Quando ho iniziato ad avere delle relazioni sentimentali pensavo che l’idea che ognuno di noi si fa su cosa sia una storia d’amore, come nasca e come resti in piedi, fosse estremamente soggettiva. Crescendo, però, mi sono accorta che tra il mio modo di pensare alle relazioni e quello delle mie amiche e dei miei amici c’erano dei comuni denominatori. Fattori generazionali, insomma.
Anche nell’ambito scientificamente più difficile da definire, cioè quello dei sentimenti, entrano in gioco una molteplicità di aspetti, non solo interni, ma esterni e oggettivi: condizionamenti sociali, stereotipi tradizionali, in cui ogni tanto si inseriscono degli elementi di rottura, si intrecciano alle nostre esperienze personali.
L’idea tradizionale delle relazioni eterosessuali, ormai da un po’ di anni, sta subendo un lento e inesorabile cambiamento.
Certo, molti di noi pensano ancora che l’uomo debba fare la prima mossa, offrire al primo appuntamento: l’uomo predatore, l’uomo che conquista, quello romantico. Non c’è assolutamente nulla di male. C’è solo che, come dicevo, da un po’ di tempo, ormai, ci sono anche ragazze che vogliono fare la prima mossa, perché, in fondo, se una cosa ci piace cosa dobbiamo fare? Stare lì ad aspettare? E poi ci sono uomini che quando arriva il momento di pagare il conto alla fine del primo appuntamento, pensano “ecco, adesso cosa faccio? Perché io vorrei pagare, ma poi magari se pago sembra che voglia fare il maschilista che si prende cura della donna, ma se non pago magari faccio la figura dello stronzo”. Ci sono donne che hanno voglia e piacere di offrirlo loro il vino del primo appuntamento. Diciamolo di nuovo: non c’è niente di male, mai.
Ognuno è libero di fare quello che vuole, ma è interessante capire un po’ più da vicino da dove nascono questi cambiamenti, e dove ci stanno portando.
È chiaro che, se consideriamo l’idea tradizionale di romanticismo e corteggiamento, ciò che sta cambiando oggi è il ruolo della donna, che, per fortuna, procede in una direzione di conquista di una maggiore libertà personale, espressiva, sessuale, lavorativa, e un sacco di altre cose belle. Sappiamo che si tratta di un processo lungo, che però è già diventato in parte un dato di fatto. Nel linguaggio corrente questo cambiamento prende il nome di femminismo, e uno dei luoghi comuni più diffusi sul femminismo è che le donne che lo abbracciano odino gli uomini.
Ne deriva che uno dei pregiudizi più diffusi sulle relazioni sentimentali è che il femminismo le stia uccidendo, che tutta questa attività femminile faccia male al romanticismo. Quello che voglio fare oggi è sfatare questo pregiudizio, avvalendomi di una serie di studi scientifici che dimostrano esattamente il contrario, e soprattutto di un’interessante analisi che è stata svolta, su questo argomento, da Viren Swami, professore della Anglia Ruskin University, e pubblicata a dicembre scorso su Quartz, con il titolo Is Feminism runing romance?
Che si stia raggiungendo una certa parità di ruoli all’interno delle relazioni eterosessuali è un dato di fatto, che non nota solo il nostro senso comune, ma anche la scienza. Gli aspetti maggiormente annotati dagli studi, in questo senso, sono relativi ai cambiamenti dei comportamenti femminili.
Un’analisi svolta sul linguaggio che ragazze e ragazzi usano per parlare della loro prima volta, fa emergere, ad esempio, che mentre fino a qualche tempo fa le ragazze ne parlavano come se fosse qualcosa che subivano passivamente, e i ragazzi come se fosse una loro conquista attiva, oggi le cose sono cambiate parecchio.
Le donne prendono sempre più iniziativa e, anche da un punto di vista sessuale, decidono di avere ruoli più dominanti. Questo ha evidentemente anche a che fare con una presa in considerazione più seria della sessualità femminile e con un desiderio generale di ripulirla da tutti i tabù che le sono sempre gravitati intorno: un esempio di questa tendenza è il progetto OMGYes, sito in cui donne aiutano altre donne a scoprire vari modi per raggiungere l’orgasmo.
Si sa che la concezione tradizionale della relazione, in cui è prevalentemente l’uomo a decidere e a ricoprire un ruolo dominante, inibisce l’espressività femminile, causando rapporti di cui le donne non sono soddisfatte né a livello sentimentale né a livello sessuale.
Le donne che stanno con “uomini femministi” (sì, sì, esistono) sono più soddisfatte.
Inoltre uno studio dimostra che la figura tradizionale dell’uomo protettore, che si prende cura della sua donna, oltre a provocare forme perverse di possesso che, in alcuni casi, come ben sappiamo, rischiano di portare a esiti violenti, blocca la crescita personale femminile, inibendo la sua formazione e il suo potenziale desidero di ricoprire ruoli lavorativi di potere.
Se spostiamo il punto di vista e adottiamo quello maschile emerge subito che molti uomini si sentono minacciati da questo cambiamento e pensano che possa essere controproducente per loro. Sbagliano. Anche in questo caso gli studi dimostrano che gli uomini che stanno con “donne femministe” sono più soddisfatti sessualmente e hanno relazioni più stabili. Quando gli uomini partecipano alla vita della casa o sfruttano il loro tempo libero (vogliamo il permesso di paternità) per stare di più con i loro figli, i divorzi calano e la frequenza dei rapporti sessuali aumenta. Lo dicono i dati.
In conclusione, quindi, la maggior parte degli studi che esistono su questo tema dimostra che il femminismo fa bene a entrambe le componenti della coppia, e rende più sane, soddisfacenti e durature le relazioni.
Perché? Tanto per iniziare perché i ruoli tradizionali esercitano un’enorme pressione psicologica sia sull’uomo che sulla donna. Quando entrambi cercano di conformarsi in modo incondizionato a determinati stereotipi imposti dall’esterno, accade che spesso si sentano frustrati perché impossibilitati a essere ciò che davvero vorrebbero essere e perché tendono verso degli ideali (per fortuna) irrealizzabili. E poi, cosa ancora più importante, perché a una parità di ruoli corrisponde prima di tutto una maggiore apertura e comunicatività all’interno della coppia: in questo tipo di dialogo si risolvono più facilmente i conflitti, e ognuno sceglie cosa vuole essere e trova nell’altro un appoggio sano per la propria realizzazione, e non un ostacolo. Potrà anche sembrare retorico o scontato, ma non lo è.
Source: freedamedia.it