Il pancarré è il classico pane usato per la preparazione di fragranti toast farciti o stuzzicanti tramezzini che, grazie al suo impasto decisamente morbido e soffice, si possono arrotolare o tagliare nella tipica forma triangolare per antipasti o aperitivi sfiziosi e creativi.
Oggi, quasi esclusivamente, è un prodotto industriale, difficilmente si trova nelle panetterie, ma un tempo non era così!
Legato a questo tipo di pane c’è anche un detto popolare che, come ogni modo di dire o qualsiasi espressione della lingua italiana non è mai casuale, ha una sua storia e una spiegazione che ci porta alla scoperta della sua nascita:
Il pane capovolto porta male!! Perché?
Nel Medioevo, uno dei lavori più importanti, era quello del panettiere. Insieme ai fornai, infatti, erano considerati persone privilegiate, in quanto chi si occupava di farina, anche solo con i residui della lavorazione, aveva sempre assicurato il pane per la propria famiglia.
Lavoravano la farina dall’uscita dal mulino fino alla vendita sotto forma di pane.
Ogni pane che veniva sfornato era nominato in base al cliente: il pane del cavaliere, il pane dello scudiero, il pane del servitore, il pane del pellegrino, il pane del prete, ecc., fino ad arrivare al pane del boia.
Il boia, l’esecutore di condanne a morte, era disprezzato ed emarginato dalla società e con lui tutta la sua famiglia. Questo disprezzo era sottolineato ed evidenziato proprio dai panettieri che gli consegnavano il pane al contrario, con il fondo rivolto verso l’alto. Da qui nascerebbe la tradizione popolare di non mettere mai il pane a tavola capovolto, in quanto porterebbe sfortuna.
Narra la storia (secondo alcune versioni nel 1391, altre nel 1864) che, offeso, il boia di Torino si rivolse alle autorità lamentandosi di questo comportamento e fu così che emisero un editto per vietare questo atteggiamento.
Ma fatta la legge trovato l’inganno e i panettieri si ingegnarono ed inventarono un nuovo tipo di pane, più o meno a forma di mattone, uguale sotto e sopra, ideale per essere consegnato capovolto da come era stato infornato, senza che il boia se ne accorgesse.
Che sia una leggenda, un misto di eventi storici con personaggi esistiti veramente o storie popolari, la nascita del pancarré è legata alla città di Torino.
Così come lo è quella del tramezzino, il panino triangolare costituito da due fette di pancarré: all’interno del Caffè Mulassano di Torino è incisa proprio una targa che recita “Nel 1926, la signora Angela De Michelis Nebiolo inventò il tramezzino”.
Infatti, i coniugi Nebiolo, tornati dagli Stati Uniti con un tostapane, furono i primi a proporre, in Italia, il panino caldo e croccante ripieno di prosciutto cotto e formaggio filante, il toast. Il vero successo innovativo, però, arrivò con l’idea di utilizzare questo pane morbidissimo senza tostatura e senza crosta, imbottito con infinite, sfiziose e stuzzicanti farciture (tra le più richieste oggi, ci sono quella all’aragosta, al tartufo e con la bagna cauda). Dapprima vennero utilizzate fette di pancarré accuratamente private della crosta, sostituite poi dal pane per tramezzini, ancora più soffice e morbido grazie all’aggiunta del latte nell’impasto.
Gustati insieme all’aperitivo, venivano chiamati paninetti, finché, alcuni anni più tardi, Gabriele d’Annunzio li battezzò tramezzini, diminutivo di tramezzo, a metà tra la colazione ed il pranzo, praticamente uno snack spezza-fame.
Da stuzzichino per l’aperitivo, venne proposto poco tempo dopo come spuntino di mezzogiorno, per un pasto pratico e veloce ideale per la pausa pranzo.
Pranzare con panini imbottiti era già diffuso a Londra dal 1762, grazie a John Montague, quarto conte di Sandwich: giocatore accanito di carte, durante un’importante partita, si fece portare dalla servitù due fette di pane imbottite con delle fettine di manzo tagliate sottili, riuscendo così a placare la fame evitando di alzarsi dal tavolo da gioco.
I sandwiches vennero però apprezzati in tutta la Gran Bretagna dal 1848, durante l’incoronazione della regina Vittoria che li offrì ai propri invitati in accompagnamento al tè, accanto a biscotti e pasticcini, tea sandwich. Da qui nasce la famosa tradizione britannica che prevede, insieme al tè delle 17, dei piccoli tramezzini salati, farciti perlopiù con maionese e cetrioli, da gustare in un paio di bocconi (da ogni fetta di pancarré se ne ricavavano quattro).
Mini tramezzini rustici che sono tutt’oggi un must in ogni festa o buffet: accontentano i gusti di tutti, grazie alle infinite ricette possibili (gli ingredienti che si possono abbinare sono davvero molteplici, tra salse, salumi, formaggi, verdure, uova, carne o pesce) e sono pratici da preparare, in quanto possono essere realizzati in anticipo.
Di pane in cassetta, in commercio, se ne trovano molti, ma prepararlo con le proprie mani regala emozioni e soddisfazioni uniche, dalla cura dell’impasto al profumo delizioso che si diffonde per tutta la casa.
Source: www.ifood.it
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