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Instagram può aiutarci a combattere la depressione

Tra me e Instagram non è scattato subito il colpo di fulmine, un po’ perché perdevo sempre la password del mio account e continuavo a crearne di nuovi, un po’ perché la staticità dell’immagine mi è sempre sembrata meno accattivante delle parole. Insomma, ci ho messo un po’ di tempo a capire come usarlo e ci sono riuscita solo guardando come lo usavano gli altri.
A proposito di come gli altri usano Instagram, l’anno scorso era stato pubblicato uno studio interessante sul modo in cui certi caratteri delle foto postate potevano essere utilizzati per diagnosticare una ipotetica depressione dell’utente. Andrew Reece, ricercatore di Harvard, e Chris Danforth, dell’Università del Vermont, dopo aver sottoposto 166 volontari a un test clinico per valutarne il livello di depressione, ne avevano studiato il comportamento su Instagram. Si erano accorti che alcuni elementi come i filtri – quelli più scuri o il bianco e nero, gli hashtag utilizzati, o l’incidenza di volti sorridenti erano dei forti indicatori di depressione, anche nei casi in cui la patologia non era ancora stata diagnosticata.
Ultimamente è stato fatto un passo in più in questa direzione e si è scoperto che Instagram può aiutarci anche a combattere contro la depressione. A febbraio di quest’anno, infatti, un gruppo di ricercatori della Drexel University, ha analizzato 800 post comparsi su Instagram nell’ultimo mese con #depression. Hanno così scoperto che Instagram viene usato molto più di quanto ci aspetteremmo per parlare di disagi o patologie psichiche: non solo di depressione, ma anche di anoressia o bulimia. Nella maggior parte dei casi #depression si accompagna anche a #bulimic, #ugly, #fat, #anorexia o #starving.
Probabilmente, per chi soffre di queste patologie, è più semplice e rassicurante comunicare tramite immagini e non tramite parole. Non solo, ma dall’analisi dei numerosi commenti che scaturiscono da questi post, si è notato che la maggior parte sono commenti positivi, di appoggio nei confronti di chi dichiara apertamente il proprio disagio.
Gli stessi fondatori di Instagram si sono accorti di questa tendenza e, già a partire dallo scorso settembre, hanno introdotto un “programma antisuicidi”, consentendo agli utenti di mettersi in contatto diretto con degli operatori in carne ed ossa, per segnalare comportamenti apparentemente rischiosi di altri utenti. Una volta contattati, questi operatori, possono parlare, tramite messaggi, con le persone che si trovano in difficoltà.
Non si sta chiaramente dicendo che Instagram può sostituire un percorso di cura clinica, ma che può essere un importante canale comunicativo e una rete di supporto, questo sì.

Source: freedamedia.it

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