La specie più conosciuta, nonché la più pregiata, è la cosiddetta genziana maggiore (Gentiana Lutea), caratterizzata da un fusto che può superare il metro di altezza, radice carnosa, foglie verdi ovali e fiori dal caratteristico colore giallo che spuntano dopo i dieci anni di vita della pianta. Vive nelle zone alpine e appenniniche, in luoghi ben soleggiati posti a un’altitudine compresa tra i 1000 e i 2500 metri. Della pianta si utilizza esclusivamente la radice, che deve essere necessariamente essiccata, poiché, se venisse consumata fresca, risulterebbe velenosa, così come lo sono le foglie.
La genziana è una specie protetta, che non può essere raccolta liberamente. Si sconsiglia vivamente di contravvenire a tale prescrizione, perché oltre a commettere un reato penale, se inesperti si metterebbe a repentaglio la sopravvivenza stessa della specie, in quanto la radice andrebbe prelevata estirpandola solo parzialmente, in modo da consentire alla pianta di continuare a vivere. Inoltre, nell’aspetto la genziana risulta molto simile al veratro o all’elleboro, entrambe piante molto velenose. La radice essiccata di genziana può e deve essere comodamente acquistata in erboristeria.
Le sue virtù terapeutiche sono note sin dall’antichità, avendo trovato largo impiego nella cura della febbre fino all’invenzione del chinino. I Greci la utilizzavano principalmente come antipiretico e lassativo, mentre presso i Romani veniva impiegata nel trattamento dei disturbi intestinali e per le sue proprietà vermifughe.
Dal caratteristico gusto amaro, la radice di genziana espleta i suoi benefici principalmente nelle affezioni gastriche e del tratto digerente, ma ha anche poteri tonificanti e rafforzanti del sistema immunitario, oltre ad essere impiegata ad uso topico per la cura della pelle. L’amarogentina, infatti, cioè la sostanza che le conferisce il sapore amaro, unitamente agli altri principi attivi, è in grado di stimolare la produzione di succo gastrico e l’attività del tubo digerente.
Schematizzando, a livello dell’apparato gastrointestinale, la genziana:
Ma questa pianta ha virtù straordinarie anche sul sistema immunitario e sul benessere generale dell’organismo. In sintesi:
L’infuso preparato con le sue radici, infine, ha effetti benefici sull’epidermide, soprattutto sulle pelli grasse e piene di efelidi.
Schematizzando, la genziana:
Per sfruttare gli straordinari benefici della genziana, possiamo consumarla sotto forma di infuso, decotto, tintura madre o liquore.
Per preparare un infuso digestivo o da applicare sulla pelle, è sufficiente macerare circa 5 grammi du radice essiccata in mezzo litro di acqua bollente. Si lascia raffreddare, si filtra e si beve l’infuso dopo i pasti o si utilizza per la detersione del viso.
Se invece si lasciano macerare 40 grammi di radice secca di genziana e scorza d’arancio per 5 giorni in mezzo litro di alcool, si ottiene un tonico dal potere stimolante e rinvigorente. Dopo la macerazione, l’infuso viene filtrato. La bevanda ottenuta, bevuta poco prima dei pasti, aiuta a stimolare l’appetito, mentre se viene consumata nel corso della giornata è un ottimo rimedio per stimolare il sistema immunitario.
Il decotto di genziana può essere utilizzato per combattere l’astenia in quanto costituisce un valido aiuto contro la stanchezza fisica e mentale. Basta far bollire 2 grammi di radice secca in 250 ml di acqua per circa un minuto e quindi filtrare la bevanda. Si consiglia di assumerne una tazza al giorno. Il decotto ottenuto a partire dei fiori, invece, ha proprietà antidepressive. Occorre macerarli in acqua per circa 5 ore. Dopodiché, i fiori vanno bolliti in acqua e lasciati riposare per circa 10 minuti. Si filtra il decotto e si beve a piccoli sorsi nel corso dell’intera giornata.
In alternativa, sia come tonico dell’umore che per depurare l’organismo o favorire la funzionalità gastrica e stimolare la digestione, possiamo ricorrere alla tintura madre di genziana.
Si lasciano macerare 20 grammi di radice essiccata in 100 grammi di alcool a 60 gradi. Si filtra e si sciolgono alcune gocce di tintura madre in un po’ d’acqua. In questo caso la dose consigliata varia da 1 a 4 ml da assumere 3 volte al giorno.
Il liquore di genziana è un ottimo digestivo aromatico . Dal sapore particolarmente amaro, è il tipico liquore abruzzese.
Per prepararlo in casa, si può seguire la seguente ricetta.
Liquore di genziana, ingredienti:
Altre spezie (opzionali) : 10 chicchi di caffè oppure 1 cucchiaio di noce moscata a pezzetti e 1 pezzetto di zenzero
Preparazione del liquore di genziana
Utilizzare un contenitore di vetro scuro, con coperchio. Mettere a macerare la radice di genziana insieme alla scorza di limone e le spezie nell’alcool, avendo cura di scegliere un luogo buio, fresco e asciutto. Scuotere bene il liquido ogni giorno. Trascorsi 15 giorni, filtrare e aggiungere la parte solida dello zucchero precedentemente sciolto in acqua. Bollire per 20 minuti e filtrare nuovamente. Aggiungere la soluzione di acqua zuccherata e macerato all’infuso alcolico e mescolare. Versare in una bottiglia e lasciar riposare il liquore per un mese prima di berlo.
Il consumo di genziana è controindicato in caso di:
Al di là dei casi summenzionati, se assunta in dosi eccessive la genziana può comunque provocare vomito, nausea, ulcera, gastrite, reflusso gastrico ed esofagite.
Inoltre, ha la tendenza ad accentuare la gastrolesività di alcune medicine, per cui se ne sconsiglia il consumo in concomitanza del trattamento a base di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS).
La parola genziana deriva da Genzio, il re dell’Illiria, (regione attualmente corrispondente alla parte occidentale della penisola balcanica), che per primo ne scoprì le virtù terapeutiche. Sembra che questo sovrano, che regnò dal 180 al 167 a.C., utilizzò la radice di genziana macerata e poi bollita per curare una febbre molto alta.
Molto utilizzata dai Romani, la genziana è citata da Plinio il Vecchio (I secolo d. C.) nel suo libro di Storia naturale come ottimo antidoto contro il veleno dei serpenti.
Una leggenda medievale lega questa pianta al re Ladislao d’Ungheria (1077-1095). Questo sovrano fu un alfiere della cristianità e un fautore della moralizzazione dei costumi , al punto da meritarsi l’appellativo di ‘santo’. La leggenda narra che il suo regno venne colpito da un’epidemia di peste.
Per debellare il flagello, il re chiese aiuto al Signore, che gli apparve in sogno nelle vesti di un angelo. Il cherubino gli rivelò che sarebbe stata la sua freccia ad indicargli la soluzione per sconfiggere l’ epidemia. L’indomani il re avrebbe dovuto prendere il suo arco, posizionandosi davanti alla sua tenda e scagliare una freccia senza prendere la mira. Ladislao si attenne alle indicazioni dell’angelo, e lanciò una freccia che colpì proprio una pianta di genziana. Questa pianta si dimostrò efficace per sconfiggere la peste. Per questa ragione, in Europa centro orientale, la genziana è conosciuta ancora oggi come “erba di san Ladislao”.
Oltre che nell’omonimo liquore, la genziana è impiegata per aromatizzare altre bevande alcoliche, tra cui alcuni amari e aperitivi. É un ingrediente dell’amaro Sibilla, storico digestivo prodotto nell’appennino marchigiano, così come dell’Angostura, del Fernet Branca e dell’Aperol.
L’amarogentina, la principale sostanza responsabile del sapore amaro della genziana, è il composto naturale più amaro che sia mai stato isolato.
Angela Petrella
Source: greenme.it
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