Il tarassaco è una pianta che fin dall’antichità, come molte altre, è considerata un’erba magica e viene usata, quindi, come oracolo: se tutti i suoi acheni volano in un unico soffio, i sogni degli innamorati si realizzano, i desideri si avverano oppure si trascorrerà un anno meraviglioso.
Narra la leggenda che, fate, gnomi ed elfi abitavano liberamente nella natura incontaminata, ma che, con la comparsa dell’uomo, gli gnomi e gli elfi si rifugiarono tra le rocce e i boschi per evitare di essere calpestati. Le fate, invece, per nascondersi e continuare a vivere nei verdi prati, decisero di trasformarsi nel tarassaco, questo tenace, robusto e persistente fiore che, anche se viene calpestato, torna subito eretto, probabilmente, grazie proprio alla magia e allo spirito delle fate.
Conosciuta nel mondo popolare come un’erba di campo benefica, ricca di proprietà alimentari e curative, è considerata anche più nutriente di altre verdure, quali broccoli o spinaci. Infatti, nella mitologia, viene raccontato che, a Teseo, leggendario re di Atene, venne consigliato di mangiare per trenta giorni di fila solo foglie di tarassaco, per diventare più forte e sconfiggere così il Minotauro.
Da sempre, è utilizzato in campo terapeutico: i medici antichi, arabi, cinesi, indiani o alchimisti medievali, si servivano delle piante e dei loro frutti per curare le malattie o mantenere il corpo in salute, tramite la Teoria delle segnature, cioè la dottrina che, attraverso l’analogia morfologica, permetteva di conoscere le piante e associarle agli organi da curare. Il tarassaco, quindi, avendo il fiore giallo come la bile gialla, iniziò ad essere usato come rimedio del fegato. Da qui, la tarassacoterapia, il notissimo programma di cure stagionali disintossicanti sia del fegato che dell’organismo intero a base di foglie o radici di tarassaco.
In combinazione con diverse piante, fiori o altri ingredienti naturali, questa pianta è utilizzata moltissimo anche in ambito estetico, ad esempio, per la preparazione di prodotti erboristici utili a curare la cellulite, il colesterolo alto, l’obesità, problemi intestinali, intossicazioni alimentari, eczemi, sfoghi e macchie della pelle, prurito, acne o per mantenere in salute i capelli, prevenendo la forfora e la calvizie.
In Italia, il tarassaco cresce spontaneamente ed ovunque, abbondante ed onnipresente, da risultare quasi infestante: lo si può trovare nei boschi, nei prati o nei campi incolti, lungo i sentieri o ai bordi delle strade.
Tutti lo conoscono per le sue proprietà curative, depurative, antinfiammatorie e disintossicanti, ma ognuno lo chiama in modo diverso, a seconda delle regioni, delle tradizioni e delle usanze popolari. Tra i più comuni:
- dente di leone per la forma dentellata delle foglie;
- soffione perché l’infruttescenza è formata da palle di semi leggeri che con un soffio volano via;
- piscialletto per le sue proprietà diuretiche, tanto che ai bambini viene raccontato che chi lo raccoglie bagnerà il letto la notte;
- girasole dei prati perché il fiore segue il corso del sole;
- orologio del pastore perché i petali si schiudono all’alba per richiudersi al tramonto;
- baromentro del contadino perché, se i semi volano via anche senza vento, i contadini assicurano che è in arrivo un temporale;
- polenta del diavolo probabilmente per l’origine suo nome Taraxacum, dal greco tarakè, scompiglio, turbamento;
- ingrassa porci perchè, ricco di proprietà, è un ottimo mangime per i mammiferi;
- cicoria matta o selvatica dal nome arabo tarakcheken che indica un tipo di cicoria;
- radicchio selvatico.
Tutta la pianta è commestibile e, perciò, utilizzata abbondantemente e in ogni modo anche in cucina:
- Le foglie hanno un gradevole sapore amaro aromatico:
si raccolgono possibilmente a marzo, prima della fioritura, quando le foglie sono più tenere e meno amare, ma si possono raccogliere tutto l’anno. Le foglie esterne, più vecchie, dure e amare si gustano cotte, in zuppe o minestroni, gnocchi, polpette, frittate o torte salate, mentre quelle interne, più giovani e tenere, semplicemente in insalate primaverili, crude, cotte alla griglia e condite con olio e limone oppure ripassate in padella con aglio e peperoncino; - I boccioli fiorali:
sono utili per la preparazione di succhi e tisane, oppure possono essere conservati in salamoia o sotto aceto per essere consumati a mo’ di capperi; - I fiori:
si raccolgono principalmente da aprile, vengono utilizzati per preparare vini, marmellate o gelatine (erroneamente definite “miele di tarassaco”), oppure per decorare e colorare ogni tipo di piatto con i loro petali giallo vivo; - La radice:
da raccogliere in autunno, va pulita benissimo, tagliata a pezzetti e fatta essiccare lentamente in forno, quindi, macinata, diventa un surrogato del caffè o un componente di miscele di caffè, orzo o altri cereali tostati; ottima anche per decotti depurativi.
Oltre che in cucina e in medicina, il tarassaco è una pianta mellifera, di rilevante interesse in apicoltura, perché fornisce alle api sia polline che nettare, per produrre il caratteristico miele ambrato, dall’odore penetrante e dal sapore poco dolce.
Il tarassaco contiene pochissime calorie, è ricco di sali minerali, quali potassio, ferro, calcio, fosforo e magnesio, di vitamine A, B, C e D e di acido folico.
Svolge un’importante azione depurativa e disintossicante, stimola le funzioni dell’intestino, del fegato e dei reni. Ha proprietà digestive, ipoglicemizzanti, diuretiche, lassative, toniche, cardiotoniche ed è utile per l’inappetenza.
E’ comunque sconsigliato in gravidanza e allattamento, in caso di gastriti, ulcere o durante terapie con antiinfiammatori, perché, una regola che vale anche per i prodotti naturali, è che un farmaco privo di effetti collaterali non può essere efficace, perciò non bisogna tacere al proprio medico se, oltre ai farmaci chimici, si assumono dei fitoterapici (phython=pianta, thérapeia=cura), in quanto le funzioni benefiche possono essere compromesse e perdere la loro efficacia.
Qualcuno vede solo erbacce, altri desideri!!
(ifioridelbene)
Source: www.ifood.it