Lam ha ottenuto 777 dei 1.194 voti del “Comitato dei Mille” che elegge, ogni cinque anni, in base alla Basic Law, la legge fondamentale di Hong Kong, il capo esecutivo della Regione amministrativa speciale cinese, mentre il suo principale rivale, l’ex segretario alle Finanze, John Tsang, ha ricevuto 365 preferenze, mentre, molto staccato, il terzo candidato alla carica di Ceo di Hong Kong, il giudice in pensione Woo Kwok-hing, ha ottenuto solo 21 voti a suo favore. Carrie Lam era la scelta preferita da Pechino, mentre lo schieramento pro-democratico era a favore di John Tsang. All’interno dei pro-democratici si sono levate voci di polemica contro l’elezione della Lam, la cui vittoria non rispecchierebbe il sentimento della maggioranza della popolazione e la sua sarebbe stata una “selezione e non un’elezione”.
Pechino, invece, ha voluto sottolineare, tramite l’Ufficio per i rapporti con Hong Kong a Macao del Consiglio di Stato, che Lam “soddisfa gli standard del governo centrale”. Lam ha ricevuto anche le congratulazioni dell’attuale Capo Esecutivo di Hong Kong, Leung Chun-ying, che rimarra’ in carica fino al 30 giugno prossimo, e del governo di Taiwan: l’Ufficio per le Relazioni con la Cina continentale ha chiesto in un messaggio a Hong Kong di “consolidare il rapporto in maniera pragmatica”. Lam ha ricevuto messaggi anche dai suoi avversari: Woo Kwok-hing, ha auspicato che Lam possa “riportare l’armonia a Hong Kong”, mentre John Tsang l’ha definita “una persona capace”.
“Hong Kong, la nostra casa, soffre di una divisione piuttosto seria e ha accumulato molta frustrazione. La mia priorita’ sara’ sanare questa divisione e alleviare la frustrazione, e unire la societa’ per andare avanti”. Lam conosce bene le divisioni e le frustrazioni all’interno di Hong Kong: fu lei, e non un ormai compromesso Leung Chun-ying, a rappresentare il governo locale nel confronto televisivo con gli studenti che avevano occupato il centro dell’isola. Il dibattito fu l’unico tra le due parti e non porto’ ad alcun riavvicinamento: le occupazioni contro la proposta di modifica dell’elezione della massima carica di Hong Kong proposta da Pechino continuarono per altri due mesi, fino all’11 dicembre di quell’anno, quando il centro di Hong Kong venne sgombrato dagli ultimi manifestanti.
Carrie Lam entrera’ ufficialmente in carica il primo luglio prossimo, data che coincide con il ventesimo anniversario del ritorno di Hong Kong alla Cina. Nel suo discorso, Lam ha detto di volere piu’ democrazia a Hong Kong, ma ha sottolineato anche che ci sono altri problemi di cui soffre la citta’, da cui sarebbe meglio cominciare. La riforma politica dell’isola verra’ dunque messa da parte, anche se i problemi riguardanti il meccanismo di elezione del capo esecutivo non sono destinati a scomparire: dalle pagine del ‘South China Morning Post’, il maggiore quotidiano di Hong Kong, un’editoriale firmato da una delle ex candidate alle elezioni di oggi, Regina Ip.
Ritiratasi a inizio marzo per mancanza di consensi, Ip ha sottolineato che le istanze di suffragio universale che si levano dalla societa’ “non possono essere ignorate”. La questione di dare a sempre piu’ cittadini di Hong Kong la possibilita’ di scegliere il proprio leader, scrive oggi Regina Ip, “semplicemente non scomparira’”.
Source: www.corrierequotidiano.it
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