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Il dolore di migliaia di donne in un tweet #quellavoltache

“Perché non hai parlato? Perché non hai detto niente? Perché non hai gridato, perché non hai denunciato, perché non ti sei ribellata, perché non l’hai preso a calci nelle palle? Quando una donna parla di molestie, stupro, situazioni in cui si è sentita forzata, la domanda contiene la risposta. Non ha parlato perché nessuno, in fondo, le avrebbe dato credito”. Così, sul suo blog, la giornalista e blogger Giulia Blasi, conduttrice di Hashtag Radio Uno (programma quotidiano dedicato alla satira su Twitter che va in onda su Rai Radio 1 dal lunedì al martedì alle 19.20), il 13 ottobre ha lanciato un’iniziativa che in poche ore è diventata virale sui social, con l’hashtag #quellavoltache.

Si tratta, spiega la promotrice dell’iniziativa, che da anni si occupa di social media a livello professionale, di “un progetto narrativo estemporaneo per raccontare le volte in cui siamo state molestate, aggredite, ma anche le volte in cui ci siamo sentite in pericolo e non sapevamo bene perché, e ci davamo delle cretine per esserci messe in quella situazione. Perché il patriarcato che non ti crede è lo stesso che cerca di colpevolizzarti per quello che ti infligge. Avete qualcosa da raccontare?”, chiede la Blasi. Quindi invita a usare #quellavoltache “su Twitter, Facebook, Instagram, il vostro blog, Medium, dove vi pare. Dite a tutti come vi siete sentite, cosa avete pensato, perché non avete parlato, e se avete parlato, cosa è successo poi”. Quindi racconta la sua storia. Banale e senza conseguenze drammatiche, se vogliamo, ma sconvolgente dal punto di vista psicologico per una ragazza di 20 anni.

 

I cinguettii di dolore e rabbia

I siti web Gaypost e Pasionaria hanno raccolto l’appello a diffondere la campagna e hanno deciso di farsene megafono pubblicando le storie condivise sui social con l’hashtag #quellavoltache e ospitando i racconti di chi preferisce non usare il proprio profilo social per denunciare e vuole mandare una mail privata ai siti. L’iniziativa ha trovato subito enormi consensi sul web, a partire da Asia Argento dalle cui dichiarazioni al New Yorker è partita questa offensiva contro l’ex padrone di Hollywood, Harvey Weinstein, che su Twitter ha invitato le donne a denunciare.

E sono arrivate tante storie. Raccontate in un tweet o in un post su Facebook. Di seguito raccogliamo i ‘cinguettii’ di dolore e rabbia delle donne che, in poche battute, sintetizzano la loro esperienza, sempre drammatica. E i loro ‘cinguettii’ diventano un urlo assordante.

L’esame universitario

Gli amici del mio ragazzo

Colpa del vestito che indossavo

Molestie sul treno

Avevo 10 anni, ero “troppo carina”

Lo stimatissimo prete del paese

La palestra per superdotati

“Se scrivi di sesso”

Il vecchio sull’autobus

Un fiume in piena

Ma le testimonianze continuano e i cinguettii diventano un urlo di dolore al quale è impossibile restare indifferenti e non prendere una posizione netta.

 

Source:www.agi.it

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