Nasce come una semplice contadina nel 1412, consacra la propria esistenza a Dio per sua decisione a 13 anni, e viene condannata al rogo a 19. La vita di Giovanna D’Arco è già una leggenda per i suoi stessi contemporanei; in un’epoca dichiaratamente ostile alle donne come poteva essere il Medioevo, non stupisce come avesse dell’incredibile la storia di una giovanissima donna, per di più non istruita, che riesce non solo a guidare spiritualmente un esercito, diventando fondamentale per l’esito della logorante Guerra dei Cent’anni tra Francia e Inghilterra, ma anche a mettere in difficoltà una schiera di teologi e uomini di Chiesa, che riescono in ultimo a condannarla come eretica – per poi riabilitarla quasi 500 anni dopo.
Scrittori, compositori, pittori e registi hanno raccontato la figura mistica di Giovanna, una santa senz’altro atipica che scende sul campo di battaglia, indossa abiti maschili e non fa parte di alcun ordine religioso. È mossa unicamente dalle sue visioni che le comandano di portare a termine la sua missione: liberare la Francia dagli inglesi.
Giovanna nasce a Domrémy il 6 gennaio del 1412 in una famiglia di contadini. La sua formazione religiosa è composta da qualche preghiera insegnatale dalla madre e nulla più. Il suo rapporto con la fede è di natura intima e proviene da un misticismo che si manifesta molto presto, a 10 anni, quando comincia a sentire delle voci – che dice appartenere alle sante Caterina e Margherita e all’Arcangelo Michele. Inizialmente tiene questi episodi per sé e non ne parla ai genitori; poi, quando rifiuta una proposta di matrimonio decide con una straordinaria fermezza di voler consacrare la propria vita a Dio e prendere un’altra strada, che riguarda la guerra in corso (chiamata Guerra dei Cent’anni).
Le lotte tra i pretendenti al trono francese, infatti, hanno fatto sì che alcuni di loro si alleassero con gli inglesi per contrastare il delfino Carlo VII, figlio dell’ultimo Re di Francia, sostenuto dai cosiddetti “lealisti”. Le voci soprannaturali che si manifestano alla piccola Giovanna le affidano una missione specifica: aiutare i lealisti e il delfino Carlo VII, riconquistando la città di Orleans. Giovanna ha bisogno di un esercito per sconfiggere gli inglesi – che al tempo controllano quasi metà del regno di Francia. Per questo, si rivolge direttamente al Delfino. Si reca a corte vestita in abiti maschili e chiede il colloquio con il principe – che le viene concesso. Dopo diverse verifiche degli uomini fidati del re, Giovanna riesce a conquistare la sua fiducia e viene mandata ad affiancare l’esercito – pur senza ricoprire un ruolo ufficiale. Inizia così a dirigersi verso Orleans.
Il 29 aprile 1429 Giovanna entra in città accolta dai cittadini, a cui erano già giunte le storie relative alle gesta della giovane pulzella dall’armatura bianca. Grazie al coraggio, alla determinazione e al carisma di Giovanna, l’esercito resiste agli attacchi inglesi e ottiene numerose vittorie, tra cui la fondamentale conquista della città d’Orleans. Le leggende sul suo conto si moltiplicano: si racconta che non si levasse mai l’armatura, neanche per dormire, e che avesse doti straordinarie di chiaroveggenza che le permisero, per esempio, di far ritrovare una spada sepolta sotto un altare in una chiesa di Santa Caterina di Fierbois – di cui nessuno sapeva l’esistenza.
Ma la missione non è conclusa: dopo aver conquistato Orleans, Carlo deve salire al trono ed essere incoronato nella città di Reims – dove tradizionalmente si consacravano i sovrani francesi. La città si trova in territorio nemico e dunque il principe non vuole raggiungerla. Giovanna, riconquista città dopo città fino a riprendere Reims, per permettere a Carlo VII di venire incoronato.
L’obiettivo di restituire il regno al legittimo sovrano è compiuto, ma gli inglesi hanno ancora Parigi: pur non sentendo le voci celestiali che prima l’avevano guidata nelle sue imprese, Giovanna continua la riconquista delle città, ancora sotto il dominio inglese, e per la prima volta non solo viene sconfitta ma le voci parlano della sua cattura. E così avverrà: il 23 maggio durante una battaglia nei pressi di Compiègne, viene fatta prigioniera dai Borgognoni e venduta agli inglesi. Non si sa se fu tradimento (se la chiusero fuori dalla mura della città di proposito o no); in ogni caso, Giovanna viene catturata e portata in carcere, dove rimarrà per tutto l’inverno in isolamento, legata giorno e notte con robuste catene, in una cella fredda e sporca. Uccidere un prigioniero era vietato dalla chiesa, ma lasciarlo in condizioni al limite del sopportabile, no.
Giovanna nel 1431 viene condotta al castello di Rouen, di fronte al tribunale ecclesiastico asservito agli inglesi. Possibile che una ragazza così giovane riesca a ribaltare gli esiti di un conflitto? Non è forse soltanto una ragazzina esaltata, dalle abitudini scandalose e dalla condotta immorale che va fermata? Il tribunale cerca in tutti i modi di trovare una valida accusa per incriminarla (e accusando lei, colpire di riflesso il sovrano francese), ma in realtà non c’è niente di eretico nella condotta e nella fede di Giovanna. Nonostante le torture, non cade in preda allo sconforto; non si contraddice e mantiene la lucidità. Spera nell’intervento di Re Carlo, ma lui non dice una parola. È troppo rischioso: nel caso fosse stata condannata come colpevole, lui sarebbe stato un sovrano aiutato da una strega a salire al trono. Una posizione troppo scomoda per permettergli di scendere in campo in sua difesa. Eppure, la giovane ragazza analfabeta dà del filo da torcere agli studiosi di teologia, che vogliono dimostrare a tutti i costi che la sua fede non sia conforme all’ortodossia. Il rapporto di Giovanna con il divino è intimo e genuino e lei si dimostra irremovibile anche di fronte alle torture. Mantenuta in vita a pane e acqua, riesce a resistere e non dar modo al tribunale di estorcerle qualcosa che può usare contro di lei. Viene provata la sua verginità e di fatto non ci sono evidenze della presunta stregoneria, né di altre condotte non ortodosse. Si focalizzano così sull’unico elemento su cui possono insistere: la sua abitudine a indossare abiti maschili. Giovanna motiva la scelta sulla base della praticità – vestirsi da uomo era più comodo per viaggiare e per combattere. Poi su questo aspetto, inizialmente tenuto meno in considerazione, il tribunale insiste e la giovane sostiene che sono le voci a imporle questi abiti. E sarà proprio questo elemento a essere il motivo centrale della sua condanna.
Il 24 maggio 1431 viene dichiarata eretica e scomunicata: la attende la morte al rogo. A sto punto Giovanna viene messa nelle condizioni di accettare l’abiura e l’ergastolo. Ma quattro giorni dopo, in seguito ad alcuni tentativi di violenza da parte dei suoi carcerieri, la giovane indossa gli abiti maschili (probabilmente gli unici che le avevano lasciato a disposizione) e infrange la sua abiura, sostenendo di averli ripresi di sua iniziativa e decidendosi ad affrontare il suo destino, senza rinnegare nulla di ciò che aveva sostenuto durante il processo. Il 30 maggio 1431 viene condotta in piazza, rasata dal boia, e arsa viva mentre grida il nome di Gesù.
Dopo qualche anno le sue profezie si avverano: gli inglesi vengono cacciati dalla Francia e Carlo VII può governare in pace. Ma il suo nome è ancora legato alla figura di Giovanna, la giovane condannata come eretica. Il Re dunque, comanda una revisione del processo e il risultato è prevedibile: viene annullato. Nel 1456, con Papa Callisto III, la Chiesa dichiara nullo il processo, a seguito di una seconda inchiesta. Nel 1894 Papa Leone XIII inizia il processo di beatificazione che avverrà nel 1909 con papa Pio X, per poi essere proclamata Santa da Papa Benedetto XV il 16 maggio 1920. Oggi la Pulzella D’Orleans – dichiarata prima eretica e poi beatificata – è la santa patrona di Francia.
Source: freedamedia.it
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