Possiamo definire l’empatia come la capacità di mettersi nei panni di un’altra persona e di comprenderla fino in fondo, senza però lasciarci trasportare troppo delle sue emozioni del momento, per riuscire a sentire ciò che lei sente e nello stesso tempo a dare il giusto consiglio quando occorre, mantenendo lucida la nostra mente.
Per essere una persona empatica è necessario saper identificare e riconoscere le proprie emozioni per poi poterle individuare nelle altre persone. Per essere empatici verso gli altri bisogna dunque lavorare su se stessi prima di tutto perché se non ci conosciamo e se non sappiamo distinguere le nostre emozioni non riusciremo mai a comprendere nemmeno quelle degli altri.
Possiamo inoltre aggiungere che chi ascolta se stesso è in grado anche di ascoltare l’altro e di conseguenza di essere empatico, tollerante, coraggioso, comunicativo, benevolo nei confronti delle altre persone e in grado di aiutarle.
Secondo la psicologia, l’empatia è proprio la capacità di porsi in maniera immediata nello stato d’animo o nella situazione di un’altra persona, con nessuna o scarsa partecipazione emotiva.
Evitare la partecipazione emotiva serve a non lasciarsi trascinare troppo dalle emozioni degli altri. Ad esempio, se una persona è triste a causa di qualcosa di grave dobbiamo riuscire a comprendere e sentire la sua tristezza ma senza lasciarci trascinare dalla disperazione che può trasmetterci, altrimenti non riusciremo mai ad essere utili per confortarla e per farle ritrovare il sorriso anche solo per un attimo.
Differente è la definizione di empatia nella critica d’arte e nella pubblicità e ciò purtroppo può creare un po’ di confusione. In questo caso infatti l’empatia viene definita come la capacità di coinvolgere emotivamente il fruitore di un’opera d’arte o di uno spot pubblicitario con un messaggio in cui lo stesso è portato a immedesimarsi.
In maniera corretta possiamo parlare dell’empatia come della capacità di comprendere a pieno lo stato d’animo altrui, sia che si tratti di gioia, che di dolore. Empatia significa “sentire dentro”, ad esempio “mettersi nei panni dell’altro”, ed è una capacità che fa parte dell’esperienza umana e animale.
Il discorso sull’empatia è stato approfondito a lungo nell’ambito della psicologia, della sociologia e della psicoterapia, tanto che gli esperti sono arrivati a definire diverse tipologie di empatia, parlando ad esempio di empatia positiva e di empatia negativa rispetto alla capacità di condividere oppure no la gioia altrui.
L’empatia positiva si ha quando una persona è capace di partecipare pienamente alla gioia altrui, sa cioè gioire insieme all’altra persona perché è riuscita a cogliere la felicità che l’altra persona sta provando.
L’empatia negativa si ha quando una persona non riesce ad empatizzare rispetto alla gioia altrui, ad esempio a causa di esperienze negative vissute in passato che riemergono. Si tratta di una sorta di fuga dalla gioia degli altri.
Esistono altre tipologie di empatia che rientrano negli studi sull’empatia interculturale. Scopriamo quali sono.
L’empatia nasce nel bambino fin dai primi giorni di vita. Secondo le teorie di Hoffman i genitori dovrebbero imparare proprio dalla spontaneità del bambino ad essere delle persone empatiche e ad educarlo e accudirlo soprattutto attraverso la sensibilità e non con le punizione.
Tra genitori e figli l’apprendimento e la dimostrazione dell’empatia dovrebbero risultare vicendevoli. Da questo punto di vista è interessante ricordare che i genitori stessi possono aiutar e i bambini a riconoscere le emozioni e a essere più empatici durante la loro crescita.
Per migliorare i rapporti tra gli studenti e tra gli alunni e gli insegnanti forse dovremmo seguire anche noi l’esempio danese e introdurre l’empatia come materia scolastica. In questo modo ognuno sarebbe in grado di comprendere meglio gli altri e le loro emozioni. Lo stesso sistema scolastico e i metodi di insegnamento troverebbero basi ben diverse.
Non tutti gli insegnanti sono in grado di mostrare empatia verso i propri studenti e nello stesso tempo esistono diverse difficoltà di relazione tra i bambini e i ragazzi che frequentano la scuola, un insieme di aspetti che rischiano di sfociare nel bullismo.
Che ne dite dunque di insegnare l’empatia sia a scuola che in famiglia?
Perché può capitare di provare empatia verso gli altri, oppure no? E’ compito della psicologia approfondire questo argomento, ma possiamo comunque provare a fare delle ipotesi in proposito.
Abbiamo capito infatti che esistono persone altamente sensibili che provano empatia verso gli altri in modo spontaneo, ma esistono anche persone meno sensibili, a cui forse varrebbe la pena di insegnare l’empatia in modo che possano impararla e metterla in pratica.
La verità è che, come già accennato, non possiamo provare empatia verso gli altri e immedesimarci nelle loro emozioni e nei loro stati d’animo se prima di tutto non siamo in grado di riconoscere le emozioni a partire da ciò che noi stessi proviamo.
L’individuazione, il riconoscimento e la gestione delle emozioni sono alla base della crescita personale e della comunicazione con gli altri e con il mondo esterno. Quindi, in conclusione, se vogliamo essere più empatici e aperti verso gli altri impariamo innanzitutto a conoscere noi stessi.
Marta Albè
Fonte foto: Dailygood
Source: greenme.it
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