Quanto è importante avere qualcuno accanto quando tutto va a rotoli! Un ultimo braccio, un’ultima mano, le dita, la pelle quando tutto il peso che portiamo fa scricchiolare le vertebre della nostra schiena. Quei momenti in cui saremmo disposti a fare un patto con il diavolo, perché, in fondo, pensiamo che se c’è qualcosa che si avvicina alla miseria, siamo noi.
Semplici mortali, più mortali che mai. Non si tratta di avere qualcuno che ci riporti in superficie, ma che rallenti la nostra caduta. Che compaia all’improvviso e dica: “Sono tutto tuo, sono tutta tua. Hai i miei cinque sensi. Il tatto per abbracciarti, l’udito per ascoltare, i denti per mordere, l’anima per accarezzare, la speranza per ritornare a galla. Come un album da disegno ancora da colorare”.
Ci sono tre tipi di solitudine per chi non la cerca. La prima forma di solitudine la conosciamo tutti. Si manifesta quando siamo circondati da tante persone e abbiamo la sensazione di non essere in connessione con nessuna. Allo stesso modo, non sentiamo l’aria che ci scompiglia i capelli o il sole che ci fa chiudere gli occhi, un gesto dissimulato quanto inconsapevole, protettivo.
Un tumulto che sembra costituire un numero primo e singolare di persone da cui noi siamo esclusi.
Questo genere di solitudine di solito scompare quando molte persone spariscono e rimangono solo quelle importanti. Quando la festa finisce e bisogna pulire, mettere in ordine. Impilare bicchieri, raccogliere gli avanzi di cibo e le bottiglie di bibite il cui sapore è ormai alterato. Quando la musica si spegne, ci rendiamo conto di quanto sentivamo la mancanza dell’assenza di vibrazioni senza significato, vuote.
Esiste un secondo tipo di solitudine ed è quella che provano quelli che se ne vanno per primi o per ultimi. Quelli che lavorano ad un progetto lungo e confuso, illuminato a volte solo dalla fede. Questa solitudine ci rende forti e mette alla prova i nostri limiti. Si tratta di fare qualcosa senza poi sapere come siamo stati in grado di farlo. Un mistero che fa parte dell’idiosincrasia della vita, a volte sconcertante.
Questa solitudine lascia un sapore sulle labbra. Una sensazione di “Forza!”, facciamolo per gli altri, ma soprattutto per noi, che abbiamo lavorato tanto, che stiamo lavorando tanto. Un debito potente.
Completiamo l’album da disegno con il nostro amor proprio. Sarà la nostra ultima testimonianza e costituirà le radici invisibili per le altre persone che ci ancorano alla vita. A volte ne abbiamo contate poche, ma il sentimento è così particolare da avere la sensazione che nessuno possa comprenderlo, semplicemente perché non l’ha vissuto, perché non l’ha provato.
L’ultimo tipo di solitudine è il peggiore, è quello per cui ci guardiamo intorno e non vediamo nessuno. Significa avere la sensazione che le persone spariscano man mano che andiamo avanti, che scendiamo. Fino al momento in cui non c’è nessuno, ma noi continuiamo a scendere.
Vorremmo credere che si tratti di un gioco, avere la sicurezza che poi torneremo in superficie come quando giocavamo da piccoli e il divertimento consisteva proprio nel resistere a lungo senza respirare. Resistere, non respirare, ma adesso non sono solo i polmoni a fare male… Allora ci chiediamo se davvero torneremo in superficie. C’è differenza tra sapere di essere sacrificabile e sapere che nessuno sentirà la nostra mancanza.
Non è più divertente. Apriamo gli occhi, ma non vediamo la luce. Solo ombre, sempre più piccole, ci sovrastano. Abbiamo la sensazione di essere sempre più lontani e urliamo in una lingua trasformata, diversa da quella degli altri. Iniziamo a pensare che se prima era difficile farci capire, ora è addirittura impossibile. Un impossibile così possibile ora.
Chiudiamo i pugni e afferriamo l’acqua, come se tra le dita potesse trasformarsi in una vera corda. E a volte qualcuno ci frena, ci sorprende e ritroviamo la fede. Ci sentiamo stupidi per il fatto di averla perduta, per aver sottovalutato la distanza, ma attenzione, perché ci sono poche sensazioni che danno conforto come quella di sentirsi importante per qualcuno. Ed è quella che basta per cambiare tutto il copione.
Altrimenti, nessuno lo fa.
Source: lamenteemeravigliosa.it
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direi ....indispensabile.....!!!