Nuova sfida social: le opere dei musei riprodotte in casa
Fonte: DIRE – Link articolo
Il Mibact rilancia l’inziativa del Getty Museum di Los Angeles
Riprodurre i capolavori dell’arte con gli oggetti che si hanno in casa.
È questa la nuova sfida che lancia il ministero dei Beni culturali, portando anche in Italia l’iniziativa messa in campo dal Getty museum di Los Angeles, che lo scorso 25 marzo ha invitato i suoi utenti, costretti alla social distancing a causa del coronavirus, a ‘copiare’ le loro opere preferite usando oggetti, e anche persone, a disposizione nella propria abitazione.
Divertenti e soprattutto decisamente creative le risposte arrivate dai cittadini, americani e non, che hanno condiviso le loro riproduzioni casalinghe: ecco un aspirapolvere che si trasforma in una antichissima arpa, carote e perline che diventano i celebri Iris di Van Gogh, così come i suoi Girasoli che si materializzano in una composizione di mestoli da cucina.
E ancora, la scena di Lot e le sue figlie dipinta da Orazio Gentileschi riprodotta da un papà con le sue due bambine, L’urlo di Munch che rivive grazie a una patata sbucciata ad hoc e addirittura un gatto immortalato in una posa che ricorda un Picasso.
E allora perché non farlo anche prendendo spunto dalle meraviglie conservate nei musei italiani? L’invito del Mibact è semplice: basta scegliere un’opera tra quelle del nostro patrimonio, cercare gli oggetti giusti che si hanno in casa e con quelli ricreare l’opera.
E poi “condividila con noi!”, dice il ministero su Twitter, usando gli hashtag #iorestoacasa #museumfromhome #lartetisomiglia #MiBACT.
Il gioco social richiama infatti anche ‘L’arte ti somiglia’, la campagna creata dal Mibact per promuovere i musei italiani: “Volti, pose ed espressioni di donne e uomini, bambini, ma anche dei nostri animali. L’arte ti somiglia è il tuo patrimonio, è il tuo futuro, vive accanto a te!”.
Slogan e immagini (https://beniculturali.it/lartetisomiglia) che possono diventare fonte di ispirazione per questa nuova sfida creativa tutta casalinga.
Fonte: DIRE – Link articolo