Pannelli che potremmo definire “a imbuto” saranno così “perfetti”, promettono gli scienziati, da incanalare l’energia della cella limitando le dispersioni e quindi rendendo il guadagno di energia in uscita (elettrica) nettamente superiore ai sistemi tradizionali.
Non solo: il sistema a imbuto sarà utilizzato anche per convogliare l’energia nelle batterie di stoccaggio. In questo modo anche questa sarà decisamente superiore e si potrà intervenire con maggiore efficienza e sicurezza nei periodi di illuminazione inferiori, limitando l’intermittenza.
E in tutto questo ci si aspetta anche un notevole guadagno in termini di spazio: i pannelli saranno infatti non più grandi di un libro e potranno quindi essere trasportati più agevolmente di quanto avvenga oggi, nonché immagazzinati più facilmente a fine vita in attesa di strategie di recupero dei materiali.
“È come versare un liquido in un contenitore, poiché sappiamo che è molto più efficiente se usiamo un imbuto – spiega Adolfo De Sanctis, autore principale del lavoro – Tuttavia, tali canalizzazioni di carica non possono essere realizzate con semiconduttori convenzionali e solo la recente scoperta di materiali atomicamente sottili ha permesso questa scoperta”.
In altre parole l’”imbuto” avviene perché si “costringe” la carica a stare in uno spazio molto ristretto, ma questa alta densità può essere raggiunta solo con materiali particolari, dove gli “spazi vuoti” sono pochi e limitati.
I ricercatori hanno quindi usato il disolfuro di afnio, un semiconduttore costituito da un elemento centrale, l’afnio, noto per la sua distribuzione elettronica intorno al nucleo particolarmente “affollata”, e sono riusciti a sviluppare una tecnica per “incanalare” la carica elettrica su un chip, e in particolare su un’area specifica, dove l’efficienza di conversione dell’energia risultava maggiore.
Mentre le attuali celle solari sono in grado di convertire in energia elettrica circa il 20% dell’energia ricevuta dal Sole, la nuova tecnica ha il potenziale per convertire circa il 60%, ovvero tre volte tanto. E in uno spazio decisamente inferiore. Addio fossili?
Source: greenme.it