La proposta del governo regionale siciliano, contenuta nella finanziaria 2018, di abolire il corpo di vigilanza del Parco dei Nebrodi e di spostare i guardiaparco nelle stazioni forestali della provincia di Messina è una proposta inaccettabile, costituisce un gravissimo arretramento per il mondo delle aree protette e non risolverebbe alcun problema dell’agonizzante Corpo forestale regionale.
Innanzitutto, la legge regionale 14/88 sulle aree protette prevede l’obbligo per tutti gli enti parco di dotarsi di uno specifico corpo di vigilanza, quindi invece di sopprimere quelli dei Nebrodi andrebbero costituti i guardiaparco anche su Madonie, Etna, Sicani e Alcantara. Inoltre, il Parco dei Nebrodi interessa diversi comuni ed estese superfici boscate delle province di Catania e di Enna. Facendo confluire i guardiaparco solo nelle strutture della provincia di Messina, territori delicati verrebbero così privati di un importante presidio.
Questa soluzione, che riguarda appena trenta persone, oltre a dare una “mazzata” al Parco dei Nebrodi, non risolverebbe in alcun modo i problemi strutturali del Corpo forestale siciliano, che versa in uno stato di coma irreversibile per i continui pensionamenti, per le promozioni in massa ai gradi di ufficiale, per la mancanza da decenni di giovani agenti e sottufficiali, per la chiusura di numerosi distaccamenti sul territorio.
I pressanti problemi di assenza di vigilanza a fini ambientali, di tutela dei boschi e di lotta agli incendi si affrontano reclutando qualche centinaio di nuovi agenti e ispettori, come sta facendo ad esempio la Provincia autonoma di Trento per il suo Corpo forestale provinciale. O, meglio ancora, favorendo definitivamente la diffusione capillare sull’intero territorio siciliano dei nuovi comandi dei carabinieri forestali, come sta avvenendo con ottimi risultati nelle Regioni a statuto ordinario dopo l’accorpamento nei Carabinieri del soppresso Corpo forestale dello Stato.
Source: lanuovaecologia.it