Fatelo, qualsiasi cosa abbiate in mente, abbiate il coraggio di farla e se vi criticano in qualche modo, non nascondetevi dietro le vostre debolezze ed insicurezze. Vivere pienamente è l’arte di chi fa orecchie da mercante alle parole vuote e cattive, di chi fugge dalla mediocrità e sceglie di ballare un ballo straordinario.
È curioso che, cercando una bibliografia relativa alle critiche, la maggior parte dei titoli si concentri sul fatto che bisogna trarre una lezione dalle stesse critiche. Come se gran parte dei rimproveri della vita quotidiana avesse un intento positivo e costruttivo, critiche che rendano recettivi in modo da comprendere l’errore, accettare il consiglio e crescere.
In realtà una percentuale significativa delle critiche che riceviamo nel corso della nostra vita non è utile né rivelatrice. Al contrario, fanno lo sgambetto all’idea che abbiamo di noi stessi e alla nostra autostima. Parliamo indubbiamente di una dimensione altamente distruttiva che ha un forte impatto nell’infanzia e nei rapporti di coppa.
Spesso si è soliti dire che le persone cercano soprattutto un’approvazione da parte dei propri simili ed è per questo che faticano ad accettare i rimproveri o le critiche. Non è del tutto vero. L’essere umano, più che di approvazione, ha bisogno di rispetto. Più che gli elogi, ricerchiamo il “vivi e lascia vivere”. Ecco perché molte critiche che riceviamo quotidianamente sono come lame affilate che vogliono eclissare le nostre attività, il nostro stile di vita, la nostra identità.
Quando la critica serve solo a fare del male
Ognuno di noi ha il proprio modo di fare le cose, le proprie manie, i propri dettagli ed il proprio stile inconfondibile. È possibile che gli altri non capiscano tutto questo, che lo trovino strano e che commettano l’imprudenza di censurarci e di criticarci solo per il fatto di essere come siamo, per come ci comportiamo. In questo caso, le critiche hanno scarsa utilità e più di un effetto collaterale.
I messaggi punitivi che non apportano nulla e che vogliono solo umiliare caratteristiche distintive di ognuno di noi o la nostra stessa identità fanno solo del male. Quel dolore a sua volta si associa al legame che abbiamo con la persona che ci ha criticato. Secondo la teoria dei “quattro cavalieri dell’Apocalisse” di John Gottman, tra le cause di rottura di un rapporto di coppia, la critica è una delle principali.
Di solito comincia in maniera sottile, appena percepibile. Poi, poco a poco, la critica persistente diventa una spirale a cui si aggiungono ingredienti come il risentimento, il disprezzo o il dispetto.
Le critiche sono sempre detonatori di infelicità se si basano sui seguenti principi:
- Quando sono rivolte alla personalità e non ad un determinato comportamento.
- Quando non suggeriscono un miglioramento, ma l’attacco stesso ha il fine di disprezzare, sminuire, umiliare o proiettare la rabbia di chi pronuncia l’offesa.
- Quando sottintendono che “c’è un solo modo di fare le cose” e quel modo viene imposto.
Gli esperti di rapporti di coppia rivelano che le persone che esercitano questo genere di atteggiamento basato sulla critica continua hanno ben chiaro che questi rimproveri non favoriscono il miglioramento. In realtà, criticano e aggrediscono attraverso le parole per proteggere il loro ego. È un labirinto di lenta distruzione da cui fuggire il prima possibile.
Non siamo perfetti, ma le nostre imperfezioni ci rendono autentici
Giunti a questo punto, conviene chiarire qualche aspetto importante. Se le persone significative ci impediscono di essere noi stessi attraverso la critica continua ed il disprezzo, quel legame con loro non serve, non è autentico, anzi, è dannoso.
Ci sono profili che valorizzano se stessi con questo tarlo mentale che serve loro da motivazione per ricordarci continuamente come sbagliamo nel fare le cose, quanto siamo brutti e la mancanza di iniziativa che ci caratterizza. In questo modo, si siedono comodamente nella tribuna del potere e dell’infallibilità.
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Source: lamenteemeravigliosa.it