L’agricoltura ha deciso di sbirciare dal buco della serratura della tecnologia e le motivazioni di questo inizio sono semplici.
I contadini americani, schiacciati dalle draconiane restrizioni sul copyright, hanno deciso di installare sui propri mezzi agricoli software provenienti dai lontani paesi dell’Europa dell’Est, in particolare Polonia e Ucraina, che permettono di diagnosticare e risolvere i problemi senza l’intervento dei loro produttori.
Tempi duri quindi per imprenditori del calibro di John Deere, fondatore della Deere & Company, una delle maggiori aziende al mondo produttrice di macchine agricole. A distanza di 180 anni dalla sua nascita, la società deve fare i conti con una nuova sfida: la pirateria informatica dei mezzi agricoli.
Il Digital Millennium Copyright Act (DMCA) vieta a proprietari di dispositivi e apparecchiature hardware di modificare i programmi in essi installati; rende dunque illegali la produzione e la diffusione di tecnologie, strumenti o servizi che possano essere usati per eludere le misure di accesso ai prodotti salvaguardati dal copyright.
Tutelati dal DMCA e sereni per gli accordi di licenza firmati dall’utente finale nei quali si sottolinea nero su bianco la non responsabilità per le perdite derivanti da errori del software, i produttori ora si vedono abbandonati.
Il fiorente commercio delle attrezzature agricole jailbreakate, quasi fossero cellulari di ultima generazione, sta decretando la fine dei controlli sui diritti d’autore.
In verità, tutto ciò dovrebbe essere illegale perché palesemente in contrasto con le disposizioni del DMCA. Ma nel 2015, il capo del Library of Congress ha approvato una deroga per i veicoli terrestri, compresi i trattori. Tale eccezione permette la modifica “dei programmi informatici in essi contenuti, consentendone la valutazione di un guasto, la riparazione e la modifica legale di un veicolo motorizzato.”
Le menti più intraprendenti si staranno chiedendo se sia consentito a questo punto anche il download di software crackato. Questa domanda rimarrà per il momento senza una vera risposta.
A cura di Valentina Lavore, Analista di Organizzazione HKAO Human Knowledge As Opportunity
Source: www.datamanager.it