Che durante il percorso scolastico obbligatorio non ci si imbatta più spesso in Elsa Morante, diciamolo, è un po’ un delitto. Autrice tradotta e celebrata in tutto il mondo, prima donna a vincere il Premio Strega nel 1957, pochi scrittori come lei hanno saputo volare rasente alle correnti culturali della loro epoca senza mai aderirvi davvero, ma emergendo invece con un proprio stile identitario e inconfondibile.
Elsa Morante nasce il 18 agosto a Roma, nel quartiere Testaccio. La madre è una maestra elementare ebrea, Irma Poggibonsi, e il padre un istitutore di riformatorio, Augusto Morante. Nella sua infanzia c’è anche una terza figura: Francesco Lo Monaco, padre biologico suo e dei suoi tre fratelli.
Che il segreto dell’arte sia qui? Ricordare come l’opera si è vista in uno stato di sogno, ridirla come si è vista, cercare soprattutto di ricordare. Che forse tutto l’inventare è ricordare.
Elsa inizia a comporre filastrocche e poesie già da bambina, e il suo interesse per la scrittura cresce con lei, diventando centrale nella sua vita. Subito dopo il liceo si iscrive alla Facoltà di Lettere e va a vivere da sola, ma la famiglia non può mantenerle gli studi, così per diversi anni la sua sola fonte di guadagno sono le lezioni private di italiano e latino e le tesi di laurea, che redige per altri studenti. Col tempo riesce a mettere insieme un buon numero di collaborazioni con riviste come Il Corriere dei Piccoli, I diritti della scuola e Oggi (quest’ultimo usando uno pseudonimo maschile), ma nel frattempo fa letteralmente la fame, tanto che indossa solo gli abiti usati della moglie di un critico d’arte. Elsa però è brillante, ed è ovvio che ha talento. Per questo viene accolta nei circoli culturali romani, dove conosce Alberto Moravia, fresco del successo e delle critiche al suo romanzo d’esordio Gli Indifferenti. I due si sposano nel 1941, anno in cui esce il primo libro di Elsa, la raccolta di racconti Il gioco segreto.
Il matrimonio tra queste due personalità artistiche così forti non sarà una passeggiata, così come non lo è essere due scrittori ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale. Con Roma occupata e Moravia accusato di antifascismo, la coppia si trasferisce sulle montagne di Fondi, in Ciociaria. Qui Elsa finisce di scrivere Menzogna e Sortilegio, il conturbante e complesso romanzo d’esordio che, finita la guerra, le vale sia il successo commerciale che il plauso scrosciante della critica.
Tornati a Roma, la casa dei Morante-Moravia diventa il centro gravitazionale della vita culturale romana. Il secondo romanzo di Elsa – L’isola di Arturo – vince il Premio Strega e la consacra come una delle narratrici più importanti del suo tempo. In questi anni si dedica anche al cinema, spesso al fianco dell’amico Pier Paolo Pasolini. In una lettera del 1950, Italo Calvino le scrive:
Tu senti che il mondo è fatto a pezzi, che le cose da tener presente sono moltissime e incommensurabili tra loro, però con la tua lucida e affezionata ostinazione riesci a far tornare sempre i conti
Nel 1961 si separa, ma non divorzia, dal marito. Ha prima una relazione tormentata con il regista Luchino Visconti, poi con il pittore newyorkese Bill Morrow, che muore tragicamente precipitando da un grattacielo. Elsa sarà tormentata per anni da questo dolore, nonostante continui a tenersi impegnata, scrivendo e viaggiando.
Nel 1974 esce La storia, ambientato a Roma durante la Seconda Guerra Mondiale. Il romanzo, che per suo volere esce direttamente in edizione economica, è un enorme successo internazionale (a oggi è tradotto in più di 20 lingue), nonostante le critiche dei gruppi politici che lo definiscono “populista”.
Nel 1980, durante la stesura del suo ultimo romanzo, Elsa si frattura il femore ed è costretta per mesi a letto. Nel 1982, poco dopo l’uscita di Aracoeli, scopre di essere malata e tenta il suicidio col gas, ma viene salvata da una domestica. Muore d’infarto nel 1985.
Non vado a scuola da un po’, quindi non so se i nostri programmi e le nostre antologie abbiano finalmente iniziato a includere più menzioni alla sua opera, che è ben più prolifica e varia di quanto io non abbia potuto riassumere qui. Che lo facciano o no, voi non dimenticate mai che abbiamo avuto una delle scrittrici più importanti del Novecento, e che i suoi capolavori immortali sono là fuori per essere letti.
Source: freedamedia.it