Essere felici non è uno stato d’animo permanente, raggiungibile soltanto da pochi privilegiati senza nemmeno saperne spiegare il motivo. La felicità è una posizione ben cosciente nei confronti della vita, una scelta.
Già nel IV secolo avanti Cristo, il filosofo greco Aristotele definiva la felicità come “la conseguenza di un atteggiamento corretto, il risultato del saper approfittare al meglio delle nostre possibilità, delle nostre disposizioni, dei nostri talenti e delle opportunità che la vita ci offre”.
A volte abbiamo la sensazione che essere felici dipenda da fattori come la fortuna o i beni materiali. Ma non è così. Non dimentichiamoci che si può benissimo essere infelici pur avendo tutto, e felici pur avendo ben poco. Per questo motivo, a seguire parliamo di 7 cose che non sempre ci rendono felici.
Non illudiamoci; per avere almeno un minimo di felicità, il denaro è importante. Eppure, una volta superata questa soglia minima, le entrate economiche hanno molto poco a che vedere con la felicità percepita. Lavorare tanto per guadagnare molto non aumenta la felicità.
Forse siete convinti che felicità voglia dire disporre di mezzi economici sufficienti da permettervi di non lavorare, soprattutto se il lavoro che fate non vi piace. Ma nemmeno questa è una verità assoluta, dato che la persona che vince la lotteria, una volta passati i primi momenti di emozione, non si sente affatto più felice degli altri.
L’eccesso di tempo libero e la mancanza di responsabilità può accrescere uno stato d’animo negativo. È dunque importante trovare il giusto equilibrio tra le responsabilità e le attività gratificanti. Il vuoto interiore, la noia, la mancanza di entusiasmo e l’assenza della preziosa sensazione di sentirsi utili danno luogo ad una vita priva di soddisfazioni.
Il nostro stato d’animo può essere paragonabile ad una bilancia dove l’eccesso di responsabilità abbassa uno dei piatti, mentre le attività gratificanti abbassano l’altro. Per godere di uno stato d’animo sano, bisogna avere una bilancia equilibrata.
Anche quando la principale fonte di malessere è il lavoro, è più realista imparare metodi e abilità per superare le difficoltà, che fuggire dalle situazioni che generano il problema.
Non è dimostrato che il trionfo personale contribuisca a renderci più felici. Anzi, se arriva in modo improvviso, rischia di provocare nella persona una mancanza di controllo sulla propria esistenza ed una conseguente incapacità di assimilare le nuove esperienze, nonché le aspettative, proprie o estranee, che il successo comporta.
Soddisfare i canoni imposti dall’esterno non rende per forza più felici. Anche se, indubbiamente, il raggiungimento delle proprie aspirazioni e della propria piena realizzazione aiuta la felicità.
Cercate di godere del successo legato al crescere di pari passo con le proprie capacità e principi, anche se gli altri, secondo i loro canoni, potrebbero non considerarvi una persona di successo. Esistono molte differenze tra i due tipi di successo, e scoprirle vi aiuterà ad ottenere gli strumenti necessari affinché funzioni tutto, a livello personale e non solo.
Una persona felice passa meno tempo da sola, mantiene buone relazioni sociali con i suoi amici ed è apprezzata da questi ultimi. Ma cosa viene prima? L’uovo o la gallina?
In altri termini, le persone felici coltivano una miglior vita sociale in modo consapevole o risultano più interessanti a prescindere e proprio per questo hanno molti amici? Qualunque sia il caso, godere di una buona rete sociale è molto importante per la felicità.
Davanti ad una crisi, poter contare su una rete sociale solida fa da cuscinetto. È anche vero, però, che saper stare da soli è altrettanto indispensabile. L’attività sociale senza freni, che non lascia il tempo per poter stare con sé stessi, può diventare un serio ostacolo per il raggiungimento di una felicità autentica, oltre che un modo per evitare il confronto con sé stessi e la propria vita.
Aspirare ad una posizione sociale più alta è quasi naturale per l’essere umano, ma non è sinonimo di felicità, né contribuisce al suo raggiungimento. Gli impiegati ed i lavoratori del cosiddetto colletto bianco, non sono più felici degli operai, e questo è la prova di come la categoria sociale sia irrilevante nella ricerca della felicità.
Di fatto, in uno studio condotto su bambini ed adolescenti, quelli delle classi sociali più basse risultavano più felici rispetto a quelli delle classi alte che, al contrario, ammettevano di sentirsi infelici. Un risultato che cozza con quello che si è portati a credere.
Soffrire molte disgrazie non preclude la felicità. Le nostre più grandi allegrie sono spesso la conseguenza della non realizzazione dei nostri peggiori timori. In tempi di guerra i problemi di natura psicologica sono molti di meno.
Durante la guerra generalmente le patologie psichiatriche diminuiscono, così come i disturbi psicologici. Quello che si produce è un rapido adattamento che scaturisce dall’esigenza di sopravvivere, una situazione nella quale l’aspetto psicologico è un “lusso” che non trova spazio.
Le donne affrontano il doppio dei problemi emotivi degli uomini, ma al contempo provano emozioni positive di maggior intensità. Esistono, quindi, disturbi mentali che compaiono con più frequenza nelle donne piuttosto che negli uomini, e viceversa.
Anche il modo con il quale uomini e donne combattono le proprie tristezze è diverso. Le donne tendono a parlarne di più, affidandosi alla psicologia e sono più propense a chiedere l’aiuto di qualcuno.
I fattori esterni non influiscono più del 15% sulla felicità che possiamo raggiungere. Una delle regole più importanti per essere felici consiste nell’impegnarsi con sé stessi per il raggiungimento dei propri obiettivi, così come cercare un senso alla propria esistenza, entrambi aspetti che possono essere appresi.
Appare chiaro, quindi, che né il denaro né la posizione o lo stato sociale, tanto meno il successo o il riconoscimento degli altri ci renderanno più felici. Tutto quello che può aumentare la nostra felicità proviene da dentro di noi, da come interpretiamo la vita e gestiamo i nostri pensieri.
Source: lamenteemeravigliosa.it
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