Un giorno al lavoro il vostro capo o collega ride di voi in pubblico o vi assegna incarichi che non vi competono e se non li portate a termine, vi sgrida e vi ridicolizza di fronte ai vostri colleghi. Senza rendervene conto, cedete a questa enorme pressione e acconsentite a fare tutto ciò che vi ordina, pur di essere lasciati in pace.
La strategia funziona. Per un po’. Ma arriva sempre il giorno in cui, per quanto facciate tutto ciò che il capo vi ordini, lui fa un ulteriore passo in avanti e vi chiede di fare qualcosa di ancora più umiliante. O vi prende in giro. O arriva persino a urlarvi addosso. Non ne potete più. Vi rivolgete al suo superiore, ma vi dice soltanto che dovete stringere i denti e che non ha soluzioni. Ma perché mai dovreste continuare a sopportare? Perché chi dovrebbe porre rimedio alla vostra situazione non prende provvedimenti? Ora basta!
Per mobbing si intende il susseguirsi di comportamenti aggressivi nei confronti di una vittima all’interno di un ambiente di lavoro che può migliorare, o peggiorare, quella situazione di abuso. Nonostante sia un fatto molto preoccupante, oggi giorno i casi di abuso al lavoro sono in continuo aumento. Anche se per poter parlare di mobbing vero e proprio devono verificarsi numerosi fattori, ce ne sono alcuni centrali di cui vogliamo parlarvi a seguire.
La persona che mette in atto l’abuso di solito presenta una personalità piuttosto peculiare. Gli aggressori tendono ad essere persone narcisiste, irascibili e con un carattere vendicativo. Inoltre, presentano spesso una bassa autostima ed elevati livelli di ansia. A questo si somma il fatto che, se occupano un livello gerarchico superiore rispetto alla vittima, si possono verificare una serie di fatti che aggraveranno la situazione.
Se la situazione è quella di superiore/dipendente, chi compie l’abuso può tormentare la vittima attraverso una supervisione eccessiva del suo lavoro e dimostrazioni di mancanza di fiducia che peggiorano il suo rendimento. Ma non solo: spesso tende a togliere responsabilità alla vittima e a cambiare le sue funzioni, sostituendole con compiti più denigranti. In questo modo, il conflitto peggiora.
A queste caratteristiche dell’aggressore bisogna sommare una serie di condizioni che si possono verificare nell’ambiente di lavoro e che permettono che questa situazione sussista. Per esempio, se nel lavoro la domanda è molto alta, ma la disponibilità di risorse è bassa, è più probabile che si verifichino casi di mobbing. Inoltre, anche le caratteristiche dei dirigenti aziendali che supervisionano il lavoro del capo in questione svolgono un ruolo importante.
Se i dirigenti sono poco capaci, questo influisce sul lavoro di tutta la squadra. E allo stesso modo influisce la loro capacità di leadership nel gruppo. Se sono dirigenti passivi e dispotici, che prendono decisioni arbitrarie, renderanno più facile il proliferare di episodi di mobbing nell’azienda. Perché? Perché sono le caratteristiche dei supervisori che spesso adottano una posizione permissiva nei riguardi dell’aggressione e del mobbing al lavoro.
Il fatto che i dirigenti permettano che il mobbing sussista è molto preoccupante. Questa mancanza di rispetto non solo ha ripercussioni negative sul lavoratore che ne è vittima, ma implica anche dei costi aggiuntivi per l’azienda e per la società in generale. Proprio per questo motivo, risulta paradossale che i supervisori che potrebbero farla finita con queste situazioni non lo facciano e lascino correre, perché le situazioni spesso si complicano e risolverle diventa sempre più complicato.
Il mobbing sul lavoro ha una serie di ripercussioni sulla vittima. Prima di tutto, avrà delle conseguenze sulla sua salute psicologica. Possono presentarsi i primi sintomi di ansia e depressione, accanto a sentimenti di rabbia e di esaurimento emotivo. Ma si producono anche stanchezza e disturbi fisici, oltre all’alterazione del sonno.
Oltre a questi problemi per il lavoratore, il mobbing ha anche delle conseguenze negative per l’intero gruppo aziendale. Per colpa di questa situazione sempre più insopportabile, la vittima spesso chiede un permesso per motivi di salute. I dipendenti che non lo fanno, peggiorano in ogni caso il loro rendimento sul lavoro, perché la loro soddisfazione e il loro attaccamento all’azienda diminuiscono, mentre aumenta la voglia di dare le dimissioni.
Questa situazione, inoltre, si ripercuote anche sugli altri dipendenti che ne sono testimoni. Chi assiste ad atti di mobbing può sviluppare stress, esaurimento emotivo e un atteggiamento negativo nei confronti dell’ambiente di lavoro. Infine, questi conflitti sul lavoro si possono ripercuotere anche su altri ambiti della nostra vita, come quello familiare.
Considerati gli alti costi del mobbing, sia a livello sanitario che economico e aziendale, diventa sempre più necessario affrontare questa situazione e porvi rimedio. In modo concreto, le aziende devono abbandonare l’atteggiamento passivo e permissivo di fronte a queste situazioni. Come?
Alimentando un atteggiamento positivo ed eliminando i fattori che influiscono sullo sviluppo del mobbing, come il sovraccarico di lavoro, la mancanza di un leader capace di motivare il gruppo o il senso di ingiustizia percepito dai dipendenti.
In questo senso, è bene formare capi squadra che siano giusti e solidari, potenziando il ricorso all’intelligenza emotiva, in modo che sappiano come comportarsi se qualcuno denuncia una situazione di mobbing. Inoltre, è bene che conoscano e sappiano come mettere in atto un protocollo di provvedimenti che elimini la situazione alla radice. Sfortunatamente, ben poche imprese hanno un protocollo di questo tipo e molto spesso il personale prende decisioni incerte e poco meditate quando si verifica una situazione di questo tipo.
L’azienda stessa deve stabilire una politica chiara rispetto al mobbing, evitando qualsiasi ambiguità e stabilendo protocolli pratici su come denunciare e affrontare le situazioni di abuso sul lavoro. È bene che ci siano mediatori specializzati sul luogo di lavoro. Inoltre, è una buona idea anche che i dipendenti seguano un corso di autocontrollo emotivo e gestione dello stress, in modo che acquisiscano gli strumenti necessari a gestire le diverse situazioni di conflitto che possano presentarsi.
Il mobbing è un problema reale e molto più comune di quanto non riflettano le statistiche, visto che una delle sue principali caratteristiche è che spesso si cerca di silenziarlo. A nessun’azienda piace ritrovarsi coinvolta in uno scandalo di questo tipo e molte considerano, anche se non lo dicono apertamente, che i “panni sporchi” debbano essere lavati in casa. Si tratta, dunque, di un problema che molti vorrebbero restasse invisibile.
Ma considerato l’alto costo psicologico, fisico ed economico, non solo per la vittima, ma anche per l’azienda e la società in generale, è necessario sviluppare delle politiche per farvi fronte. Ed è a maggior ragione importante che siano politiche che nascano dall’azienda stessa.
Non si può adottare un atteggiamento permissivo nei confronti del mobbing. È fondamentale che la vittima percepisca che c’è qualcosa che può fare per porvi rimedio e che l’azienda la aiuti a farlo, per evitare che chi soffre un abuso si senta indifeso e che il problema del mobbing sul lavoro continui ad aggravarsi.
Source: lamenteemeravigliosa.it
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