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Gilda Radner: l’importante è ridere

Quando ancora la mia vita era illuminata dalla magica presenza di Tele Più, mi è capitato di vedere un film, in un pigro pomeriggio estivo, che parlava di un’attrice che non conoscevo, di nome Gilda Radner. L’ho iniziato a guardare senza troppe aspettative, ma col proseguire della storia mi sono appassionata sempre di più, fino a scoprire che si stava parlando di una delle comiche più amate d’America, regina indiscussa della prima “classe” dello storico programma della NBC, il Saturday Night Live.

Nella biografia televisiva che stavo guardando – per puro caso! – venivano raccontate le storie “dietro le quinte” di quel gruppo di attori leggendario che ho sempre amato: dal 1975, anno della prima messa in onda del programma, al 1981 (anno in cui Gilda lascia il programma), Billy Murray, John Belushi, Dan Aykroyd, Chevy Chase, Eddie Murphy e Gilda Radner lavorano assieme per intrattenere milioni di americani, sintonizzati ogni sabato sera per ridere con loro.

Ma la storia di Gilda – come molte delle storie degli attori di quella compagnia – non è fatta solo di sketch e risate: il film, basato sulla sua autobiografia Ce n’è sempre una!, ricostruisce la sua vita, dalla perdita dell’amatissimo padre, quando era appena adolescente fino ai disturbi alimentari; dal dolore di non poter avere figli fino ad arrivare alla lotta contro il cancro, che la farà morire a soli 42 anni. Nella sua storia c’è posto per rabbia, dolore e frustrazione che non riescono però ad avere la meglio su quell’incredibile senso dell’umorismo e sulla sua dolcezza, che ne fanno un’artista sensibile e intelligente, capace di fare delle proprie debolezze un cavallo di battaglia e delle vulnerabilità un ponte per arrivare alle persone.

Preferiresti essere divertente o splendida?
Divertente. Assolutamente. Perché è troppo dura essere splendida. Potrei provarci a esserlo, ma poi finirei col trovare qualcosa di divertente da dire e finirebbe tutto.

Gilda nasce il 28 giugno 1946 a Detroit, nel Michigan: sua madre, Henrietta, è la segretaria di uno studio legale, mentre il padre è un uomo d’affari. La sua infanzia è segnata da due persone speciali: il padre, per cui nutre una vera e propria adorazione, e la tata Elizabeth Clementine Gillies detta “Dibby”: entrambi avranno il ruolo fondamentale di formare il suo senso dell’umorismo, arma di difesa principale contro i suoi compagni, che la prendono in giro per il fatto di essere cicciottella. “Essere divertente conquista sempre le persone” e le fa stare dalla tua parte; questo insegnamento di Dibby le tornerà utile in diverse occasioni. Scrive di aver avuto “ogni possibile disturbo alimentare dai nove anni in avanti”, ma senz’altro il fatto di aver imparato a riderci su e anticipare gli altri nel prendersi in giro, facendola diventare una bambina divertentissima grazie alla sua autoironia, la aiuta molto. Ma presto, Gilda impara anche a fare a meno delle persone che ama; a 12 anni, il padre muore per un cancro al cervello.

Si iscrive alla University of Michigan, a Ann Arbor, nel 1964, ma non finisce il ciclo di studi perché decide di seguire il fidanzato scultore, Jeffrey Rubinoff, a Toronto, dove fa il suo debutto ufficiale come attrice nel 1972, in una produzione del musical Gospell. Poco dopo, si unisce al gruppo di commedianti di The Second City e National Lampoon Radio Hour, dove incontra John Belushi, Chevy Chase e Bill Murray. Sarà con loro e altri tre attori che otterrà il grande successo come co-autrice e attrice degli sketch di un nuovo programma della NBC: il Saturday Night Live.

Si arriva così agli anni ’70, a quel gruppo di “sfigati della televisione, i ragazzi cattivi, i signori nessuno,” come definisce Gilda il primo cast dello show, i cosiddetti Not Ready For Prime Time Players, che conquisterà l’America a suon di risate e comicità. Gilda non solo è una brillante interprete, ma si occupa anche della scrittura di molti sketch. Come ricorda Barbara Walters, di cui fa una spassosa imitazione, Gilda è stata una delle prime – assieme ai colleghi inglesi Monty Python – a prendere in giro i giornalisti televisivi. In particolare della Walters, Gilda prendeva in giro la sua erre moscia, per cui ad ogni presentazione diventava “Baba Wawa” anziché Barbara Walters. In questo sketch, la vediamo nei panni della giornalista (cita la “Baba Wawa italiana” Oriana Fallaci) che intervista un John-Belushi/Kissinger irresistibile.

Tra i diversi personaggi che ha creato c’è l’esperta in consigli personali Rosannea Rosannadanna, le vecchina arrabbiata e dura di comprendonio Emily Litella, e le imitazioni di Patti Smith, e Lucilla Ball.

Gilda è senza dubbio dolce, fragile e sensibile, ma in scena è coraggiosa e sicura di sé; in questo sketch fenomenale, Candice Bergen, la famosa attrice invitata a fare un’apparizione, si sbaglia a pronunciare il nome del personaggio di Gilda, chiamandola invece col suo; la Bergen non riesce a trattenersi scoppia a ridere, faticando ad andare avanti, ma Gilda continua senza alcuna esitazione, trasformando l’errore in una occasione per strappare altre risate. Il bello della diretta e del talento di Gilda.

Vince un Emmy nel 1978 per le sue interpretazione al Saturday Night Live e il Rolling Stone la classificherà come la il nono membro del cast (sui 141 totali) più influente del programma. Ma non sono tutte rose e fiori: Gilda combatte la sua bulimia durante tutto il periodo dello show – come testimonieranno molti colleghi – e la relazione con Bill Murray finisce male – tanto che, nell’autobiografia verrà citato una sola volta, di sfuggita. Di tutto il cast, lei e altri due colleghi sono gli unici a non far uso di droga; rimarrà devastata dalla notizia della morte dell’amico fraterno John Belushi, nel 1982, per un mix letale di eroina e cocaina.

Dalla televisione torna al teatro con un one-man show a Broadway, dove incontra il primo marito, il musicista G.E. Smith, con cui si sposa nel 1980. Lo show ha un buon successo, ma il film che ne traggono, diretto da Mike Nichols col titolo Gilda Live è un flop. Ritornerà ad avere successo in teatro con lo spettacolo Lunch Hour, e al cinema col film diretto da Sidney Poitier Hanky Panky, dove incontra l’amore della sua vita, l’attore Gene Wilder. È amore a prima vista; Gilda dirà del loro primo incontro che è stata conquistata da Gene perché era “spiritoso, bello, atletico e profumava”.


Due anni dopo il loro primo incontro, nel 1984, si sposano in Francia. Da questo momento in poi, provano in tutti i modi ad avere un bambino, ma non ci riescono. Nel frattempo, Gilda comincia ad avere strani sintomi, mentre stanno girando il loro terzo film insieme: senso di fatica, gonfiore e stanchezza alle gambe. Capisce che qualcosa non va e comincia un’estenuante giro di dottori che la tranquillizzano, dicendole che era tutto a posto. Ma dopo un anno di continui malesseri si scopre che è malata di cancro alle ovaie. La sua lotta contro malattia assieme a Gene Wilder, che le rimane accanto per tutto il tempo, è narrata in un recente articolo dell’Independent  che ricostruisce gli ultimi anni della coppia – e di come Wilder abbia sostenuto, negli anni dopo la morte di Gilda, la battaglia contro il cancro alle ovaie.

Nella sua ultima apparizione in televisione, Gilda scherzerà sulla malattia e sul suo periodo di sofferenza. “Essere divertenti vince sempre” diceva la tata Dibby, e seguendo il suo esempio anche in questo caso, dà la possibilità – a se stessa e agli altri – di giocare e ridere anche in condizioni poco divertenti – qualunque esse siano – cambiando il modo di canalizzare le sue energie in questo periodo difficile. Invece che focalizzarsi sul problema e sulla sofferenza reagisce, e questo atteggiamento le permette di combattere al meglio la malattia – lo permette a lei e a tutti coloro che le stanno intorno, malati e non.

Morirà a Los Angeles il 20 maggio 1989. La sua storia, oltre quella di un esplosivo talento comico, è anche quella di un profondo amore – non solo quello tra Gilda e Gene, ma anche e soprattutto quello per la vita.

Source: freedamedia.it

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