Ho aderito al progetto di GREEN ITALIA con entusiasmo e determinazione. Un progetto in cui credo e che, come tutti noi, ho contribuito a far nascere e per il quale mi impegnerò per rafforzarlo sempre più. Ovviamente cercando, per quanto mi riguarda, di mettere a disposizione la mia esperienza professionale nel settore dell’energia e dell’ambiente.
Vorrei sviluppare il mio intervento prendendo spunto dalla parola GREEN che caratterizza il nostro simbolo. Parola che contiene in sé gli elementi essenziali che dovranno costituire gli assi portanti della nostra azione politica.
GREEN è la parola inglese che significa VERDE, da sempre il colore della speranza: in questo caso la speranza è che GREEN ITALIA possa far rinascere la politica come l’Araba Fenice che prese nuova vita dalle proprie ceneri.
Viviamo tempi particolari caratterizzati da divisioni, da esigenze protezionistiche, da delimitazioni territoriali per escludere (il riferimento alla politica di TRUMP viene spontaneo), da affermazioni di autonomia (il referendum BREXIT che ha portato la Gran Bretagna fuori dell’Europa), da vari separatismi per sostenere la propria identità, da emarginazioni, da conflitti e da fenomeni di migrazione di popoli e di persone povere verso Paesi più ricchi e accoglienti.
Può sembrare strano, ma questo è un tempo propizio per avviare una politica di aggregazione. Andare controtendenza: questa sarà la forza ed è questo il messaggio che dobbiamo far emergere. Le unioni anche “plurali” che arricchiscano il confronto democratico sono un esempio da contrapporre alle “scissioni”. Superamento del concetto di “maggioranza” e “minoranza” che non hanno più senso in una dialettica in cui esiste integrazione delle idee per cui un indirizzo politico è la sintesi unitaria di varie visioni e rappresenterà la VISIONE. Una politica senza “correnti” se non quelle che dovrebbero stabilizzare e dare energia per intraprendere un percorso comune.
Il tema della Giustizia ha occupato da molti anni il dibattito politico. L’esigenza di ridurre i tempi per la conclusione dei procedimenti amministrativi e penali rappresenta, ancora, una priorità. Ma qui vorrei sottolineare che c’è necessità di una “Giustizia sociale”, e anche di una “Giustizia ambientale” e vorrei dire di una “Giustizia climatica”. Perché i cambiamenti climatici rappresentano un grave pericolo per l’intera umanità e soprattutto perché le azioni sul clima contrappongono due mondi: il mondo industrializzato e con un’economia di mercato e il mondo dei Paesi in via di sviluppo più vulnerabili agli eventi estremi innescati dai cambiamenti climatici. Favorire la cooperazione fra questi due mondi significa creare una connessione che consenta di assicurare e trasferire risorse dai Paesi ricchi ai Paesi poveri per attuare interventi di adattamento ai mutamenti del clima.
Responsabilità della nostra generazione nei confronti delle generazioni future. Questo è un grande tema che deve rafforzare il rapporto intergenerazionale. Dobbiamo impegnarci a raccogliere e interpretare le aspettative dei giovani e dei giovanissimi, dei cosiddetti “Millennials” cresciuti nel tempo della rivoluzione comunicativa che ha liberato numerosi canali “social” dove condividere esperienze, paure, gioie, sogni.
A questa nuova generazione è indispensabile fornire prospettive e ideali affinché non si sentano più “Avatar” di un mondo virtuale, ma che siano protagonisti di una rivoluzione in un mondo reale per la costruzione di un “mondo nuovo” (utilizzando il titolo del romanzo di Aldous Huxley) dove le barriere dei preconcetti, delle ineguaglianze, degli stereotipi lascino il posto all’integrazione e all’evoluzione.
Guardare all’economia reale, restituendo il suo vero significato che non deve solo rispondere a una logica di mercato e all’equilibrio fra domanda e offerta, ma anche a una logica di sviluppo e benessere dei territori e delle Comunità. “Benefit sharing” o benefici condivisi, potrebbe essere la parola d’ordine per costruire un’economia che utilizzi in maniera razionale ed efficiente le risorse (in maniera non speculativa) e limitando le operazioni puramente finanziarie che non restituiscono valore se non per pochi.
Tutti sappiamo, e il rapporto OXFAM lo conferma, che l’1% della popolazione mondiale detiene circa il 50% della ricchezza globale e ciò rappresenta una stortura oltre ché un aspetto di carattere etico. La disuguaglianza economica rappresenta la maggiore minaccia della stabilità sociale. L’Italia riflette l’andamento internazionale: circa l’1% della popolazione detiene il 25% della ricchezza nazionale. Quindi puntiamo ad un’economia fatta di lavoro, per assicurare lavoro; ad un’economia che contenga elementi per contrastare l’evasione fiscale, per garantire l’equità; ad un’economia che non sprechi, ma recuperi per stimolare investimenti e nuova occupazione.
Vogliamo un’Europa di tutti, dove tutti si possano riconoscere. Un’Europa di solidarietà e non solo di rigore e di parametri finanziari. Un’Europa che sia di “carne e anima” e non un concetto astratto. Un’Europa che faccia tesoro delle diverse peculiarità che la caratterizzano e che la rendono esclusiva. Un’Europa che rappresenti una guida, un punto fermo nello scacchiere internazionale, forte della sua variegata ricchezza politica, storica, culturale, artistica, paesaggistica. Un’Europa veramente unita che interpreti e valorizzi in modo innovativo il suo immenso patrimonio che è, e sarà, fondamentale per costruire un mondo di integrazione e di condivisione.
Il tema della Natura e della sua salvaguardia è essenziale nella politica di GREEN ITALIA. L’ultimo rapporto del Ministero dell’Ambiente sullo “Stato del Capitale Naturale” (consegnato al Presidente del Consiglio) ci conferma che l’Italia ha un patrimonio naturale di notevole qualità e quantità: patrimonio, come afferma il rapporto, “il cui valore non è stato ancora interamente rilevato nei sistemi contabili e statistici” e la cui fragilità aumenta la vulnerabilità del nostro Paese agli eventi estremi che possono verificarsi.
Ovviamente, il rapporto conferma anche che sono numerosi i fattori di pressione antropica che incidono sul valore del Capitale Naturale. Tra essi troviamo l’inquinamento atmosferico, gli effetti dei mutamenti climatici, l’accumulo di rifiuti non biodegradabili, il consumo di suolo, l’abusivismo edilizio, gli incendi boschivi, la perdita di biodiversità marina, l’introduzione di specie aliene invasive, lo sfruttamento non sostenibile di minerali e acqua, i cambiamenti di destinazione d’uso del territorio, la copertura artificiale del suolo con distruzione del paesaggio.
Il 2016 si è chiuso con due avvenimenti tragici: i terremoti del Centro Italia che hanno visto coinvolte tre regioni, il Lazio, Le Marche e l’Umbria. Ma il 2017 si è aperto con un altro avvenimento tragico: quello abruzzese dell’hotel di Rigopiano. Ecco, questi avvenimenti non devono più accadere! Per tanti anni il territorio è stato violentato anche con scelte scellerate che hanno consentito la realizzazione di strutture definite “ecomostri”.
Questi, i temi che ho sentito di sottoporre all’attenzione di questa assemblea. Temi che dovranno costituire la linea d’indirizzo delle nostre iniziative politiche con le finalità di coinvolgere un’ampia parte della popolazione e di restituire credibilità alla politica. Il nostro obiettivo è, quindi, quello di dare avvio all’”Ecologia della Politica” intesa come “Oikos” (CASA) e Logos (DISCORSO), quindi un centro di ascolto e di rappresentanza che unisca tutti con l’unica missione di riportare l’Italia ad essere un Paese guida per l’Europa e per il contesto internazionale.
Source: greenitalia.org
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