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Eleanor Roosevelt: la forza e il coraggio di cambiare il mondo per davvero

Pare che sua madre fosse imbarazzata dal suo aspetto anonimo, eppure alla sua morte, nel 1962, il New York Times la definì “l’oggetto di un rispetto universale”. Parliamo di Eleanor Roosevelt, la First Lady più amata, stimata e ammirata della storia degli Stati Uniti, la cui tempra e umanità hanno ridefinito il ruolo della donna nell’immaginario collettivo.

Anna Eleanor Roosevelt nasce nel 1884 a Manhattan, nel centro di New York, da due famiglie celebri e agiate. Da parte di padre i Roosevelt, quelli del Presidente Theodore Roosevelt, e da parte di madre i campioni mondiali di tennis Valentine Gill Hall III e Edward Ludlow Hall. Nella sua vita, però, deve fare i conti con la tragedia molto presto: quando ha 8 anni i suoi genitori muoiono entrambi nel giro di pochissimo, affidandole il fratello minore Hall. La madre di Eleanor la chiamava “nonnetta” per il suo carattere serio, e di fatto lei vivrà ben poco la sua giovinezza, divisa tra lo studio e il fare da genitore ad Hall. Inoltre Eleanor è fortemente insicura a causa del suo aspetto, si definisce un “brutto anatroccolo” e le persone attorno a lei, specie la nonna, non mancano di farglielo notare. L’anatroccolo però esce dal guscio quando viene inviata in Inghilterra alla Allenswood Academy, una prestigiosa finishing school, vale a dire un luogo dove la fanciulle dell’alta società apprendono rituali, etichetta, imparano l’arte della conversazione e studiano il giusto per non fare brutta figura. In questo contesto perfettamente inserito nel suo tempo, Eleanor conosce la preside Marie Souvestre, una donna (probabilmente) lesbica di vedute moderne, che educa le studentesse al libero pensiero. La sua influenza cambia Eleanor per sempre, le fa acquisire la sicurezza che le mancava, ma il ritorno a casa non è comunque facile. Nessuno in famiglia condivide le sue ampie vedute, e durante il party dato in occasione del suo ingresso in società si sente sola e miserabile, anche perché non ha più amiche a New York.

Nel 1902, Eleanor si innamora di Franklin Delano Roosevelt, un cugino di quinto grado del padre, e i due intrattengono una lunga relazione epistolare segreta che si conclude con il loro fidanzamento. La madre di Franklin, Sara Ann Delano, si oppone e fa il possibile per separarli, ma la coppia resiste e si sposa nel 1904.

Il rapporto tra Eleanor e Sara rimane difficile, ma diventa particolarmente aspro con la nascita dei figli (ben 6), ai quali Sara si attacca voracemente, con l’intenzione di metterli contro la madre. Eleanor, dal canto suo, è consapevole dei suoi doveri e per questo ha le sue gravidanze in tempi serratissimi (i primi 4 figli arrivano in 5 anni), ma confesserà in alcune pagine private di non amare fare sesso col marito e di non sentirsi adatta a fare la madre. “Non mi viene naturale né capire i bambini piccoli né trovarli piacevoli”, dirà.

Quando Franklin inizia a preparare la campagna elettorale per diventare Presidente, Eleanor lascia le sue numerose attività lavorative (insegnava letteratura) e sociali. Quello della First Lady è un ruolo puramente istituzionale, privo di responsabilità politiche, e che lei si occupi invece in prima persona di fatti che la interessano è considerato controproducente e dannoso all’immagine del marito. Questo la deprime molto, e non aiuta il fatto che, in questo stesso periodo, si imbatta per caso nelle prove dell’infedeltà del marito.

A quei tempi, per una donna, era contemplata una sola reazione davanti a una scoperta del genere: cadere in pezzi. Eleanor però non cade, anzi, reagisce gettandosi di nuovo a capofitto nella vita pubblica. La coppia mantiene il sodalizio politico restando sposata.

Nel 1921 Franklin si ammala di polio e perde l’uso delle gambe. Sara vorrebbe che lui si ritirasse a vita privata, ma Eleanor gli resta accanto durante la malattia e lo sprona a continuare la campagna elettorale.

A questo punto, senza averlo previsto, Eleanor scivola sotto i riflettori. Accompagna ovunque il marito e, date le sue condizioni di salute, spesso presenzia agli eventi per lui o tiene discorsi in sua vece. Gli Stati Uniti iniziano a innamorarsi di questa donna carismatica e intelligente, che considerano un esempio di lealtà e integrità. La famiglia di Franklin, invece, comincia a disprezzarla. Una zia scriverà:

Detesto il modo in cui Eleanor si permette di apparire. Non è mai stata bella, ma ha sempre avuto un certo fascino su di me. Tristemente, da quando la politica è diventato il suo unico interesse, quel fascino è scomparso!

Nel 1933, quando Franklin Roosevelt diventa Presidente, è chiaro a tutti quanto la presenza di Eleanor al suo fianco ne abbia determinato la vittoria. Accettando che sarebbe sprecata a intrattenere gli ospiti e sorridere nelle fotografie, diventa la prima First Lady attiva in politica, la cui sola presenza basta a muovere i consensi. Per farvi un’idea pensate al 1933, e al momento in cui un gruppo di veterani della Prima Guerra Mondiale sta marciando su Washington. L’anno precedente, nelle stesse circostanze, il Presidente Hoover ha ordinato di disperderli facendo caricare la cavalleria e addirittura bombardandoli, peggiorando la loro rabbia. Questa volta Eleanor va da loro, canta con loro, ascolta le loro storie, e i disordini si placano. La dichiarazione di un manifestante è diventata famosa:

Hoover ci ha mandato l’esercito. Roosevelt sua moglie.

La fama di Eleanor non è dovuta solo al carisma, ma soprattutto a un instancabile impegno sociale. A lei interessano le persone comuni, in particolare le donne e gli afro-americani, e sui temi dei diritti arriverà a scontrarsi addirittura col marito, dichiarando pubblicamente il suo disaccordo su alcune sue scelte politiche. Pur col garbo e il controllo che il suo ruolo pretendeva, non ha mai mancato di dire ciò che pensava:

Le grandi menti discutono le idee, le menti mediocri discutono i fatti, le menti piccole discutono le persone.

Da qui in poi, riassumere le gesta e i traguardi di Eleanor Roosevelt in poche righe è quasi impossibile. Devo sceglierne solo alcuni, e anche così è difficile districarsi tra cariche politiche ufficiali e piccoli gesti che hanno fatto la differenza. Proviamo con una carrellata, per quanto ridotta:

Eleanor è la prima persona a invitare afro-americani alla Casa Bianca. Quando l’associazione delle Figlie della Rivoluzione Americana, di cui lei fa parte, impedisce alla cantante nera Marian Anderson di esibirsi alla Constitution Hall, lei da le dimissioni e le organizza personalmente un concerto davanti al Lincoln Memorial. In occasione della visita dei Reali d’Inghilterra le chiederà di esibirsi per loro alla Casa Bianca. Fa abolire il lavoro minorile e rende il linciaggio un reato federale. La sua vicinanza alla causa afro-americana le fa perdere il favore degli Stati del Sud, ma sposta in blocco il consenso dell’elettorato nero, tradizionalmente repubblicano. Si impegna affinché le donne lavoratrici vengano pagate di più; durante la Seconda Guerra Mondiale insiste affinché sia loro concesso di contribuire alla causa lavorando nelle fabbriche, ma insiste anche perché vengano loro assegnati maggiori lavori d’ufficio. Perché le redazioni dei giornali siano costrette ad assumere donne, apre le sue conferenze stampa solo a giornaliste donne. Supporta il voto alle donne e critica aspramente l’Equal Rights Amendment, in quanto ritiene che la vera equità non si raggiunga sostenendo che le donne siano identiche agli uomini, ma riconoscendone le differenze e soddisfandone i bisogni, così da concedere loro le stesse opportunità. Durante la Guerra cerca anche di partire per il fronte con la Croce Rossa, ma non le viene permesso per ragioni logistiche. È grazie a lei che gli Stati Uniti entrano nelle Nazioni Unite ed è lei a supervisionare la stesura e la firma della Dichiarazione dei Diritti Umani. È la prima Fist Lady a tenere regolermente una rubrica su un quotidiano e a presentare una trasmissione radiofonica. All’inizio del mandato del marito, afferma che riuscirà a eguagliare il suo salario. Ci riesce, e dà quasi tutto in beneficienza.

Almeno due volte Eleanor rischia di essere ancora travolta dallo scandalo. La prima quando emerge una sua probabile (oggi accertata) relazione romantica con una donna, la reporter Lorena Hickok. A usare questa relazione contro di lei è il capo dell’FBI J. Edgar Hoover, segretamente gay. La seconda volta, è la sua relazione con la guardia del corpo Earl Miller, a far chiacchierare. Tuttavia, niente riesce a travolgerla, anche perché può contare sul sodalizio con il marito. “I Roosevelt”, dicono gli amici, “si vogliono profondamente bene, tengono alla felicità dell’altro e riconoscono di non poterne essere gli artefici”.

Anche dopo la morte di Franklin, Eleanor continua a essere una figura pubblica di spicco, gestisce associazioni umanitarie attive in tutto il mondo e copre importanti cariche politiche. Oltre a rappresentare l’America al tavolo delle Nazioni Unite, fa parte del comitato di vigilanza dei corpi di pace e il Presidente Kennedy la mette a capo della nuova Presidential Commission on the Status of Women.

Eleanor Roosevelt muore nel 1962 e il Presidente ordina che tutte le bandiere del Paese sventolino a mezz’asta. Al funerale partecipano migliaia di persone, compresi tre Presidenti. A oggi è l’unica First Lady alla quale sia stata tributata una statua, e un’altra sua piccola statua di bronzo è stata apposta accanto allo stemma degli Stati Uniti al Franklin Roosevelt Memorial. Dopo di lei niente è più stato lo stesso, soprattutto per noi donne, e non solo perché il suo amore per il rosa l’ha reso “il nostro colore”. Eleanor Roosevelt ha lottato al nostro fianco per i nostri diritti, ma soprattutto ci ha regalato un nuovo modello di riferimento: non più una moglie bella e silenziosa, buona solo a salutare e stare in posa nelle foto, ma una donna coraggiosa, determinata, col cuore e la mente al futuro e all’interesse degli altri. Il modo migliore per ricordarla sono le parole dell’Ambasciatore delle Nazioni Unite Adlai Stevenson, che la descrisse così:

Quale altro singolo essere umano ha toccato e trasformato l’esistenza di così tante persone? Avrebbe preferito accendere una candela che maledire l’oscurità, e il suo bagliore ha riscaldato il mondo.

Source: freedamedia.it

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