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Il costo della carne sull’ambiente e’….

di TERESA PANZARELLA

Gli allevamenti intensivi inquinano i fiumi europei. È ciò che emerge dall’ultimo rapporto di Greenpeace sulle conseguenze ambientali della produzione industriale di carne e prodotti lattiero caseari. “Il costo nascosto della carne”, questo il nome del rapporto, che raccoglie i campionamenti fatti in 29 fiumi e canali di irrigazione, in regioni europee con una forte presenza di allevamenti intensivi. I campioni sono stati esaminati per verificare l’eventuale presenza di medicinali ad uso veterinario, pesticidi, nutrienti e metalli. Dieci i paesi europei presi in esame durante i mesi di giugno e luglio 2018.

Secondo i risultati della ricerca i farmaci veterinari sono stati trovati in 23 casi su 29 analizzati. 21 farmaci diversi rilevati, 17 erano antimicrobici, di cui 12 antibiotici. Tutti i campioni contenevano pesticidi: 104 in totale, di cui 28 ormai vietati in Ue. Le concentrazioni di nitrato in tutti i casi erano inferiori al limite di 50 mg per litro stabilito dall’Ue. Ciononostante, in 15 campioni sono stati trovati livelli di nitrati che potrebbero essere dannosi per gli invertebrati, i pesci e gli anfibi più sensibili.
Tutto ciò causa una serie di conseguenze non indifferenti sia per l’uomo che per l’ambiente che lo circonda. In primis aumenta sempre più per noi il rischio di sviluppo di antibiotico-resistenza. L’uso eccessivo e scorretto di antibiotici, infatti, fornisce ai batteri più possibilità di diventare resistenti ad essi. Questo fenomeno potrebbe portare in futuro all’inefficacia di alcune cure per determinate patologie. L’abuso di pesticidi e inquinanti inoltre rappresenta una minaccia per diverse specie, mentre un’eccessiva presenza di nutrienti causa una rapida crescita delle fioriture algali nei corsi d’acqua. Con conseguente esaurimento di ossigeno quando le alghe si decompongono.
Il rapporto di Greenpeace mostra che anche in Italia i risultati non sono trascurabili: i campionamenti sono stati effettuati in Lombardia, dove si concentra oltre la metà della popolazione nazionale di suini. In particolare nel campione raccolto in provincia di Brescia sono stati trovati 11 diversi tipi di farmaci, 7 dei quali antibiotici: il numero più alto trovato in un singolo campione di tutta l’indagine.
Secondo i dati Eurostat ogni anno in Europa vengono prodotte circa 47 milioni di tonnellate di carne. Circa 1,8 kg alla settimana per ogni abitante. A questi si aggiungono annualmente oltre 150 tonnellate di latte vaccino, circa 6 litri a testa alla settimana. È quindi evidente che gli allevamenti intensivi hanno un impatto sempre più significativo sul nostro ecosistema.
Per queste ragioni Greenpeace rilancia il suo appello e chiede alle nazioni europee di non sostenere la produzione intensiva di bestiame con denaro pubblico; promuovere una minore e migliore produzione di carne e prodotti lattiero-caseari; aumentare il sostegno per la produzione ecologica di frutta e verdura; rafforzare i requisiti ambientali da rispettare per ricevere le sovvenzioni agricole e infine garantire la trasparenza e l’accesso ai dati relativi all’ammontare delle sovvenzioni dell’Ue destinate alla produzione intensiva di carne e prodotti lattiero-caseari.
E anche in questo caso “Meno è meglio”, come recita il famoso slogan dell’associazione ambientalista sul consumo di carne e derivati.

 

Source: lanuovaecologia.it

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