di Luigi Colombo
Quando partiamo da Capo d’Orlando il tempo non è dei migliori. Dobbiamo proseguire il nostro viaggio verso la costa jonica della Calabria, ben sapendo che sono in arrivo temporali. Quando attraversiamo lo Stretto di Messina piove da tempo. Quel canale è un luogo ricco di suggestione e di fascino, temuto dagli antichi naviganti e dalle cui acque sono si sono diffusi da sempre miti e leggende. E per un attimo ci lasciamo andare a quelle suggestioni. Nessuno di noi, quindi, pensa alla pioggia. Nessuno di noi in quel momento associa i violenti acquazzoni a un pericolo reale che può coinvolgere quelle comunità e quei paesaggi, straziati da un’estate di roghi e fiamme criminali.
Non esiste evento in Italia, ed in particolar modo nelle regioni del Sud Italia, più prevedibile e puntuale degli incendi estivi. Non esiste in queste condizioni evento più prevedibile di frane e smottamenti: terra che si stacca da versanti violentati, dove per l’ennesima volta la vegetazione ha lasciato il posto a fiamme che sono un pericoloso segnale di rifiuto di legalità.
Quell’acquazzone estivo si trasforma in una tragedia per alcune aree del reggino, in particolare nella zona di Scilla, con strade invasa da acqua e fango. Ma una banale domenica di fine luglio si rivela un incubo per tutto il centro sud.
Niente di più prevedibile, in una regione che solo in questo primo scorcio di estate, da metà giugno ad oggi (secondo i dati elaborati da Legambiente sulla base dei dati raccolti dalla Commissione Europea nell’ambito del progetto Copernico e che vanno a comporre il “Dossier Incendi” realizzato dall’associazione ambientalista) ha visto andare in fumo ben 5.826 ettari di superfici boschive. La Calabria è, infatti, la seconda regione in Italia più colpita dalle fiamme. Peggio è avvenuto solo in Sicilia, dove 13.052 ettari sono andati distrutti. E non va meglio in Campania, dove fino al 12 luglio, gli ettari distrutti da mani criminali ammontavano a 2.461.
Non c’è nulla di più prevedibile delle fiamme estive. Ma questo Paese riesce a farsi trovare sempre più impreparato.
Uno stillicidio di roghi al quale anche noi abbiamo purtroppo dovuto assistere inermi. Eravamo in Campania quando è stato mani criminali hanno preso di mira il Vesuvio, i cui versanti ancora oggi continuano a bruciare. Le nostre tappe in queste bellissime e sciagurate terre sono state accompagnate dal rumore dei canadair che si alzavano sulle nostre teste.
Oggi abbiamo diffuso da Roccella Jonica i dati del dossier Mare Monstrum 2017 di Legambiente. Anche in questo caso le regioni a tradizionale presenza mafiosa, spesso forti di un mare bellissimo, sono anche quelle più colpite dall’illegalità, quella di chi cementifica le spiagge, scarica veleni nelle acque, saccheggia i fondali con danni gravissimi alla biodiversità sottomarina. Campania, Sicilia, Puglia e Calabria, infatti, da sole totalizzano il 50% delle illegalità compiute in tutta Italia.
Non sarà un caso che le stesse regioni (alle quali va aggiunto il Lazio) siano anche quelle più colpite dai roghi criminali. È un’estate calda, da poco iniziata, ma che come sempre ci dimostra che il lavoro da fare è ancora tanto. Sia in terra che in mare.
Source: lanuovaecologia.it
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