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Ecco “l’exit strategy sulla Tav”

La soluzione per uscire dall’impasse, alla fine, potrebbe essere la Mini Tav: un tracciato rivisto, lavori (in parte) meno invasivi, investimenti ridotti. Una soluzione che potrebbe consentire al Movimento 5 Stelle di salvare almeno la faccia, intestandosi il merito di aver “ridiscusso il progetto” come previsto dal contratto di governo, e alla Lega di mettere a segno un altro colpaccio, evitando di rinunciare a un’opera sulla quale si è spesa molto.

Gli scontenti, in questo caso, rimarrebbero soltanto due: i No Tav, secondo cui “l’opera non va fatta e basta”, e il Piemonte che si vedrebbe messo all’angolo. Il progetto, infatti, prevederebbe di abolire il tunnel tra Avigliana e Orbassano e, qui, di escludere dal tracciare lo scalo merci, l’incrocio dove ferro e gomma si scambiano le merci. Un interporto oggi agonizzante ma che in futuro sarebbe dovuto diventare il fulcro del traffico piemontese.

I bandi da sbloccare e la nuova analisi costi-benefici (più conveniente)

Il governo, scrive Repubblica, è al lavoro per definire “l’exit strategy sulla Tav”: il primo passo sarà dare il via libera a Telt, il consorzio italo-francese incaricato della costruzione della sezione transfrontaliera della linea ferroviaria, per la pubblicazione dei bandi di gara. Il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli preferisce chiamarle “ricognizioni tra le imprese” ma la questione non cambia: bisogna procedere in fretta, perché la pubblicazione “tempestiva” di questi documenti è condizione indispensabile “per la conferma dell’intera contribuzione di 813 milioni di euro”. In caso contrario “verrà applicata una riduzione di 300 milioni” che andrebbero persi. La data da cerchiare sul calendario è l’11 marzo, quando il cda di Telt si riunirà e dovrà aver deciso come procedere.

Intanto spunta una nuova analisi costi-benefici: un dossier ridotto, richiesto dal ministero, che prenda in considerazione soltanto i conti italiani. “Il risultato – fa sapere il Mit – è comunque molto negativo, circa -2,5 miliardi”.

Verso una Milano-Lione?

Per cercare di far quadrare i conti, ecco allora spuntare l’ipotesi una Mini Tav. Repubblica ne svela l’ipotetico tracciato: il tunnel di base non si tocca, quindi nessuna modifica agli scavi nella sezione transfrontaliera. L’unica variazione riguarderebbe il tracciato italiano, in particolare la Variante Orbassano-Avigliana: il progetto Tav prevede di passare dallo scalo merci di Orbassano, di scavare un tunnel che porti fino ad Avigliana e di innestarsi poi sulla linea storica della Valsusa, fino al confine.

Questo accordo, sottolineava un paio di settimane fa il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, era già il risultato di un piano di contenimento dei costi: invece di 4 miliardi, la Variante ne avrebbe richiesti 1,7. Il progetto della Mini Tav, rilanciata dalla Lega, propone invece di eliminare la tratta tra Avigliana e Orbassano e di tirar dritto verso Torino, sfruttando la linea già esiste.

L’ipotesi, però, ai Sì Tav piemontesi non piace proprio: temono che significherebbe trasformare la Torino-Lione nella Milano-Lione. Chiamparino, su questo punto, è stato chiaro: “Non raccontiamoci palle – la sua protesta in Consiglio Regionale di tre giorni fa – Se Mini Tav vuol dire non far fare la stazione di Susa da qualche archistar (il progetto è del giapponese Kengo Kuma, ndr) sono d’accordo. Va benissimo una stazione progettata da un ingegnere delle ferrovie. Se invece si pensa di non fare lo scalo di Orbassano, significa che non si fa la Tav. Tagliare fuori Orbassano vuol dire fare la Milano-Lione senza passare da Torino”. Perché quello scalo, dove in verità oggi passano una decina di treni appena, dovrebbe diventare lo snodo piemontese del traffico merci. “Con l’infrastruttura attuale sono pochissime le aziende che scelgono di trasportare le merci su ferro verso la Francia”, spiegava al Corriere Enzo Pompilio, l’ad dell’interporto ferroviario di Orbassano. Con la Tav, almeno in teoria, le cose potrebbero cambiare.

Torino e Piemonte tra referendum e No Tav

Il progetto leghista della Tav ridotta consentirebbe di risparmiare quasi un miliardo e mezzo: ma se davvero finisse così, per il Piemonte sarebbe una beffa sotto ogni punto di vista. I No Tav valsusini si vedrebbero scavare in casa il contestatissimo – ma confermato – tunnel di base di Chiomonte; industriali e Madamin perderebbero la battaglia per il rilancio di Torino; scomoda anche la posizione degli esponenti locali del Movimento 5 Stelle, da Chiara Appendino in poi, che si sono sempre schierati sul no all’Alta Velocità. Con lo spettro del referendum consultivo regionale che Chiamparino medita di convocare per il 26 maggio, proprio in concomitanza con le elezioni europee.

Source: www.agi.it

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