Gianluca Cristoni: “Tutto nasce dalla costruzione del Parco della Biodiversità in Expo. Un’esperienza importante che vogliamo raccogliere e continuare, un’eredita che ci è stata lasciata da Expo e che non va dissipata. Proprio in questi giorni anche le istituzioni, dal sindaco di Milano alla Regione, ne stanno parlando: questi investimenti, tutte queste energie vanno capitalizzate, perché costituiscono il bilancio culturale, scientifico ed economico di Expo”.
In che modo farlo?
Gianluca Cristoni: “Coinvolgendo coloro che hanno contribuito alla costruzione non solo fisica, ma anche progettuale, culturale e scientifica di quel messaggio, declinando la biodiversità in un tour dalla Sicilia alle Alpi. Un percorso emozionale capace di avvalorare il fulcro del nostro progetto: il paesaggio italiano, partendo dal presupposto che il paesaggio non è naturale, ma è stato forgiato dalla mano dell’uomo, forgiato non per il turismo, che un tempo era una logica sconosciuta, ma per migliorare la produzione agroalimentare. Fatta questa premessa, noi abbiamo cercato di ottimizzare tutta una serie di elementi dell’ambito produttivo, cercando di capire chi ci poteva dare un contributo culturale, scientifico ed economico per sostenere il progetto”.
Con quali azioni concrete mantenere dunque in vita l’eredità di Expo e del Parco della Biodiversità?
Gianluca Cristoni: “Agendo in due direzioni: lavorando tutti i giorni per far sì che la parte materica del Parco prenda forma di nuovo e diventi luogo fisico dove poter raccontare gli aspetti scientifici, biologici, naturalistici e legati all’attualità che ruotano attorno al settore; e dall’altro lato, in attesa e a supporto del primo obiettivo, creando un network, un’attività di contenuti, di notizie, di socialità che racconti lo storico ma soprattutto i nuovi percorsi e i nuovi obiettivi”.
Chi sono i protagonisti di questo percorso?
Gianluca Cristoni: “Gli stakeholder culturali, ma soprattutto agli attori primari del percorso e dell’impresa agricola del territorio. D’altronde, come fa il territorio a stare in piedi? Grazie all’esistenza di una rete distributiva di servizio che è l’impresa agricola. Il concetto di rete è fondamentale, non si parla più d’investimenti sui singoli, bensì sulla rete, perché è la connessione, il lavoro di gruppo che fa la forza. Ecco cos’è Biodiversity.Bio: è la concretizzazione della volontà di avere un luogo fisico e virtuale dove i protagonisti di questa rete s’incontrino”.
intervista dalla redazione di The Network Spirit – www.biodiversity.bio
firma Giulia Foschi
Source: http://www.biodiversitywar.it
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