La vita è un dono, su questo concordano sia i laici sia i religiosi. Ma quando essa diventa un incubo di sofferenza e disperazione le posizioni dei due ‘schieramenti’ si contrappongono. Da un lato, c’è chi invoca il diritto “sacrosanto di morire” – come ha scritto Dj Fabo nella sua lettera testamento – e chi, invece, vede l’eutanasia come “una sconfitta grave e dolorosa per tutta la società”. E questa è la posizione espressa dal Cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei in un’intervista rilasciata al Tg5. All’indomani della scelta che ha portato Gianni Trez, pensionato veneziano di 65 anni, a ricorrere al suicidio assistito nella stessa struttura svizzera di Dj Fabo, si riapre il dibattito.
“Solamente Dio – dice Bagnasco, rispondendo a una domanda su come si possa, da sacerdote, accompagnare un disabile grave che chiede di morire- può raggiungere il cuore di ciascuno di noi, nessun’altro così in profondità. E allora la prima forma di vicinanza è proprio quella della mia e della nostra preghiera“.
Emanuela Di Sanzo, la moglie del pensionato Trez che ieri è andato a morire in Svizzera, nella sua intervista al Corriere della Sera, racconta gli ultimi attimi accanto al marito: “Mentre moriva eravamo ai piedi del letto, io e mia figlia. Gli abbiamo stretto le mai e lo abbiamo visto sorridere, tranquillo. Se ne è andato così”.
La rabbia di Emauela Di Sanzo è palpabile: “Siamo dovuti venire fin qui perché siamo al terzo rinvio in Parlamento della legge sul fine vita“. Il suo pensiero va “ai malati terminali che non hanno né forza né possibilità economiche per permettersi di morire dolcemente. Sono arrabbiata con la politica che non rispetta chi soffre“.
Secondo Bagnasco, il punto cardine per una legge sul fine vita è la dignità dell’uomo. “Per qualunque normativa – ammonisce il cardinale – l’importante è partire dai principi giusti, sopratutto in concreto dalla visione giusta di chi è l’uomo nella sua grandissima dignità, responsabilità, ma soprattuto nel vivere la vita in completa relazione con gli altri”.
Per il presidente della Cei, “ognuno di noi riceve la vita, non se la dà e questo è evidente e pertanto ne siamo dei servitori, dei ministri. Responsabili, intelligenti, ma senza potere mai dominare la vita nostra e tanto più degli altri”.
Mai dominare la vita degli altri: anche Emanuela Di Sanzo sottolinea lo stesso aspetto, ma in una accezione diametralmente opposta. “Sono credenti, evidentemente. Credono che vivere a ogni costo porti in Paradiso. Se per loro è così a me sta bene. Quello che non mi sta bene è che il loro pensiero debba valere per tutti, anche per noi che non siamo credenti. E’ banale dirlo ma le situazioni… una cosa è viverle, un’altra è immaginarle” .
Per approfondire:
Source: agi.it/cronaca
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