Il Fato.
Dal latino “fari” che significa “dire – decretare “, è la parola di Dio, il quale, come uscendo dal suo silenzio, pronuncia il fatale FIAT che dà inizio alla creazione.
La parola, o il suono, è all’origine di tutte le cose.
Si dice che Dio avrebbe formato il mondo con le 22 lettere dell’alfabeto ebraico e i primi 10 numeri fondamentali (sefirot) permutando o anagrammando tutti questi elementi in una tale quantità di combinazioni “che la bocca non può dire e l’orecchio non può udire “.
Il fato, è una sorta di tela cosmica costituita da fili invisibili che collegano tutte le cose e tutte le vite in una rete di comunicazioni sublimali, per cui possiamo dire che nel mondo tutto occorre e concorre alla vita di ogni singolo essere, dal più grande al più piccolo, dal più nobile al più spregevole, in una interdipendenza delle più diverse nature. Anche il minimo fatto accade con la partecipazione dell’intero universo, che ogni uomo è incastrato nella vita di tutti ed è artefice e responsabile di tutte le azioni, che in ciascuno di noi c’è l’intera umanità, per cui ciò che fa uno è come se lo facessero tutti simultaneamente, in una susseguente molteplicità e diversità di tempi e di luoghi.
Il fato è la Grande Legge, o Legge delle leggi, stampata e chiusa nella mente di Dio, esso ha due aspetti, uno statico, immutabile, assoluto ed eterno, l’altro dinamico, mutevole, relativo e temporale. È irrevocabile e non può modificarlo neppure Dio, perché Dio stesso è il fato.
Ora affinché la legge fatale possa realizzarsi, bisogna che gli uomini non sappiano di essere dei suoi semplici e passivi esecutori, ma si ritengano liberi. Tale loro convinzione è un “espediente” divino per spingerli ad agire e ad attuare per l’appunto il fato. Il libero arbitrio è un velo che Dio pone davanti agli occhi degli uomini per nascondere loro quella legge di necessità che li governa ed attuare, sia pure su un piano illusorio, la “sua” libertà.
(Pensiero di Plutarco)
Maura Luperto