le “things” – che sono univocamente identificabili e che comunicano via IP utilizzando una forma di connettività automatizzata. Attorno e dietro a queste “things” vi è però un ecosistema IT e TLC che viene alimentato (e che IDC calcola nel suo valore complessivo).
Infatti, secondo Daniela Rao, senior research & consulting director di IDC Italia, considerando consumatori finali e aziende, il mercato italiano che genera l’IoT a fine 2016 ha raggiunto il valore di 18 miliardi di dollari e nei prossimi 4 anni crescerà con incrementi medi annui intorno al 19% sino a raggiungere i 37 miliardi di dollari nel 2020. La spesa mondiale legata all’IoT sarà, secondo IDC, correlata in: sensori e moduli intelligenti (25% del totale) e connettività/backhauling per gli utenti finali (18% oggi), in progressiva flessione; software per sicurezza, analytics, servizi IT e innovativi (oggi al 40%), che aumenteranno notevolmente; storage, server e altro hardware, che continueranno a generare il restante 15% del valore complessivo. Dal punto di vista applicativo, il mercato IoT è caratterizzato da una grande frammentazione, standard tecnologici e normativi in corso d’opera e grandi differenze per area geografica e settore. Si tratta però di una grande rivoluzione che coinvolgerà tutti: Internet ha aperto la strada a nuovi modelli economici basati sulla condivisione di conoscenze e risorse, dove lo scambio di informazioni online in tempo reale genera nuovo valore. Negli ultimi due anni, il paradigma Software Defined ha cominciato a essere applicato agli scambi economici e ai processi aziendali sempre più governati dal software; i device si sono moltiplicati insieme a sensori, oggetti connessi e sistemi intelligenti. Nell’industria, siamo all’inizio della cosiddetta quarta rivoluzione industriale, che porterà a una produzione automatizzata e interconnessa, dove sarà fondamentale la capacità di utilizzare le informazioni per creare profitti, aprire nuovi mercati, far dialogare uomini e macchine, razionalizzare i costi e ridurre gli sprechi. In uno scenario del genere, è evidente che le tecnologie dell’informazione – e quelle dedicate all’IoT, in particolare – diventano essenziali per competere. Per quanto riguarda le aziende italiane, queste hanno mostrato qualche perplessità sui tempi di adozione di queste tecnologie: tuttavia, diversi progetti concreti stanno prendendo piede. Dopo le auto connesse, la connessione di “small things” per applicazioni massive a basso costo, con bassi consumi e basse capacità di comunicazione. Per esempio il metering (letture dei contatori), il tracking (puntamento e tracciamento), il monitoraggio e il controllo. Questo comporterà che, nel corso del 2017, gli end-point dovrebbero lievitare nelle utility (reti elettriche e del gas), le grandi imprese distribuite (trasporti e logistica) e in alcune smart city (illuminazione stradale, smart parking, smart tracking).
Protagonisti del mercato
Abbiamo sondato il panorama italiano dell’offerta IoT, per capire come si muovono i principali protagonisti in un contesto impegnativo quale l’attuale, e la loro percezione del mercato. Quasi tutte le aziende evidenziano come l’IoT costituisca un’opportunità importante sia per chi produce dispositivi hardware sia per i vendor di software, service provider e integratori. Non solo. Come spiega Sebastiano Di Filippo, director business development di Qualcomm, azienda attiva nelle tecnologie mobili, l’Internet delle cose è una grande opportunità per i vendor, «ma soprattutto per i consumatori», che godranno di «un ecosistema enorme, in cui luoghi e dispositivi (più sicuri e intelligenti) sono connessi e interagiscono in modo organico e trasparente per migliorare la vita delle persone». Si tratta di punti di vista condivisi dalla maggior parte degli analisti e delle aziende, con numeri non sempre congruenti ma comunque elevati. Secondo il Politecnico di Milano, per esempio, come mette in evidenza Alberto Degradi, infrastructure architecture leader di Cisco, la specifica componente IoT in Italia vale due miliardi di euro, con una crescita del 30% rispetto al 2015, ed è caratterizzato da «una decisa crescita degli investimenti in tecnologie, con la formazione di un ecosistema che ne può ampliare ulteriormente l’adozione». Un trend che va naturalmente aiutato attraverso la comunicazione e la proposta di soluzioni concrete da parte dei vendor. E comunque, la predisposizione delle aziende ad adottare tecnologie IoT è evidente quando si rendono conto che possono utilizzarle per «rendere più efficiente l’infrastruttura interna», attraverso l’integrazione con sistemi Erp, Bi e di automazione della produzione, come spiega Paola Pomi, direttore generale di Sinfo One, per «arricchire i propri prodotti con soluzioni tecnologiche che offrono innovazioni e nuovi servizi».
Del resto, l’IoT è effettivamente un fenomeno ormai globale, che interessa tutti i settori di mercato e ogni ambito della vita di tutti i giorni, e «diverrà più pervasiva con dispositivi sempre più intelligenti», come sostiene Davide Capozzi, innovation manager di Wiit, parere condiviso anche da Macnil Gruppo Zucchetti, il cui CEO, Nicola Lavenuta, spiega che gli ambiti in cui opera l’IoT sono praticamente infiniti: «Dalle smart home, alle connected car, a progetti nell’agricoltura e di telemedicina» e aggiunge che «secondo McKinsey nel 2015 gli oggetti connessi alla Rete erano più di cinque miliardi e saranno 28 miliardi entro il 2025». Un dato in accordo con quanto sostenuto dal Mobility Report di Ericsson, secondo cui nel 2022 ci saranno oltre 29 miliardi di dispositivi connessi a livello globale (contro i 16 miliardi di oggi), dei quali 18 miliardi di tipo IoT. Ad affermarlo è Marco Tucci, head of IoT practice della Regione Mediterranea, che aggiunge che già oggi è in atto una trasformazione profonda, attraverso applicazioni dell’IoT quali la connected car. L’evoluzione prossima ventura sarà però concentrata sullo sviluppo delle smart city. Tutte queste trasformazioni del mercato devono tenere conto di un aspetto fondamentale, soprattutto laddove i processi diventano completamente automatizzati: la sicurezza. Ed è proprio questo il punto su cui si sofferma Morten Lehn, general manager Italy di Kaspersky Lab, evidenziando come l’IoT offra benefici agli utenti finali e importanti vantaggi alle aziende, «sia per quanto riguarda la produzione sia per la gestione e la manutenzione dei prodotti venduti». Ma la crescita del numero di attacchi alle infrastrutture IT delle aziende deve convincere tutti a prestare molta attenzione alla security nella definizione dei progetti IoT.
Tre criteri per avere successo
Lanciare oggi un progetto nell’ambito Internet of Things non è banale: per garantirsi il successo, occorre seguire alcune direttive precise, che prevedono un’attenta valutazione e preparazione dell’infrastruttura, curando aspetti come la flessibilità, per non bloccarsi di fronte a problemi di integrazione o semplice connessione; la scalabilità, per garantirsi una crescita senza problemi quando si renda necessario e la security, per evitare la sottrazione di dati sensibili o, peggio, il controllo malevolo delle reti aziendali. Lo spiega Degradi di Cisco, sostenendo che il processo verso l’IoT è «una convergenza di software, hardware, e architetture». Per realizzare un progetto di successo, occorre decidere preventivamente come connettere tutti i dati e come renderli sicuri. Il primo passo è «una gestione più aperta delle reti, per poi prevederne la convergenza. La rete deve consentire una preventiva segmentazione, che è anche il presupposto per la corretta applicazione delle tecnologie di protezione dell’informazione». In altri termini, mappare le reti che si intende utilizzare in ambito IoT e gestirle nel modo più semplice e immediato possibile, con tecnologie che rendano possibile un’integrazione rapida e semplice di tutte le componenti. Non solo. Sempre dal punto di vista dell’approccio, occorre garantire uno sviluppo e un’implementazione veloci ed economici, poiché «l’IoT apre molte opportunità ma impone anche ai produttori grandi sfide tecnologiche, tra cui connettività diversificata e capace di evolvere rapidamente, potenza computazionale, prezzo competitivo, crescita della domanda di dati, necessità di interoperabilità, sicurezza e privacy». A sostenerlo è ancora Sebastiano Di Filippo di Qualcomm, mentre Paola Pomi di Sinfo One sottolinea l’importanza che assumono le tecnologie di integrazione in ambito IoT, soprattutto nel rapporto con le applicazioni classiche gestionali e di business intelligence. «I vantaggi dell’integrazione sono molteplici. Sul fronte Erp si va dalla riduzione dei tempi di controllo di esecuzione delle attività e dei rischi di fermo per anomalie sulla supply chain, alla massima disponibilità delle infrastrutture, all’allineamento delle politiche aziendali con le logiche operative di stabilimento e così via. Sul fronte BI, le soluzioni gestiscono temi di Big Data per favorire l’estrapolazione delle informazioni dalle grandi quantità di dati». Ma non basta. Per essere certi del successo di un progetto IoT, occorre garantire due aspetti fondamentali: «Alta disponibilità e sicurezza» – come sostiene Capozzi di Wiit.
Infatti, «punti critici per il successo o per terribili fallimenti saranno l’availability e la security dell’intero sistema». Ma c’è chi vede l’IoT come un’opportunità per ripensare modelli di business e processi aziendali, legando l’evoluzione verso l’IoT a un modello a step, con un percorso graduale e di partnership. È Tucci di Ericsson, che spiega come questa visione strategica dell’IoT abbia consentito alla sua azienda la realizzazione di alcuni progetti importanti, come la soluzione IoT per il bike sharing, realizzata insieme a China Mobile Shanghai e Mobike, che permette alle biciclette di essere localizzate con maggiore accuratezza, estendendo il servizio ad aree normalmente non comprese nella copertura tradizionale, come per esempio i parcheggi sotterranei. Non solo. «L’IoT rappresenta un nuovo modo di pensare ed eseguire progetti IT. Stiamo osservando una separazione logica tra la gestione di sensori e dispositivi e l’orchestrazione dei dati da essi generati» – afferma Tucci. «Il dato e la sua monetizzazione diventano centrali, abilitando multi-sided business model e correlazioni multi-industry. Le aziende di successo saranno quelle che riusciranno a porsi al centro di questi nuovi modelli di business». In tutti i casi, il tema della security è centrale. Lo sottolinea ancora una volta Lehn di Kaspersky Lab, evidenziando come spesso i produttori di device non inseriscano la sicurezza tra le priorità principali. «È fondamentale che i produttori di oggetti considerino fin dal momento della progettazione il fattore sicurezza e collaborino con gli esperti di aziende come Kaspersky Lab per realizzare prodotti sicuri. Purtroppo, questo in molti casi non accade perché la sicurezza viene considerata un costo aggiuntivo». Il mercato dell’IoT è ancora nelle fasi iniziali del suo sviluppo e la capacità di gestire enormi moli di dati sarà cruciale. Secondo Lavenuta di Macnil Gruppo Zucchetti, la differenza (e quindi il successo) sarà determinata «dalla capacità di elaborare le informazioni, dandone un significato utile a rendere gli oggetti intelligenti, per migliorare la qualità della vita».
Offerta ed evoluzioni
Per chi, come Sinfo One opera nel settore dell’integrazione e dei servizi, è essenziale presentarsi ai clienti come un interlocutore completo, in grado di risolvere in modo rapido ed efficace le loro esigenze. «Il ruolo del system integrator – commenta Paola Pomi – è fondamentale nel favorire l’integrazione delle tecnologie IoT e renderle un vantaggio concreto per le aziende. Sinfo One mette a disposizione dei clienti un orchestratore IoT capace di mappare i device, gestire la sicurezza di comunicazione, tradurre i messaggi del device nelle logiche dell’ERP. Sul fronte BI, abbiamo realizzato uno strato di dashboard adaptive, con il quale stiamo attivando diversi progetti di rappresentazione di fenomeni integrati, alla ricerca di correlazioni». Analogamente, Capozzi di Wiit spiega che l’offerta di Wiit sfrutta il «Framework Hybrid Cloud a “tre pilastri” in cui il private cloud del cliente, l’hosted private cloud su datacenter Tier IV e i maggiori player di public cloud coesistono in un unico ecosistema gestito da Wiit». In particolare, Capozzi sottolinea che player come SAP, con soluzioni IoT dedicate, «trovano nel modello Wiit la possiblità di trarre i vantaggi da ciascun pillar (geolocation, certificazione e affidabilità dei processi) nonché il fatto di essere per SAP il partner «con più certificazioni al mondo per la gestione di applicazioni critiche».
Alcuni vendor sono poi focalizzati sulla fornitura di piattaforme e tecnologie per coadiuvare i clienti nella realizzazione di implementazioni IoT «più veloci e convenienti». È il caso di Qualcomm che, con Di Filippo, spiega di poterlo fare «grazie a piattaforme ottimizzate per ambiti come smart body, smart home e smart city, inclusa l’area Industrial IoT». L’azienda infatti offre oltre 25 reference platform in grado di aiutare i clienti a sviluppare una vasta gamma di prodotti IoT per molteplici applicazioni come realtà virtuale, wearable, connected camera, droni, audio e smart home. «L’obiettivo – continua Di Filippo – è aiutare i clienti a risolvere queste sfide, fornendo tutte le tecnologie chiave in termini di connettività ed elaborazione in piattaforme general-purpose che le aziende possono utilizzare per sviluppare i loro prodotti IoT». Diverso ovviamente il punto di vista di Cisco la cui strategia è legata al networking. «La nostra strategia in ambito IoT – spiega Alberto Degradi – ruota attorno a una serie di prodotti che sono la declinazione in ambito industriale di ciò che facciamo da sempre, switch industrial ethernet, router, data center e sicurezza; soluzioni legate a sensori e terminali che indirizziamo direttamente o tramite partner; un livello applicativo di management di gestione. E abbiamo esteso tutto ciò anche in un’ottica cloud – “powered e operated by Cisco” – a seguito dell’acquisizione di Jasper, azienda che nasce e opera in un ambito legato alle reti mobile, gestendo le Sim che vanno sugli oggetti, e in futuro per qualunque tipo di connessione. Con l’obiettivo di offrire ai propri clienti una piattaforma cloud che consente di collegare qualunque cosa, al di là delle tipologie di connettività (ethernet, gateway dedicato, router software, router hardware, sim, soluzioni di terze parti). E dalla piattaforma cloud si potrà gestire tutto».
Dal canto suo, Ericsson si pone come partner di business e tecnologico per la realizzazione “chiavi in mano” di progetti IoT, facendo leva sulla piattaforma (as a Service) IoT Accelerator, che combina tre elementi, come ci spiega Marco Tucci: «Piattaforme orizzontali per l’IoT. Servizi professionali. E un marketplace dove aziende operanti in diversi settori potranno operare con i partner dell’ecosistema». La piattaforma utilizza l’Ericsson Cloud System per supportare l’implementazione di cloud ibridi e soddisfare i requisiti in termini di sovranità dei dati e sicurezza. «Recentemente, Ericsson – continua Tucci – ha annunciato l’apertura, a Roma, del suo primo Business Lab dedicato all’IoT, nel quale l’IoT Accelerator è a disposizione di partner e clienti per prototipazioni, verifiche, e creazione di ecosistemi. Tra i temi centrali nello sviluppo futuro dell’IoT, c’è quello delle reti 5G, fondamentale per velocità di connessione, bassa latenza e capacità di interconnettere gli oggetti per applicazioni mission critical».
Negli ultimi anni, la tendenza verso una strategia di business mobile-first da parte delle aziende clienti e del mondo retail ha ampliato le prospettive di crescita del nostro mercato, come mette in evidenza Lavenuta di Macnil Gruppo Zucchetti. «Macnil è nata 15 anni fa per offrire servizi in ambito di sistemi di gestione di messaggistica, mobile office, localizzazione e telecontrollo. Oggi, è specializzata nella progettazione di soluzioni pensate per le connected car, e integrate per il mercato M2M, come la nuova “scatola nera” con marchio GT Alarm per privati e aziende, app intelligenti per la smart mobility come InfoSmartCity, progetti legati alla telemedicina e piattaforme integrate e multicanale per il digital mobile marketing. Anche per noi – conclude Lavenuta – la priorità è la gestione efficace dei Big Data». Gestione efficace, che «non può prescindere dai pericoli legati all’universo degli oggetti connessi» – mette in guardia Lehn di Kaspersky Lab – come gli attacchi DDoS lanciati attraverso comuni dispositivi IoT nel recente caso della botnet Mirai, ma anche contro le fabbriche, come un’acciaieria in Germania. Recentemente, l’azienda ha lanciato KasperskyOS, «un sistema operativo specializzato per i sistemi embedded, che introduce un ambiente secure-by-design per sistemi integrati e dispositivi IoT». Per la protezione delle infrastrutture critiche e degli impianti industriali, «la soluzione Kaspersky Industrial CyberSecurity è in grado di rilevare e bloccare le minacce».
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Source: datamanager.it