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Intercettazioni, prescrizione e carcere: ecco come cambia il processo penale

La settimana che si apre sarà, con ogni probabilità, quella decisiva per il disegno di legge di riforma del processo penale, da settembre arenato in Senato. Il provvedimento, una delle riforme che sta più a cuore al Guardasigilli Andrea Orlando, attende ora il nuovo passaggio in Commissione Giustizia di Palazzo Madama per il vaglio dell’emendamento del Governo sulle spese per le intercettazioni: l’obiettivo è un risparmio di costi di circa 80 milioni in tre anni. Il ddl, dunque, tornerà in Aula già martedì pomeriggio e il Governo, in una delle recenti riunioni del Consiglio dei ministri, ha anche autorizzato la questione di fiducia.


Quali sono i punti caldi della riforma:

  • La delega sulle intercettazioni
  • L’ordinamento penitenziario
  • La prescrizione

La riforma del processo penale contiene alcuni snodi importantissimi per il sistema giustizia: prima di tutto, la delega sulle intercettazioni, i cui confini sono stati rivisti in commissione Giustizia, che il ministro Orlando ha assicurato di voler esercitare in “tempi strettissimi”, nonché quella sull’ordinamento penitenziario, con un ricorso maggiore alle misure alternative al carcere, ritenuta fondamentale dal Guardasigilli.


Cosa cambia per le intercettazioni

Sono previsti principi a tutela della riservatezza delle comunicazioni ed é prevista una nuova fattispecie penale (punita con la reclusione non superiore a 4 anni) a carico di quanti diffondano il contenuto di conversazioni fraudolentemente captate, al solo fine di arrecare danno alla reputazione. La punibilità è esclusa quando le registrazioni sono utilizzabili in un procedimento amministrativo o giudiziario o per l’esercizio del diritto di difesa o del diritto di cronaca.


Cosa cambia per l’ordinamento penitenziario

Semplificare le procedure; valorizzare gli uffici dell’esecuzione penale esterna e potenziare i controlli sui soggetti in libertà. Ma anche revisione dei presupposti di accesso alle misure alternative (limite di pena 4 anni); accesso ai benefici penitenziari più rigido; previsione di attività di giustizia riparativa; valorizzazione del lavoro, in ogni sua forma e del volontariato; riconoscimento del diritto all’affettività; al dibattimento e interventi specifici per i detenuti stranieri. Previste anche misure alternative per i detenuti minorenniper il loro reinserimento sociale.


Cosa cambia per la prescrizione

L’accordo raggiunto durante i lavori parlamentari ha portato alla previsione di 3 anni per la sospensione dei termini, in caso di condanna in primo grado, con uno stop di un anno e mezzo tra il processo di primo grado e l’appello, e la medesima sospensione tra secondo grado e Cassazione. L’aumento dei termini di prescrizione, con uno stop fino a 18 anni, è poi previsto per i reati contro la pubblica amministrazione, come la corruzione. 


Ma l’Associazione magistrati non è convinta


Alcune norme contenute nel provvedimento continuano a destare perplessità da parte della magistratura: in particolare, l’Associazione nazionale magistrati è tornata, in vista del possibile voto di fiducia sul ddl nei prossimi giorni, a ribadire la sua contrarietà alla previsione di un obbligo per il pm di esercitare l’azione penale o chiedere l’archiviazione entro 3 mesi dalla fine delle indagini preliminari, pena l’avocazione obbligatoria dell’inchiesta da parte della Procura generale.

Una norma, questa sull’avocazione, che già mesi fa il presidente del sindacato delle toghe, Piercamillo Davigo, aveva definito “inutile e dannosa”, e che l’Anm, sottolineando che nessun emendamento è stato presentato sul punto, ha di nuovo bollato come “irrazionale”, lanciando un allarme sul rischio di “vanificare migliaia di indagini”.

Anche la maggioranza è divisa sulla riforma

La riforma continua ad essere divisiva per la maggioranza di Governo, tant’è che lo scorso 3 marzo, in Consiglio dei ministri, c’è stata polemica tra il Guardasigilli e il responsabile degli Esteri Angelino Alfano proprio sul voto di fiducia che il Governo di Paolo Gentiloni ha autorizzato: anche l’esecutivo a guida Renzi aveva dato il via libera alla fiducia, salvo un successivo stop dell’allora premier a fronte delle critiche della magistratura associata. Sono in tutto 42 gli articoli contenuti nel disegno di legge, compreso l’emendamento sulle spese per le intercettazioni. Nella riforma si prevedono anche aumenti di pena per furti e rapine, per scambio elettorale politico-mafioso, nonché maggiori paletti per le impugnazioni nei diversi gradi di giudizio.

Source: agi.it/politica

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