E’ la fotografia scattata dall’Ocse nello studio “Gender imbalances in the teaching profession”, secondo cui in tutti i Paesi industrializzati si è assistito a una femminilizzazione della professione dell’insegnante. “In Italia – si legge nel rapporto Ocse “Uno sguardo sull’istruzione 2016″ – “la distribuzione di genere nel corpo docente non è ben equilibrata: quasi otto docenti su dieci sono donne nell’insieme dei livelli d’insegnamento (rispetto a una media OCSE di sette su dieci). Ciò si riflette nelle discipline di studio scelte dagli studenti: il 90% dei laureati nel campo dell’insegnamento è di sesso femminile”.
La disparità aumenta con il decrescere del grado: secondo i dati del ministero dell’Istruzione degli 87.701 insegnanti titolari di cattedra di scuola d’infanzia, i maschi sono 612, lo 0,7%. La percentuale di insegnanti maschi sale al 3,6 per cento su 245.506 alla primaria, mentre alle medie gli uomini rappresentano il 22% dei 155.705 totali. Sale la quota azzurra nei licei e negli istituti superiori, tuttavia le donne rappresentano il 66% degli oltre 241mila insegnanti.
Sorprende che con una simile popolazione docente al femminile, appena si sale di ruolo le cariche più alte vengono ricoperte dagli uomini: “Sebbene il 78% degli insegnanti della scuola secondaria di primo grado sia di sesso femminile, solo il 55% dei dirigenti scolastici è donna”.
Nel 2014, l’Italia registrava la più alta percentuale d’insegnanti ultracinquantenni tra i Paesi dell’Ocse “con il 58% nella scuola -primaria, il 59% nella scuola secondaria di primo grado e il 69% nella scuola secondaria superiore. Anche i dirigenti scolastici della scuola secondaria di primo grado sono relativamente anziani: l’età media è di 57 anni, tra le più alte dei Paesi dell’OCSE e dei Paesi partner, insieme a Giappone, Corea, Cipro e Malaysia.
Gli stipendi dei docenti basati su qualifiche tipiche in diversi momenti della carriera, sono relativamente bassi e variano tra il 76% e il 93% della media Ocse, si legge ancora nel rapporto sull’Italia. Inoltre, gli stipendi aumentano lungo tutto l’arco della carriera, ma solo in misura limitata. “Ciò nonostante, molti giovani in Italia sono attratti dalla carriera dell’insegnamento”
I salari relativamente bassi non demotivano i giovani che sempre più spesso in Italia scelgono di percorrere la strada dell’insegnamento. “Probabilmente ciò è dovuto anche alla difficoltà di trovare posti di lavoro sicuri in altri settori”, si legge nel rapporto. Ritmi, orari e uno stile di vita più conciliante con gli impegni familiari hanno avvicinato nel tempo le donne all’insegnamento.
A ciò si aggiunge anche lo stereotipo – diffuso in tutti i Paesi Ocse –secondo cui le discipline scientifiche sono di competenza strettamente maschile. Una concezione che spiega sia la più alta percentuale di maschi nell’insegnamento di materie scientifiche, sia il basso tasso di donne nelle facoltà di ingegneria, attività manifatturiere e costruzioni, dove rappresentano appena il 30%.
Source: www.agi.it
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