Si tratta di due elmi corinzi, un’ampolla “massaliota”, un’anfora arcaica e 47 lingotti di oricalco, un metallo costituito da una lega di rame e zinco. Le operazioni sono state condotte dai sommozzatori del reparto operativo aeronavale della Guardia di finanza di Palermo, con l’assistenza della sovrintendenza al mare e il coordinamento della procura della Repubblica. Nel corso di una conferenza stampa, il procuratore, Fernando Asaro, ha detto che “si restituiscono alla citta’ di Gela parte delle enormi ricchezze custodite nel suo mare. Dobbiamo impedire il saccheggio di questi beni, ma facciamo prevenzione e repressione, non possiamo assumere funzioni di supplenza”. Adriana Fresina e Nicolo’ Bruno della sovrintendenza al mare hanno definito il mare di Gela “una miniera archeologica di storia e di cultura” e hanno auspicato il finanziamento dei progetti per nuove campagne di ricerca e di recupero rimasti nel cassetto per mancanza di risorse”. A segnalare i reperti il sub Francesco Cassarino, mentre il Club Unesco ha garantito il supporto economico alla musealizzazione del materiale recuperato.
Source: corrierequotidiano.it – cultura