Source: insanitas.it
PALERMO. Nei giorni scorsi Insanitas ha dato notizia di uno studio nazionale di Anaao Assomed, secondo il quale da qui ai prossimi sei anni in Sicilia mancheranno 2.251 medici del Servizio Sanitario Nazionale (clicca qui) in seguito ai pensionamenti previsti dalla “quota 100”.
«Quelli emersi sono dati sconfortanti”, commenta il segretario regionale siciliano dell’Anaao Assomed, Toni Palermo (nella foto), aggiungendo: «In Sicilia siamo di fronte ad un’emergenza che se non si dovesse affrontare immediatamente, e forse siamo già in ritardo, non soltanto si butterebbero alle ortiche anni di lavoro per raggiungere standard qualitativi sempre migliori nell’offerta del Servizio Sanitario Nazionale, ma cosa ancor più grave, peggiorerebbero le difficoltà nel gestire l’assistenza sanitaria, senza più medici preposti alla cura dei cittadini-utenti che quindi sarebbero costretti ad attendere tempi più lunghi per una visita, un esame o un soccorso sanitario”.
“Non possiamo certo far finta di nulla di fronte a questi numeri che ci dicono che circa la metà dei camici bianchi impiegati nella Sanità pubblica andranno in pensione entro il 2025 senza però essere sostituiti da personale giovane e preparato», osserva Palermo.
In particolare, dei 16.700 medici che verranno a mancare in Italia da qui a sei anni, quasi il 14% del totale si trova in Sicilia.
«Tra le specializzazioni la Medicina di emergenza-urgenza sarà quella maggiormente interessata dal fenomeno dell’esodo di medici ormai stanchi di subire di tutto nei vari presidi di pronto soccorso, o di rischiare di più in “trincea”. Ma anche la Pediatria non sarà da meno, ci chiediamo, quindi chi curerà i nostri figli e nipoti in futuro?», si chiede il segretario dell’Anaao Sicilia.
«Non vorremmo che si dovesse verificare qui in Sicilia, come avvenuto di recente nella regione Veneto-conclude Palermo- la strana circostanza per la quale verrebbero richiamati a lavorare i medici “anziani” in quiescenza».
«La nostra stima- si legge nell’analisi di Anaao Assomed- è basata sul confronto tra la quota di neo-specialisti prodotti dalle Scuole di specializzazione presenti in ciascuna regione ed il numero di pensionati per ciascuna branca specialistica e risente di alcune approssimazioni. Infatti, in particolare con l’introduzione del concorso per l’accesso alla Formazione Specialistica su base nazionale, solo in parte i neo-specialisti si fermeranno nella regione dove hanno acquisito il titolo. Per alcune branche specialistiche, è probabile che il medico rientri nella regione di origine o venga attirato dalle proposte di lavoro nel privato convenzionato o in Paesi europei, in grado di dare maggiori soddisfazioni economiche e professionali».
Di seguito una tabella riepilogativa:
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